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Sì al palazzo di giustizia per valorizzare il nostro patrimonio

(ti-press)

Con il boom edilizio degli anni Sessanta, a Lugano sono sparite masserie, ville eleganti, giardini con alberi maestosi ed edifici pregevoli, come ad esempio il castello di Trevano, sostituiti da nuove costruzioni. La tendenza a demolire è continuata nel tempo ma ora si corre ai ripari, mettendo sotto protezione gli edifici più meritevoli quale patrimonio culturale. Si discute di preservare non solo quelli antichi ma anche quelli recenti, opera di architetti locali riconosciuti a livello internazionale.

Negli ultimi anni è sorta anche l’esigenza di salvaguardare l’ambiente. Essere ecologici significa conservare gli spazi verdi e limitare i quantitativi di rifiuti edili attraverso il risanamento degli edifici esistenti, evitando quando è possibile demolizioni totali. L’ente pubblico deve dare l’esempio e il Cantone fa la sua parte con l’oggetto in votazione il prossimo 9 giugno “Nuovo Palazzo di giustizia”. La proposta, frutto di questa strategia, giunge dopo l’esame di molti scenari che ho avuto modo di conoscere quale municipale a Lugano. Non si tratta quindi di un piano senza alternative, ma della migliore soluzione disponibile rispetto ad altre, ritenute meno convenienti logisticamente ed economicamente. L’attuale palazzo di giustizia è ormai in condizioni di quasi inabitabilità. Occorre dare alla Giustizia degli spazi dignitosi in tempi accettabili ed è virtuoso farlo utilizzando due palazzi di indubbio valore architettonico, situati a poca distanza uno dall’altro.

Il primo è la sede della banca EFG in via Franscini dell’arch. Mario Botta che verrà acquistato dal Cantone. Si tratta di un terreno di 9’000 mq e un edificio con 25’000 mq di spazi, fruibili in poco tempo, con un centinaio di posteggi. Il prezzo di 76 milioni è proporzionato. A titolo di paragone la città di Lugano sta concretizzando la Città della musica, con l’acquisto per 21 milioni dello stabile radio RSI a Besso, il quale ha un volume quattro volte più piccolo dello stabile EFG.

Il secondo è l’attuale sede in via Pretorio, che necessita urgentemente di 80 milioni per il risanamento. Realizzato dall’arch. Bruno Bossi è caratterizzato dal particolare uso del calcestruzzo a vista tipico degli anni 60. Se l’oggetto in votazione venisse bocciato bisognerebbe trovare un altro luogo, costruire a nuovo, prevedere diversi traslochi e affitti provvisori e infine decidere cosa fare con l’edificio esistente. Costerebbe almeno il doppio di quanto si prevede ora.

A chi ritiene che 200 milioni di investimenti complessivi siano insostenibili, segnalo che l’investimento si distribuirà su almeno 12-16 anni con un impatto ben inferiore di altri crediti votati in tempi recenti dal Gran Consiglio.

Dobbiamo investire nella giustizia né più né meno che nelle scuole, case anziani, ospedali e altre infrastrutture pubbliche. Votare sì significa dare spazi adeguati alla giustizia in tempi ragionevoli e valorizzare due edifici di pregio, con un investimento sì importante, ma proporzionato e diluito nel tempo.