laR+ I dibattiti

Uno schiaffo in faccia – a suon di musica d’odio

(Ti-press)

Uno schiaffo in piena faccia. Questo è l’evento organizzato nell’ambito del Long Lake Festival, con la collaborazione del Lac e il sostegno di alcuni media locali. Uno schiaffo in faccia a chi, ogni giorno, si batte per la promozione di pari opportunità e diritti, per le donne e per la comunità Lgbtq+. Uno schiaffo in piena faccia a tutte quelle vittime di stupro, in Ticino, in Svizzera, Italia, in Ucraina, nel mondo. Vittime di un modus operandi che mira a colpire nel profondo le donne e le loro famiglie, violandone l’intimità e strappando qualcosa dentro, per lasciare un vuoto profondo e difficilmente cicatrizzabile. Stupro come arma di Guerra.

Dopo i dibattiti degli ultimi anni, dove valori e cultura sono stati al centro, Lugano invita Fabri Fibra per un concerto, lui che ha affermato di seguire unicamente le logiche dell’industria musicale, attaccato più ai soldi del botteghino che alla responsabilità e alle conseguenze delle sue parole. Lui che banalizza e legittima una cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discriminante, solo per una questione commerciale. Vogliamo davvero concedere uno dei palchi più importanti della Città di Lugano, nell’ambito di un festival di valore come quello del Long Lake, voltandoci dall’altra parte davanti a questi fatti, seguendo anche noi la mera logica commerciale del guadagno? Supportati, inoltre, da alcuni media locali. Noi che come Ticino e Svizzera vantiamo moltissime artiste, musiciste, cantanti apprezzate a livello nazionale e internazionale e che sistematicamente vengono ignorante dai principali festival – o quanto meno, sottorappresentate.

Vedere uno dei festival più belli della città di Lugano, con la partecipazione del Lac e il sostegno di alcuni media locali, promuovere eventi che veicolano contenuti problematici spesso già additati in altri consessi, invece di valorizzare la qualità presente sul territorio e cogliere l’occasione per promuovere anche un certo tipo di valori, è imbarazzante. Imbarazzante perché la stessa Città ha lanciato un importante progetto, #Luganosostenibile, abbracciando anche l’agenda 2030, che con i suoi 17 obiettivi costituisce un riferimento globale per lo sviluppo sostenibile. Il punto 5 di questa agenda parla di "Parità di genere: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze." E la città di Lugano invita un Rapper italiano che, nel 2016, è stato condannato con sentenza definitiva per diffamazione da un Tribunale di Milano, a seguito della pubblicazione nel 2013 di un brano estremamente omofobo e diffamatorio, appunto, nei confronti di un suo collega italiano.

La musica sarà anche libertà, ma l’insulto squallido per diffamare qualcuno, non è né musica né arte. Questo è colui che vogliono mettere sul Palco, il 6 luglio, dopo nemmeno ventiquattro ore dalla fine della conferenza per la ricostruzione per l’Ucraina. Un personaggio che sottolinea come tutti i suoi testi siano solo una strategia commerciale, senza alcuna finalità culturale dietro alle sue invettive d’odio, che banalizza e ironizza persino sugli sforzi messi in atto per sensibilizzare sulla gravità della violenza di genere, dei femminicidi e delle violenze sessuali e sessiste, la comunità Lgbtq+ e chiunque non rientri nei suoi modelli.

Sappiamo come la violenza di genere abbia raggiunto livelli gravissimi: In Ticino ci sono circa 3 interventi al giorno della polizia per violenza domestica; sono 1’477 le denunce in Svizzera (dato 2021) per violenza carnale e coazione sessuale e il 22% delle donne sopra i 16 anni, in Svizzera, ha già subito atti sessuali, il 12% ha già dovuto subire rapporti sessuali imposti e non consensuali. E il palco in Piazza Luini lo si vuole dare a un Rapper italiano che di questi dati non fa altro che ridere e scherzare, promuovendo l’evento descrivendo Fabri Fibra come rapper capace di "tradurre in arte e in rima la brutalità e la complessità della vita, intima e sociale, di un’intera generazione. Questa caratteristica lo accompagnerà per tutta la sua carriera ed è il motivo del suo costante successo."

È, ancora, uno schiaffo dritto in faccia. A suon di musica d’odio.

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