Nell'ultimo discorso d'inizio anno come sindaco di Locarno, l'autocritica e i ringraziamenti alla Città di Alain Scherrer
Il momento dell’autocritica e del “testamento emotivo”. Per Alain Scherrer l’ultimo discorso del 1° dell’anno prima del ritiro dalla politica attiva è stato un’occasione per andarsi dentro e parlare di sé (ma non solo), anche emozionandosi, dopo il lungo applauso che gli ha tributato un ringraziamento per il ventennio a Palazzo Marcacci in vista dell'uscita di scena del prossimo aprile.
«Ho agito bene? Ho agito male?», si è chiesto e ha chiesto al pubblico accorso martedì mattina in Piazza Grande nell'ambito del tradizionale ritrovo organizzato dall'Ente per le iniziative del Locarnese. Le risposte sono state due “sì”, ma il secondo con la tara dell’inevitabilità che è propria di chi rivendica la buona fede: «Assumo gli errori, quelli di cui mi rendo conto e quelli che sfuggono alla mia coscienza», ha detto, precisando peraltro che non è a lui che spetta giudicare sul suo proprio operato.
«Io – ha poi puntualizzato il sindaco – so solo due cose: il bene che voglio e che mi ha trasmesso questa Città. Le gioie sono state parecchie e le conservo dentro di me, non per dipingere tutto di rosa, per trasformare tutto in lode perenne, ma per essere giusto nei miei confronti, accettare la positività che relega in secondo piano, senza cancellarla, la negatività, anche i conflitti personali, per non avere rancori inutili e oscurità perniciose. E poi sono riconoscente nei confronti di tutte le persone che mi hanno dato una mano in questi anni per costruire, rimpiazzare, restaurare, che mi hanno incoraggiato, ispirato, entusiasmato, le persone che mi hanno criticato per permettermi d’agire meglio, anche quelle che mi hanno ingiustamente attaccato, perché mi hanno insegnato, nelle incrinature dolorose, a procedere con una certa umiltà».
Interessante il riferimento al potere e all’uso che se ne fa: «C’è sempre il pericolo dell’abuso del potere, che suggerisce un certo senso di potenza, cui bisogna dichiarare una guerra spietata se si accetta di assumere una responsabilità politica e civile».
Inevitabile, di questi tempi, concentrarsi sulla solidarietà, che, secondo Alain Scherrer, è multiforme: «È avere il coraggio di aiutare una persona in difficoltà a passare l’aspirapolvere in casa sua, o rifornire di merce adeguata le mense per chi non ha di che sbarcare il lunario; ma è anche mettere le proprie forze a disposizione della vita civile e politica, sapendo che, quando ci si mette a disposizione, non ci si può riposare quando si vorrebbe, non si può essere liberi di agire come un cittadino qualsiasi, non si possono ignorare i contatti e i colloqui, anche quando sono penosi e complessi; non si può rimandare al domani quello che deve essere deciso oggi, per il bene di tutti». La politica, ha aggiunto il sindaco, «è troppo spesso calcolo, finanze, gas, acqua e luce. E se invece diventasse un po’ più “affetto”?». Ecco allora l’appello a «donne e uomini coraggiosi, entusiasti», che sappiano «compatire ed empatizzare», a farsi avanti, perché «c’è posto, nella politica locarnese, per uomini e donne che hanno cuore».
Una leva sui sentimenti, quella operata dal sindaco per l’ultima volta al cospetto della sua cittadinanza, che ha replicato, nei toni, quanto fatto dal suo partito nella ricerca di sensibilità che idealmente possano non far rimpiangere, in Municipio, la sua. Particolare, e anche ben congegnata, la lettera inviata a fine anno dal Plr a tutti i fuochi proprio in ottica preelettorale, con l’obiettivo di estrarre dal mazzo qualche carta vincente, trattandosi non solo di confermare o rafforzare la presenza nel legislativo, ma anche di non perdere per strada la maggioranza relativa nell’esecutivo di Palazzo Marcacci.
Le lettera, firmata dal presidente sezionale Stefano Lappe, scandaglia i meandri della Città con le sue aspirazioni, il suo potenziale e i suoi limiti; parla di pigrizia e disillusione, ma anche di ribellione e propositività, di rispetto, creatività e presenza delle istituzioni. Istituzioni che “funzionano”, evidentemente, a propulsione umana: “Locarno è la nostra Città. Locarno è chi la adora e anche per questo la critica, ma è soprattutto un Comune per cui vale la pena impegnarsi, indipendentemente dal proprio credo politico. Perché fare politica nella propria Città richiede un solo ingrediente fondamentale: la passione per il luogo in cui si vive e il desiderio di farlo crescere e prosperare”.
A tutti i potenziali candidati si rivolge quindi un Partitone che “da più di cento anni guida la nostra Città” e non intende rompere la continuità proprio nel ’24. Una continuità che, nel prossimo aprile come raramente è accaduto in passato, va costruita pezzo per pezzo.