laR+ Votazione 18 giugno

Salvare il pianeta

La votazione del 18 giugno verte su misure per la protezione dell’ambiente, contributo del nostro minuscolo Paese con l’illusione di poter ancora salvare il pianeta. Non basta mettere un Sì sulla scheda di votazione per lavarsi la coscienza, cosa che io non ho fatto perché ho scritto No. Chi intende salvare il pianeta dovrebbe agire concretamente, ma non vuole rinunciare a cose che ormai fanno parte della vita quotidiana. Però pretende che ci rinuncino gli altri, una delle tante non più accendere il camino! Il maggiore produttore di cellulari, computer, condizionatori, elettrodomestici, è la Cina e non ha alcuna intenzione di chiamare il popolo a votare sulla protezione del clima. Altri inquinatori che non chiamano il popolo alle urne sono Stati Uniti, India, Russia, Ue, Giappone, che producono oggetti che ogni giorno sono nelle nostre mani. Poi laddove si producono indumenti a basso costo (Vietnam, Bangladesh, Taiwan ecc.) con tecniche senza alcuna protezione per la salute (bambini) e per il clima, che poi da noi si sfoggiano come abiti di lusso perché ci appiccicano il marchio famoso. Poi qualcosa che supera di gran lunga l’immaginazione di inquinamento: i jeans. La produzione del tessuto in jeans assorbe circa il 35% di tutta la produzione mondiale di cotone. Per un paio di jeans occorrono 3’800 litri d'acqua, mentre per produrre un chilo di fibre di cotone occorrono 10’000 litri di acqua, 12 m2 di terreno e 18,3 Kwh di energia elettrica, a fronte di un'emissione di 33,4 kg di CO2 (jeans che indossano quelli che si incollano a terra per fermare il traffico). Allora chi dice di voler salvare il pianeta rinuncerebbe a tutte queste comodità e belle cose?