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Arp, una riforma necessaria

La riforma delle Autorità di protezione in votazione il prossimo 30 ottobre, che chiedo caldamente di approvare, prevede l’istituzione delle Preture di protezione in sostituzione delle 16 attuali Autorità Regionali di Protezione (Arp), introdotte nel 2001 al posto delle precedenti 245 Delegazioni Tutorie Comunali. Già nel 2008 un autorevole rapporto aveva mostrato la necessità di una loro riorganizzazione/riforma, necessità poi ribadita sia da quelle associazioni della società civile che rappresentano gli utenti delle autorità di protezione, sia dal Parlamento, sia dal Consiglio della Magistratura… Le attuali Arp infatti, nonostante l’impegno di chi ci lavora (che non è qui in discussione), non sono messe nelle condizioni per operare al meglio proprio per una serie di problemi strutturali.

Eppure, il loro lavoro è importante, anzi prioritario, e molto delicato in quanto riguarda, spesso, persone fragili e in difficoltà, ad esempio anziani, rispettivamente situazioni famigliari problematiche, o ancora i diritti di visita in caso di genitori separati, eccetera: per tutte queste situazioni, occorre avere la massima cura e il massimo rispetto. Le misure di protezione, va notato, incidono direttamente sui diritti fondamentali delle persone (pensiamo alla istituzione di una curatela, alla privazione dell’autorità parentale, al ricovero a scopo di assistenza). Anche la quantità di decisioni prese in questo ambito (circa 12’000 all’anno), fa capire l’importanza della tematica.

È dunque necessario passare al modello giudiziario (ossia una nuova Autorità giudiziaria indipendente e specializzata nel diritto di protezione), in particolare perché una autorità giudiziaria indipendente (e non puramente amministrativa) sarà anche più autorevole verso le persone cui dovesse imporre delle misure di protezione, beneficiando inoltre di accresciuta autorevolezza e del necessario riconoscimento a livello internazionale. La riforma proposta comporterà anche maggiori garanzie a favore delle persone coinvolte, e offrirà una migliore immagine dell’Autorità di protezione.

Il fatto poi che tutte e tre le persone del collegio giudicante saranno specificamente formate, permetterà di rispondere meglio alle esigenze della cittadinanza; a titolo personale, poi, auspico che almeno una persona delle tre abbia (anche) una formazione riconosciuta come mediatore/mediatrice.