A inizio settembre sul Tages-Anzeiger è apparso un articolo di Alexandra Kedves che riporta i risultati del Global Wealth Report di Ubs/Cs, secondo il quale gli svizzeri risultano essere il popolo più ricco al mondo, con un patrimonio di 685'000 franchi pro capite. Significa che ognuno di noi ha un bel gruzzoletto da parte? Purtroppo no, visto che i 740 super ricchi da soli detengono il 20% di tutto il patrimonio finanziario svizzero, pari a più di 100 milioni a testa. Ciò catapulta la nostra bella Confederazione tra i primi tre posti nella classifica della disuguaglianza (dietro a Singapore e Namibia).
Nonostante la situazione non sia rosea, Kedves cita anche altri studi che la relativizzano un po’, come i dati raccolti da Patrick Chuard e Veronica Schmiedgen, secondo i quali nel nostro Paese quasi il 40% di tutte le persone a 40 anni riesce a superare il reddito del padre e l’80% quello della madre; oppure quelli riguardanti il grado di mobilità dalla classe sociale più bassa a quella più alta. Se a decidere fosse il principio della casualità, chi si trova nel quinto inferiore dovrebbe avere il 20% di chance di salire al quinto superiore, cosa che da noi non avviene, anche se a farcela è pur sempre il 12,9% (negli Usa solo il 7,5%). Nell’articolo Kedves dà però anche voce a Robert Fluder, ex direttore del dipartimento Sicurezza sociale presso la Scuola universitaria professionale di Berna, che sottolinea come in generale i figli dei ricchi rimangono in una fascia di reddito simile ai genitori, per l’esattezza il 30,5% di loro, anche se in realtà questo dato di per sé non dice molto, visto che spesso i figli dei ricchi sono così ricchi che nemmeno lavorano e quindi non rientrano nella classifica. Fluder aggiunge infine che in termini di distribuzione del reddito a livello internazionale ci collochiamo a metà classifica, ma se si tiene conto del carico fiscale la situazione cambia, e di tanto: i premi delle casse malati pesano in modo forte, soprattutto sulla classe media, che negli ultimi anni ha perso potere d’acquisto.
Dando un’occhiata alle notizie delle ultime settimane sembra che questa tendenza non si invertirà, anzi: si parla dei rincari di energia elettrica, affitti e premi delle casse malati (con la geniale proposta da parte di Natalie Rickli, capo della sanità del Canton Zurigo, di abolire le casse stesse, tout court), della mancanza di un salario minimo, delle paghe troppo basse nel settore gastronomico, delle difficoltà economiche delle giovani mamme. In difesa del popolo è sceso in campo Mister prezzi, a chiedere che gli enti statali non gravino con troppa forza sui cittadini. Non basterà. Perché il problema non sono solo loro, né gli aumenti strutturali dovuti alle guerre o alle innovazioni tecnologiche, ma tutti quei privati, quelle corporazioni, quegli oligarchi ai quali viene permesso di speculare sulla salute delle persone, sul cibo che mangiamo, sulle case dove abitiamo. È il sistema che va cambiato. Facciamolo, se non vogliamo ritrovarci a vivere in tenda, come succede a Milano o in California a lavoratori che con il tempo pieno non possono neppure pagarsi l’affitto.