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Il valore della razionalità

La nostra epoca ha inventato tutto e il contrario di tutto, ha sfidato le leggi della natura, ha inventato cose di ogni genere (anche le armi nucleari) e ha saccheggiato risorse importanti. Per gli individui è un momento difficile, anche perché i valori della tradizione occidentale sono messi a rischio. Il filosofo Massimo Cacciari ritiene che, in situazioni di crisi, sia opportuno avere qualcosa che guidi fuori dalla situazione critica: “Occorre la figura del Principe in senso machiavellico, non per forza un dittatore, che può essere anche un’assemblea, dei corpi intermedi o luoghi autonomi di discussione, dove le persone possano fare proposte di parte (partiti) su temi concreti”. Il vero problema è che c’è un vecchio sistema che non funziona più, ma non ne abbiamo ancora uno alternativo come sostiene il sociologo polacco Zygmunt Bauman: “La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il divorzio tra la politica e il potere”. La politica, essendo l’arte di esercitare un comando, si sente impotente e i governi stentano parecchio nell’affrontare le nuove emergenze. C’è poi il potere sempre più invadente dei grandi colossi che si spartiscono alcuni settori fondamentali: quello di Amazon che gestisce la vendita; quello di Apple e altri che controlla la connessione; quello di Google che assicura la ricerca e quello dei social (Facebook, Twitter, WhatsApp, TikTok e altri) che sono padroni assoluti della comunicazione.

Il grande filosofo Immanuel Kant ebbe sentimenti di ammirazione per l’Illuminismo che additava la via del libero pensiero e della libertà di agire, secondo il motto: “Abbi il coraggio del tuo intelletto (Sapere aude!)”. Il filosofo statunitense Noam Chomsky ritiene che la ragione sia lo strumento principale dell’umanità per compiere scelte vantaggiose nella sfera pubblica e per la nostra vita. Il premio Nobel Giorgio Parisi ritiene che la scienza possa aiutarci a risolvere, almeno in parte, i numerosi problemi che ci affliggono: “Se non ci fidiamo della scienza, non saremo in grado di contrastare il riscaldamento globale, le malattie infettive, la povertà, la fame e il depauperamento delle risorse naturali”.

Tutto questo discorso per dire che ogni soluzione deve essere presa con ragionevolezza e non con atteggiamenti emotivi e ideologici. Questo vale in tutti i campi, comprese le occasioni di partecipazione al voto su determinate questioni importanti, com’è il caso delle prossime votazioni inerenti ai costi della salute. Lo statista Luigi Einaudi riteneva che prima di deliberare si dovesse discutere e conoscere. Il che significa andare oltre l’emotività. Sapranno i nostri politici spiegarci i pro e i contro di una votazione su due iniziative molto complesse e controverse che coinvolgono direttamente i cittadini? Come si può deliberare senza conoscere le implicazioni degli oggetti in votazione?

Temo che rimarremo smarriti di fronte alle argomentazioni ideologiche e poco razionali della politica, anche per la mancanza di una vera leadership nazionale sulla politica della salute.