All’interrogazione degli esponenti Lega-Udc-Indipendenti l’autorità ricorda che i documenti sono in regola e la necessità di dar prova di solidarietà
“Solo con uno sforzo collettivo di solidarietà e umanità, si può far fronte alla sfida comune, favorendo l’integrazione di tutte le persone coinvolte e contribuendo, così, alla costruzione di una comunità futura aperta e prospera”. È questa la conclusione alla quale il Municipio di Locarno giunge in risposta all’interrogazione ‘Dopo gli afgani, Solduno rifugio per rom pseudo-ucraini?’ inoltrata lo scorso 5 aprile dai consiglieri Omar Caldara e Maila Santoni (Lega-Udc-Indipendenti). Atto parlamentare col quale i due esponenti – ricordando quanto avvenuto in passato con alcuni rifugiati afgani accolti al Palagiovani di Locarno che presentavano “problemi psichici e di tossicodipendenza” – hanno posto all’esecutivo alcune precise domande in merito alla presenza di cittadini di etnia rom (che a detta dei due nemmeno parlano la lingua ucraina) in una palazzina destinata ad accogliere i rifugiati ucraini in fuga dalla guerra (in particolare sulle autorizzazioni rilasciate a tale scopo).
Il Municipio conferma che nella palazzina del quartiere cittadino al centro dell’interrogazione soggiornano tre famiglie ucraine, collocate in questi spazi dal Cantone e in regola con i documenti richiesti loro. Il Comune non ha potere decisionale in tema di accoglienza dei profughi, anche se viene coinvolto nella gestione dell’emergenza umanitaria dal Cantone, dalla Confederazione e da tutti gli organi istituzionali coinvolti. Tuttavia, sottolinea l’esecutivo di Palazzo Marcacci respingendo ogni critica sull’opportunità, o meno, di questa scelta, “considerando la gravità e le dimensioni della crisi da fronteggiare, riteniamo che in questa situazione spetti a ogni cittadino, individualmente, e alle istituzioni, di assumersi la propria responsabilità e di contribuire, insieme, alla risposta”.