Talvolta la nostra meravigliosa democrazia diretta ci offre, ammettiamolo, temi decisamente marginali, ma talvolta, ed è il caso per il prossimo 9 giugno, anche complice per i temi cantonali di quel decisamente discutibile strumento del referendum finanziario, ci pongono di fronte a tematiche che hanno a che fare con un futuro possibile.
Un futuro potenzialmente rilanciato dall’accoglimento di una miniriforma fiscale, perché è di questo che si tratta, che, se accolta, ci parlerebbe di coraggio di invertire quell’inesorabile corsa all’impoverimento del nostro tessuto economico. Un no da scongiurare perché andrebbe ben oltre la portata delle misure previste traducendosi in sconfitta definitiva per un cantone che si trova da anni in un evidente affanno nell’impietoso confronto intercantonale. Una logica, quella della concorrenza fiscale tra cantoni, che non piace a nessuno e di cui faremmo volentieri a meno, ma che purtroppo non può essere più ignorata.
Un futuro per la coesione sociale tra i cittadini di questo cantone che eviti di alimentare il pericoloso scontro tra impiegati pubblici con la popolazione tutta, in riferimento alla doverosa mano tesa al risanamento della cassa pensioni cantonale. Tensioni pericolose che è nostro dovere responsabilmente non alimentare con la disarmante banalizzazione che sembra permeare il dibattito.
Ed un futuro tracciato anche dal coraggio e dall’obbligo morale di dare coerente e degna sede alla nostra giustizia, la giustizia di tutti, riconoscendone di fatto valore e centralità per il corretto funzionamento dello Stato. Una decisione che è anche un importante investimento economico che non si esaurirà ricordiamolo, prima del 2035, ma che vede nell’acquisto dello stabile Efg il primo indispensabile tassello. Senza poi dimenticare come un sì, ad operazione conclusa, si tradurrà in evidenti economie generali di spesa in grado di ridurre al minimo, finalmente, le attuali o comunque previste esposizioni da affitti verso terzi. Di fatto un sì, per respingere opposizioni più gratuite che concrete, più fantasiose che sostenibili.
Insomma, un appuntamento alle urne caratterizzato da tre temi cantonali che, se respinti sull’onda di quei no di pancia che tanto possono maldestramente affascinare, rischia di arrecare un duro freno alla progettualità presente e futura di questo angolo di Svizzera. Il mio auspicio è che non si decida di scherzare con il fuoco, perché la posta in palio, per un cantone in cui i giovani se ne vanno e le persone vicine alla pensione progettano di andarsene, è altissima.
Certo, se siamo a questo punto, è perché le responsabilità sono ben ripartite. Per una parte di politica che certo non ha brillato di coerenza e coesione nel tempo (dormito?), per un Paese tutto che da sempre preferisce fronti di scontro a convergenze di valore, ed anche per noi cittadini tutti, che da tanto siamo sul pericoloso cammino di elevare la furbizia, la scaltrezza opportunistica, al ruolo d’intelligenza, indebolendo, quindi, quei valori e quell’equilibrato senso civico che dovrebbero caratterizzare l’unica vera via d’uscita alle difficoltà del moderno. Chi vi scrive, da inguaribile ottimista, continua a credere che i cittadini di questo cantone siano più saggi di una buona parte di questa politica. Quindi forza dimostriamolo, per tre sì che si traducano in un chiaro segnale di volontà e di coraggio nel voler tornare a credere in questo cantone.