Giungano anche da parte mia i ringraziamenti ai promotori di Locarno On Ice per aver saputo fungere da catalizzatore sociale per molti anni. Ma è sul problema di fondo che intendo succintamente concentrarmi anche perché, nonostante i reiterati interventi di politici e di cittadini, cocciutamente non si vuole intendere ragione. Si tratta dell’ubicazione dei grandi eventi (nei confronti dei quali non ho mai espresso contrarietà in linea di principio), dovendosi però, a ragion veduta (compresi i più invasivi quali Moon and Stars e il Festival del film) trasferirli in Rotonda, cogliendo l’opportunità offertaci dell’Esecutivo su un piatto d’argento con la recente pubblicazione del processo partecipativo “GiRotonda” che mira a disegnare, tutti assieme, il futuro dell’importante area. In Rotonda tutti (giovani, anziani, locarnesi e turisti) potrebbero veramente socializzare mettendo a frutto le loro inclinazioni e i loro gusti. Di converso, Piazza Grande va semplicemente liberata a beneficio di tutti, essendo tra l’altro la diuturna e rumorosa occupazione in netto contrasto con quanto l’ente pubblico e i privati stanno investendo (progetto di nuovi giardini Nouvelle Belle Époque in largo Zorzi e creazione di nuovi alberghi all’ex Globus, nello stabile Merlini e in altri edifici).
Arnaldo Alberti, da far suo, in uno stupendo articolo intitolato “Dal sogno al massimo profitto” (ove discettava sulle previste demolizioni in Via della Stazione a Muralto), giustamente ricordava le sacrosante e immortali critiche e battaglie di Piero Bianconi, ai quali mi sia concesso aggiungere Angelo Nessi (nel suo più celebre romanzo Cip) e Filippo Franzoni, icone delle nostra Belle Époque, della quale evidentemente non abbiamo nessun rispetto. Sono molto più condivisibili e apprezzabili i loro riferimenti alla Piazza vuota, con il monotono rintocco delle ore del campanone della torre comunale e con il “village où l’on s'endort”, che la paccottiglia attuale; nessuna piazza di città o cittadina simile alla nostra (su tutte Piazza Riforma a Lugano) sono occupate per una gran parte dell’anno, tra l’altro con sbancamenti e rifacimenti continui di una parte del selciato; i continui e fastidiosi rumori hanno poi indotto negli ultimi anni la maggior parte della cittadinanza che abitava in Piazza a trasferirsi altrove. L’ho sottolineato molte volte con vigore: il sedime deve rimanere aperto (alberato, rinfrescato, con fontane e munito di panchine) a beneficio di tutti, per parlare, soffermarsi e riposare, a dipendenza delle stagioni, dalle castagne autunnali al tempo natalizio del silenzio – stupendo è stato quello del 2020 –, per poi spegnere tutto gradualmente verso sera limitando in tal modo anche il consumo energetico; una visione pacifica e neoromantica che conta numerosissimi sostenitori.
Per concludere la chiusura di Piazza Grande va limitata a pochissimi eventi civili e religiosi straordinari, quali il Natale della patria, l’insediamento del Consiglio comunale e del Municipio, il ricevimento di personalità locarnesi che si sono distinte nei rispettivi ambiti, qualche raro concerto operistico, di musica classica e bandistica, rispettivamente la processione del Corpus Domini, quella del Venerdì Santo (da resuscitare con urgenza) e il raduno dei fedeli nei giubilei delle apparizioni della nostra veneratissima Madonna del Sasso. Tutto il resto è aria fritta; dovendosi rottamare il frastuono della contemporaneità ritornando all’aureo classicismo di Mozart, già dal prossimo anno, Piazza Grande dovrà cessare di essere un campeggio permanente!