Omar Caldara e Maila Santoni, per Lega-Udc-Indipendenti, sdoganano una narrazione che da molto tempo perseguita queste popolazioni
Sono venuta a conoscenza dell’interrogazione avvenuta in Consiglio comunale di Locarno lo scorso 5 aprile da parte dei signori Omar Caldara e Maila Santoni (Lega-Udc-Indipendenti) e intitolata “Dopo gli afghani, Solduno rifugio per Rom pseudo-ucraini?”. Si tratta di una grave diffamazione dei Rom da parte di politici irresponsabili e ignoranti che mirano a risvegliare nella popolazione pregiudizi e atteggiamenti anti-Rom per rifiutare in generale i rifugiati.
Chi, come me, lavora nella rete di sostegno alle famiglie rifugiate, non può accettare chi nega ai Rom il diritto di essere rifugiati per motivi puramente razzisti. Nell’ottica degli autori dell’interrogazione citata, i Rom non fuggirebbero dalla guerra, ma arriverebbero da noi con sotterfugi per trarre vantaggio dal nostro sistema sociale (“finti rifugiati ucraini, ossia dei Rom che nemmeno parlano ucraino”).
È una narrazione anti-Rom che purtroppo da molto tempo perseguita queste popolazioni. I Rom dell’Ucraina sono presenti in questo Paese fin dal XV secolo. Il loro numero esatto non è noto (Ong Rom stimano che in Ucraina ne vivano fino a 400mila). Non è un gruppo omogeneo ed esistono notevoli differenze in termini di lingua, storia, cultura, tradizione, religione ecc.
I Rom arrivati in Svizzera dall’Ucraina provengono per la maggior parte dalla regione della Transcarpazia (al confine con Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania). Qui vive la popolazione più numerosa di Rom ucraini. La regione apparteneva un tempo all’Ungheria e ancora oggi vi risiede un’ampia minoranza ungherese. La storia di questa regione determina la lingua, la cultura e la vita anche dei Rom. Molti infatti non parlano più romaní, ma ungherese come prima lingua. La maggior parte vive in insediamenti poveri nella periferia delle città e in villaggi. Qui devono convivere con la discriminazione e l’esclusione sociale (discriminazione nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nel mercato del lavoro).
Con la guerra vivere in queste regioni è diventato ancor più insostenibile. Poiché agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni non è più consentito lasciare l’Ucraina, a fuggire dal Paese anche per i Rom sono soprattutto donne e bambini, ai quali devono essere garantite particolari esigenze di protezione. Alla luce della flessibilità con cui la Svizzera (Consiglio federale), così come gli Stati dell’Unione europea, ha finora accolto i rifugiati dall’Ucraina, non si capisce perché si dovrebbe escludere dal nostro sostegno queste persone ucraine doppiamente vulnerabili.