laR+ Declinazioni di pensiero

Il compito dell’arte

(Keystone)

L’arte imita la vita osservandola da angolature diverse e inaspettate. Quando un pittore ci restituisce l’immagine di un paesaggio, ciò che vediamo non è una semplice copia della realtà, ma il modo in cui quel pittore sente, interpreta, percepisce quel particolare paesaggio, magari usando colori “sbagliati” per dipingere l’erba, come il blu o il rosso. Lo stesso vale per la musica, che gioca con le nostre emozioni più profonde, o con la letteratura, che in ogni opera reinterpreta da zero il viaggio dell’essere umano mostrandone il senso o, spesso e volentieri, l’insensatezza.

Anche il cinema e, da qualche decennio, le serie televisive fanno lo stesso, raccontandoci storie che descrivono la nostra esistenza puntando ogni volta i riflettori su particolari diversi. Da poche settimane una nuova serie, intitolata Baby Reindeer, racconta la traumatica esperienza di un comico britannico con un violentatore e una stalker. Nella serie il protagonista Donny ci presenta gli avvenimenti dal suo personale punto di vista, ma lo fa andando in profondità e mostrandoci ogni sfaccettatura, anche l’attrazione che prova nei confronti dei suoi tormentatori. In questo modo ci fornisce un’analisi dettagliata e spietatamente onesta di ciò che gli accade, andando al di là degli stereotipi e dei facili concetti di bene e male. La serie, che per le forti tematiche può risultare di difficile visione, riesce comunque nel suo intento: far breccia nell’animo degli spettatori e portarli alla riflessione. La si potrebbe dunque catalogare come una buona opera artistica senza ulteriori commenti, se non ci fosse un particolare che la rende speciale: la storia non solo è vera, ma l’attore protagonista, che in realtà si chiama Richard Gadd, recita sé stesso. Sono proprio questi due particolari che secondo i fan rendono ancora più appassionanti gli accadimenti narrati.

In una società dove star mediatiche e influencer mettono la propria vita al centro di ogni cosa attirando l’attenzione di milioni di curiosi, sembra che l’arte abbia smesso di imitare la vita e che oggigiorno sia la vita che entri di prepotenza nell’intrattenimento e nell’arte. Con tanti risultati penosi – come quello della Ferragni che, dopo aver costruito la propria celebrità su pochi, pochissimi contenuti, ha finito per restare invischiata nella propria avidità – e alcuni risultati eccellenti, come quello appena descritto. Purtroppo anche in questo caso l’operazione di mixaggio tra arte e realtà si è però rivelata insidiosa: la stalker descritta nella serie ha rilasciato un’intervista al Daily Record in cui si lamenta di essere stata descritta in modo errato e, nonostante il suo nome fosse rimasto anonimo, di aver ricevuto minacce di morte.

Chissà, forse in un futuro non troppo lontano Gadd scriverà una nuova storia che gli servirà a elaborare i traumi causati dal successo della serie. Gli artisti per creare hanno sempre attinto alla propria vita, ma in passato i personaggi non uscivano dalle storie e i lettori non ci si infilavano dentro inquinandole. Forse bisognerebbe riacquistare una maggiore distanza.

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