Per la Svizzera, l’Avs è più di un importante strumento sociale: è un simbolo della solidarietà fra giovani e anziani e tra ricchi e poveri. Con l’iniziativa per la 13a Avs, i promotori intendono di fatto mettere fine a quel patto intergenerazionale che tiene in piedi il pilastro centrale della previdenza svizzera.
Come spesso accade, ad una prima lettura, la proposta sembra allettante: un aumento dell’8,3% della rendita Avs per tutti i pensionati e quindi un aiuto concreto a quella fascia della popolazione, gli anziani, che percepisce una rendita più bassa. Ma è davvero così?
L’iniziativa in realtà nasconde diverse insidie sulle quali gli iniziativisti fanno orecchio da mercante. Prima tra tutte, nessuna parola sul suo finanziamento. Promettere un vantaggio finanziario subito e rinviare il pagamento della fattura alle future generazioni è semplicemente irresponsabile. Perché il conto da pagare arriverà già fra qualche anno e saranno i lavoratori, le aziende ed i consumatori, che passeranno inevitabilmente alla cassa tramite prelievi sui salari, risp. aumento dei contributi e, non da ultimo, con un aumento dell’Iva. Ma ad essere gravati saranno soprattutto i giovani, che al netto degli sviluppi demografici attuali – sempre meno giovani che lavorano e sempre più anziani in pensione – saranno costretti a pagare molto di più per l’Avs, senza alcuna garanzia di ricevere una pensione sicura a loro volta.
L’iniziativa prevede inoltre il versamento della 13a mensilità indipendentemente dallo stato finanziario del pensionato. Così facendo, l’iniziativa non combatte la povertà nella terza età, bensì porta ad un massiccio ampliamento del sistema di ripartizione a favore degli anziani, che beneficerebbero di un aumento della rendita immediato, senza tuttavia dover finanziare alcunché. In questo contesto va ricordato che gli anziani non sono la categoria messa peggio rispetto ad altre, come lo dimostrano diversi studi.
Con questo non intendo ovviamente sostenere che non ci sia povertà anche nella terza età, con pensionati confrontati con situazioni finanziarie difficili e di fragilità. Ma per affrontare questi fenomeni ci sono strumenti migliori, come le prestazioni complementari, che intervengono in modo più mirato laddove ce n’è veramente bisogno.
L’Avs è già oggi sotto pressione finanziariamente e il motivo è il cambiamento demografico. L’onere per i giovani di finanziare gli anziani aumenterà in ogni caso, tant’è che il Consiglio federale deve presentare già entro il 2026 un progetto per stabilizzare l’Avs finanziariamente dal 2030 in avanti. Una 13a Avs andrebbe a peggiorare ulteriormente e in modo irresponsabile questa situazione, causando costi aggiuntivi di oltre 4 miliardi di franchi all'anno a partire dal 2026, che saliranno a 5,3 miliardi di franchi dal 2033.
Io oggi ho 61 anni. Anche per me la pensione si avvicina all’orizzonte e l’idea di una mensilità Avs supplementare è senz’altro allettante, nonostante il sottoscritto, come è il caso per molti altri pensionati, ne può fortunatamente fare a meno. Ma in tutta coscienza, nel rispetto delle generazioni future e per la tutela della nostra previdenza, mi sento in obbligo di combattere questa soluzione antisociale ed iniqua. Ecco perché il prossimo 3 marzo voterò in maniera convinta No all’introduzione di una 13a Avs.