laR+ I dibattiti

La speculazione contro i cittadini

(Ti-Press)

Negli scorsi giorni, è stato dato ampio risalto al fatto che nel 2025 le tariffe elettriche diminuiranno rispetto al 2024. Ancora una volta è mancata un’analisi più approfondita e oggettiva della situazione. Eppure gli spunti non mancano. A cominciare dalla necessità di relativizzare queste diminuzioni. Infatti solo 5 aziende sulle 11 presenti sul territorio hanno diminuito le tariffe. E questa diminuzione, a parte il caso delle Ail Sa, non supera il 2,6% per le economie domestiche (H4). Invece, le aziende private che consumano più di 1,5 milioni di kWh/anno hanno ottenuto ribassi ben più consistenti. E allora, come si può salutare con entusiasmo questa leggera diminuzione quando, dal 2009 al 2024, la media degli aumenti del prezzo standard per le famiglie (H4) di tutte le aziende di distribuzione è stata del 55,6%?

A mancare è stato però soprattutto il dibattito politico, che sarebbe dovuto nascere analizzando il rapporto fra l’aumento vertiginoso dei prezzi del 2023 (e del 2024) e i risultati economici realizzati nello stesso periodo dalle due principali aziende di distribuzione ticinesi, Ail Sa e Ses Sa, le quali, insieme totalizzavano nel 2023 ben 206’551 clienti, pari a circa il 70% di tutti i consumatori di energia elettrica in Ticino.

Sempre in riferimento al prezzo standard per le famiglie, le Ail Sa hanno imposto un aumento del 32% nel 2023 rispetto al 2022 e dell’11,6% nel 2024 rispetto al 2023. La Ses Sa ha applicato un aumento del 18,8%, a cui è seguito nel 2024 un aumento del 19,5%. Queste aziende si sono dette vittime della speculazione internazionale sul mercato dell’energia elettrica, quasi si fossero limitate ad adattare passivamente i nuovi prezzi di costo ai loro prezzi di vendita. La realtà è ben diversa, basta leggere con sufficiente attenzione i rapporti di attività 2023 delle due società. Le Ail Sa riportano per il 2023 un utile annuale di 15,6 milioni di franchi, un’esplosione del 159% rispetto ai 6,1 milioni del 2022. Gli attivi sono passati da 298 milioni di franchi nel 2022 a 318,5 milioni nel 2023 (+ 6,9%). Lo stesso vale per i dividendi: 9,2 milioni quelli versati nel 2022, saliti a 11 milioni nel 2023 (+19,5%). La Ses Sa sembra la sorella gemella. L’utile d’esercizio è balzato da 10,7 milioni di franchi del 2022 ai 13,6 milioni del 2023 (+27,5%). Il tesoro del gruppo è passato da 288 a 306 milioni di franchi (+ 6,25%). Nel 2023 la Ses ha versato un dividendo ordinario di 1,95 franchi per azione e un dividendo supplementare straordinario di 1,05 franchi (totale: 3,3 milioni di franchi).

Risultati finanziari eccellenti. Malgrado questo, le autorità politiche dominanti (che controllano queste aziende) sono rimaste sorde alle richieste popolari di un freno agli aumenti delle tariffe elettriche (l’Mps, ad esempio, ha presentato sia a Lugano che a Bellinzona richieste di rinuncia agli aumenti tariffali e per l’introduzione di una moratoria). Una rinuncia agli aumenti che la legge permetterebbe di attuare. E oggi nessuna reazione da parte di quasi tutti i partiti politici davanti a questa vera e propria depredazione nei confronti di cittadine e cittadini.

E allora, è necessario ribadire con forza che le tariffe del 2025 devono essere riportate a quelle del 2022! Si tratta semplicemente di restituire agli utenti/cittadini un iniquo guadagno di natura totalmente speculativa. E questo in attesa di ripensare politicamente tutta la filiera dell’energia elettrica, nell’ottica di una sua socializzazione per soddisfare dei bisogni di base collettivi, anche tenuto conto delle esigenze imposte dalla transizione climatica ineluttabile.

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