I dibattiti

Perché tanta aggressività?

L’ex direttore del Decs risponde al vicesindaco di Locarno Giuseppe Cotti sul cambio anagrafico di genere: ‘Capire prima di giudicare e catalogare’

(Ti-Press)

In un articolo apparso su questo giornale mercoledì scorso, il vicesindaco di Locarno si è scagliato contro la possibilità prevista dal 2022 dal Codice civile per chiunque abbia compiuto almeno 16 anni e abbia la convinzione intima e costante di non appartenere al sesso iscritto nel registro dello stato civile di depositare una dichiarazione volta a modificare tale iscrizione. Questa possibilità è stata definita dal vicesindaco nientepopodimeno che trave piantata dalla politica nel cuore della nostra società, potere semi-divino (degli individui), rivendicazione di una minoranza radicalizzata, delirio di onnipotenza, dichiarazione di guerra alla realtà e al senso comune, esperimento di indottrinamento volto a introdurre l’idea perversa e antiscientifica che esista un terzo sesso, propaganda sulla fluidità di genere, estremismo. Mancava solo l’accenno alla possibilità che il ricorso a questa formalità veicolasse la peste bubbonica e poi avevamo fatto tombola.

A chi non ritiene di avere alcun problema con la propria identità sessuale, quindi alla stragrande maggioranza di chi vive nel nostro Paese, la possibilità di depositare una tale dichiarazione non dice nulla e non dirà mai nulla. Ma per coloro che vivono una realtà diversa, il fatto che questa possibilità sia riconosciuta dalla legge non è un elemento secondario, perché indica che la società deve prepararsi anche ad accogliere chi l’identità sessuale non l’ha ancora consolidata o ritiene che non corrisponda a quella che indicherebbe l’esteriorità del corpo. Che male fanno ai tanti che non vivono questo problema le poche dichiarazioni allo stato civile di chi ritiene di ricorrere anche a questo strumento per elaborare un percorso interiore comunque non semplice? Perché scagliarsi con tanta aggressività contro una possibilità che rimane tale, sarà usata da poche persone e non ha nessun effetto sugli altri?

Qualche anno fa assistetti al difficile racconto di un giovane che in fase preadolescente e adolescente scoprì di essere omosessuale e visse per anni nella convinzione di essere un mostro, senza possibilità di dirlo, nel mezzo di una società che dava segnali di assoluta chiusura in questo ambito. Mi colpì molto il grande dolore che usciva da quel racconto, un dolore che la collettività può facilmente lenire semplicemente praticando il rispetto degli altri per quello che esprimono e si sentono di essere, cercando solo di capire senza dare facili giudizi, mettendosi nei panni altrui. E se una semplice libera dichiarazione può aiutare in questo ambito, a me pare che debba essere accolta come una novità benvenuta. Costruirci sopra un castello di illazioni e tirare in ballo i massimi sistemi mi pare fuori luogo, molto rigido ma soprattutto per nulla utile ai pochi che vivono questa diversità, come ve ne sono molte altre, e ai molti che prima di giudicare e catalogare dovrebbero solo cercare di capire una realtà che non è la loro, non è quella del vicesindaco, non è la mia, ma esiste e merita di essere compresa e rispettata.

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