laR+ I dibattiti

Il coraggio di restare soli 

Ieri ho avuto il piacere di assistere alla presentazione del nuovo libro di Dick Marty – Verità irriverenti – moderata dal sempre puntuale e brillante Roberto Antonini. Non posso negare una certa commozione, perdonate l’apparente retorica, nel vedere come, in un suolo uomo, si possano incarnare l’uomo di Stato, il giurista, il politico ma anche un esempio limpido, trasparente e, per molti aspetti unico, per le nuove e vecchie generazioni.

Durante la presentazione mi sono trovato a vivere tra due dimensioni parallele – nel senso di inconciliabili – tra il mondo reale, quello che si vive quotidianamente al di fuori di quella sala, nei dibattiti politici – e quello che potrei definire irreale, ideale, all’interno di quella sorta di microcosmo fuori dal tempo in cui ci trovavamo noi ascoltatori.

Viviamo in un’epoca in cui lo scontro tra democrazia e populismo è sempre più favorevole a quest’ultimo. Cos’altro è il populismo se non l’idea dell’accettazione passiva nei confronti delle autorità? La principale differenza tra Democrazia e Populismo consiste nel fatto che la democrazia richiede la partecipazione attiva del popolo alla vita del Paese. La democrazia richiede impegno, studio, partecipazione, voto, valori; nel populismo, al contrario, l’uomo forte, l’uomo della provvidenza, richiama a sé il popolo fornendo risposte tanto preconfezionate quanto inutili, tanto miopi quanto inefficaci, per ottenere un’apparente legittimazione popolare. Alla fine, l’unica cosa che il popolo è chiamato a fare è “dire di sì”: passivamente e acriticamente. Ecco che, in quest’ottica, una delle differenze fondamentali tra democrazia e populismo consiste proprio nel culto del “no”, del dissenso, dell’opposizione, del “non sono d’accordo”. La democrazia è una scelta di autocoscienza, una scelta di impegno civile che si rivolge al futuro lontano, a quello dei nostri figli.

Nel corso della serata è stato citato Albert Camus: “Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga”. Ecco, mi domando spesso quale, invece, sia il ruolo della mia generazione, quale ne sia lo scopo. Sento che il mio, il nostro ruolo è proprio questo: essere dei “partigiani”, per usare un termine di Marty, solitari in questa lotta impari tra democrazia e i populismi che ormai sono quasi riusciti a estorcere il “sì” di tanti cittadini. Cittadini che, dopo essere stati abituati a non pensare più, a non leggere, a non confrontarsi, sono vittime inconsapevoli di atteggiamenti xenofobi, misantropici, semplicistici. Cittadini che sono stati abituati a trovare colpevoli più che soluzioni; che hanno sacrificato la cultura, la conoscenza, i valori per un piatto di lenticchie. Mi spiace prendere atto che la comunicazione aggressiva e irrazionale è sempre più efficace e produce sempre più effetti drammatici. In una vera democrazia, la politica dovrebbe lavorare sulle soluzioni a lungo termine, domandarsi come affrontare temi che richiederanno risposte convincenti ed efficaci su tanti temi: uno fra tutti i cambiamenti climatici che porteranno a movimenti migratori sempre più importanti: non si potrà e non si dovrà continuare a erigere muri per arginarli. Penso alle fratture sociali sempre più forti tra le classi più abbienti e quelle più ricche, fratture esasperate da atteggiamenti politici tanto ostinatamente neoliberisti quanto anacronistici. Troppo facile invocare il popolo dando la colpa ad altri per le proprie incapacità.

Se affermare principi e valori di solidarietà, di apertura all’Europa, di giustizia sociale, di libertà, significa restare da soli, ben venga. Una frase resta scolpita nella mia mente dopo ieri sera: non aver paura di restare solo a difendere un’idea. A non avere paura del nuovo che è legato sempre al progresso della civiltà. Un giorno potrò forse avere la forza di dire: avevo ragione. Un giorno potrò essere fiero di essere restato da solo per difendere i miei valori, quando sembrava che questi valori non interessassero più a nessuno.