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Strade trafficate e il paradosso di Braess

(Keystone)
9 gennaio 2024
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Avanti adagio, quasi indietro. È questo il ritmo della politica svizzera, si sa. Giammai qualcosa di straordinario in questo Paese che coltiva il pregio della lentezza, come recentemente ci ha ricordato il consigliere federale dimissionario. Lentezza nel potenziare il trasporto pubblico. Il Consiglio degli Stati ha deciso di allargare l’autostrada A1 ad almeno tre corsie per senso di marcia, tra Berna e Zurigo e tra Losanna e Ginevra. La proposta è stata avanzata dall’Udc e approvata con 31 voti contro 12. Il Consiglio federale è favorevole, così come il Consiglio nazionale che si è espresso a metà settembre (94 voti a 87). L’autostrada che collega Ginevra a San Gallo è la più lunga della Svizzera con i suoi 410 chilometri. Alcuni tratti sono già stati allargati a sei corsie, ma la via rimane congestionata. Il consigliere federale Albert Rösti ha ricordato che sulle nostre strade l’anno scorso ci sono state 40mila ore di ingorghi, di cui 14mila sulla A1.

Non sempre ai politici piace ascoltare pareri scientifici o, più semplicemente, tener conto della realtà. Capita per la politica ambientale, per la sanità e per l’economia. Certo, anche la scienza va messa in discussione, ma a volte può soccorrere il buon senso.

Sulle questioni relative al traffico si conferma da decenni che aumentare la capacità delle strade non risolve il problema degli ingorghi, anzi lo aumenta. La spiegazione è nota come paradosso di Braess, dal nome del matematico tedesco che lo teorizzò negli anni Sessanta. Con l’apertura di una nuova strada le condizioni del traffico non migliorano, anche se può sembrare un’affermazione controintuitiva. E, addirittura, vale il contrario: la chiusura di una strada può ridurre gli ingorghi, come dimostrano tutti gli esempi nelle città che hanno introdotto drastiche limitazioni del traffico motorizzato.

Uno dei fautori della moltiplicazione delle corsie, l’Udc bernese Salzmann, ha affermato che è impossibile spostare il traffico sui mezzi pubblici perché “questi non hanno le capacità necessarie”. Domanda: come mai i trasporti pubblici non hanno le capacità necessarie? Forse anche Pierino ce la può fare a rispondere: perché i mezzi pubblici non sono stati sviluppati in modo adeguato. Giusto, e come mai? Perché coloro che affermano che il trasporto pubblico è lacunoso sono quelli che decidono di mantenerlo tale!

In un documento del 1987, “Ticino 2001, una concezione di mobilità ecologica”, curato dall’Associazione svizzera del traffico (oggi Associazione Traffico e Ambiente), l’allora presidente Carlo Lepori scriveva: “La soluzione che le nostre autorità continuano a proporci è la rincorsa folle nella spirale del traffico motorizzato privato: costosi ‘piani viari’ cercano di ‘snellire’ il volume del traffico incombente, che solo attende nuove possibilità per espandersi! È esperienza comune che se nuove strade danno un po’ di respiro, il sollievo è di breve durata”. Concetto chiaro, assolutamente verificabile anche dopo 37 (trentasette!) anni. Infatti, se qualcosa è migliorato in questi decenni, lo si deve alle trasversali ferroviarie alpine, alle S-Bahn nella Svizzera tedesca, a Tilo in Ticino. A proposito: il prolungamento di AlpTransit a sud di Lugano “non è prioritario”, ci hanno appena ripetuto da Berna.

Perciò l’Associazione Traffico e Ambiente, sempre al passo con i tempi, anche se deve avere la pazienza di Giobbe, ha lanciato un referendum contro la decisione di fine settembre del parlamento (che precede quella recente sulle sei corsie), che prevede l’ampliamento della rete autostradale svizzera per una spesa di oltre 13 miliardi di franchi. Nel corso del dibattito il consigliere nazionale Bruno Storni ha sottolineato che il progetto non tiene minimamente conto dei progressi tecnologici in materia di gestione intelligente del traffico. Secondo l’Ata, l’ampliamento delle autostrade previsto dal Parlamento è eccessivo, obsoleto e troppo costoso. Come non bastasse, oltre a generare più traffico, porterà a un aumento dell’inquinamento atmosferico, del rumore e delle emissioni di CO2. Il referendum “Ancora più autostrade. Basta!”, sostenuto da 24 tra associazioni e partiti, è riuscito e le 72mila firme saranno consegnate a gennaio.

Se la politica svizzera non fosse ispirata al passo del granchio, avremmo potuto avere una rete di trasporto pubblico eccezionale. Vale la pena ricordare il progetto rivoluzionario di Swissmetro, presentato da alcuni ingegneri svizzeri nel 1980. Si trattava (e si tratta perché il progetto sopravvive) di un treno sotterraneo che scorrerebbe ad altissima velocità, collegando Berna a Zurigo in dodici minuti. Fautore di questa idea d’avanguardia è stato Sergio Salvioni, avvocato e consigliere agli Stati. Negli anni Novanta Salvioni si è speso in lungo e in largo per sostenere questo progetto che, però, per la pigrizia svizzera era troppo ambizioso.

E oggi, coloro che sono restii a qualsiasi radicale potenziamento del trasporto pubblico decidono di moltiplicare le autostrade, perché – affermano – i mezzi pubblici sono insufficienti. Una beffa!

Questo articolo è stato pubblicato grazie alla collaborazione con il blog ‘naufraghi.ch’