Era il lontano maggio 2006 quando la allora deputata Marina Carobbio oggi Consigliera di Stato, inoltrava una mozione, poi ripresa da Nadia Ghisolfi, oggi presidente del Gran Consiglio, attraverso la quale si chiedeva l’introduzione di uno screening per la diagnosi precoce del tumore al seno. Dopo mille ritardi e reticenze infine il programma andò in porto con la soddisfazione di tutti e in particolare delle pazienti curate con successo. Lo stesso iter caratterizzato da lunghe attese lo ebbe anche la mozione inoltrata da chi vi scrive e da Paolo Peduzzi nel 2018 atto a istituire uno screening per il tumore colo-rettale che sta vedendo la luce ora, a ben 5 anni di distanza.
Il Canton Ticino non ha mai effettivamente brillato, almeno in termini istituzionali, per lungimiranza e reattività nel contesto della prevenzione delle malattie. I programmi a oggi adottati non avrebbero mai visto la luce se non fosse stato per la ferma volontà del Gran Consiglio, a oggi mai smentita, di dare incarico al Dipartimento della Socialità e Sanità di attivarsi in materia.
Sarà nuovamente il caso durante la prossima sessione parlamentare quando si dibatterà sull’introduzione di un programma di sensibilizzazione statale per l’individuazione precoce dell’aneurisma dell’aorta addominale. Inutile tediarvi sulla bontà del progetto e su nozioni mediche specifiche. Basta accennare all’altissima mortalità, agli enormi costi generati da un approccio tardivo alla patologia e al fatto che la diagnosi precoce attraverso un programma istituzionale è riconosciuto come strumento determinante sia dall’Organizzazione mondiale della Sanità che dalle molteplici società di riferimento di tutte le nazioni, sia europee sia americane. Il compito di promuovere la salute attuando piani di prevenzione sia primaria che secondaria in collaborazione con tutti gli attori in ambito sanitario sul territorio compete di fatto anche e soprattutto allo Stato. In questo contesto mal si comprende l’avversità del Consiglio di Stato (Cds) a un progetto che vedrebbe una volta tanto il Canton Ticino quale pioniere nel profilarsi nell’ambito della prevenzione (nello specifico secondaria) di una malattia altamente mortale.
Il rapporto di maggioranza, scaturito dalla Commissione sanità e sicurezza sociale, per fortuna intravvede il giusto potenziale di un programma che, se poi implementato correttamente, permetterà attraverso un semplice esame sonografico di diagnosticare e poi agire tempestivamente con costi decisamente più contenuti rispetto a un trattamento medico tardivo.
Come ogni programma preventivo che si rispetti, se esso dovesse vedere la luce, necessiterà di una raccolta dati. Un tassello imprescindibile dal punto di vista del controllo della qualità. I dati scientifici e statistici dovranno essere sviluppati e resi pubblici. Consiglio già ora al Dss di avvalersi del supporto della facoltà di medicina umana dell’Usi che attraverso il neonato istituto di medicina di famiglia potrà mettere a disposizione sia risorse che competenze specifiche.
Termino affermando con convinzione che la salute vada prima di tutto preservata. Ogni franco investito in prevenzione lo si risparmia moltiplicato più volte nella fase delle cure. Ce lo insegna la Suva con le sue lodevoli campagne contro gli infortuni. L’argomento asserito dal Cds per cui il programma di individuazione precoce dell’aneurisma dell’aorta addominale genererebbe nuovi costi medici lo rigetto pertanto al mittente. Il bel progetto aziendale pilota dell’Ente ospedaliero cantonale di uno screning per il tumore polmonare ne è e ne sarà un ulteriore esempio. Genererà maggiori esami ma permetterà di agire in tempo preservando risorse e salute. Auspico infine che nell’ambito delle tematiche di salute pubblica lo Stato non rimanga passivamente a guardare e che la facoltà di medicina dell’Usi, attraverso l’istituto di medicina di famiglia, possa contribuire a garantire che la prevenzione rimanga statale e non diventi aziendale.