Vestire un’uniforme, soprattutto quella di agente di polizia, deve essere sinonimo di comportamenti irreprensibili. Il gendarme è sempre stato e lo dovrà sempre essere un punto di riferimento e di esempio per tutta la popolazione. Pensiamo solo alle migliaia di bambini che già nelle prime classi elementari vedono questi uomini in divisa che affiancano per qualche ora il loro docente per insegnare come ci si comporta sulla strada. Sicuramente la stragrande maggioranza dei poliziotti opera con abnegazione e correttezza e questo deve essere riconosciuto a monte di un lavoro difficile che negli anni è diventato ancora più complesso e delicato anche per una pressione mediatica addirittura giornaliera.
Alcuni recenti episodi che vedono coinvolti gli agenti che operano sul territorio cantonale stanno, purtroppo, mettendo a rischio l’immagine dei vari corpi di polizia e ne mettono in discussione la loro credibilità. Si ha la netta impressione che questi tutori dell’ordine non sappiamo cosa vuol dire vestire un’uniforme e quale ruolo riveste il poliziotto nell’immaginario della nostra popolazione. L’uso della forza per arrestare o immobilizzare qualcuno è sicuramente lecito e necessario, quando si eccede però no. Soprattutto però non è accettabile che agenti di polizia si permettano atti di esibizionismo o molestie verbali a sfondo sessuale. In Svizzera purtroppo la profilazione razzista è ancora molto presente tra i tutori dell’ordine anche se la formazione nei ranghi della polizia è stata parecchio incentivata.
È assolutamente prioritario per i vari corpi di polizia aumentare le basi formative per evitare il ripetersi di simili deprecabili episodi che non fanno altro che minare la loro immagine ma anche maggior attenzione ai profili che si presentano durante le prime fasi del reclutamento. I cittadini vogliono continuare a identificarsi nella polizia come in un ente a cui affidare la massima fiducia. Perdere questa credibilità sarebbe catastrofico.