Il Covid, il frontalierato che straripa, una miope politica economico/aziendale che in Ticino sta creando sempre più poveri, un "politicamente corretto" che ha stufato tutti e la Politica (quale?) che ogni giorno allontana i cittadini dalle Istituzioni, farà sì che alle prossime elezioni cantonali andranno a votare quasi unicamente i dipendenti dell’amministrazione cantonale e del para-Stato (docenti, Aet, Eoc, Banca Stato, Supsi, Usi ecc.) e i loro familiari. Più, naturalmente, tutti i pensionati di lusso, sempre dallo Stato. Qualche dubbio? Provate a fare due conti e poi arriverete tranquillamente alle 100’000 persone. E non si dica di no perché è sempre stato così, dove il serbatoio di voti dei partiti cosiddetti "storici" (sempre meno) passa attraverso le nomine in quel di Bellinzona ma non solo. Ora però pare che gli altri, quelli che da anni restano alla finestra, da un po’ di tempo si siano stancati di andare a votare (astensionismo) e allora "non è proprio un bel vedere" per i nostri governanti.
Come cantava magistralmente Jannacci: "… che sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al Re". Ecco perché, proprio di recente, si nota una certa agitazione presso il Dipartimento Istituzioni e la Sel (Sezione enti locali) nel cercare di "avvicinare il cittadino alle istituzioni" (a un anno dal voto cantonale?) poiché un’ulteriore flessione della percentuale in termini di partecipazione al voto, "metterebbe a rischio il nostro sistema democratico" (è stato detto) e magari, dico io, qualche seggiola importante. Poi, naturalmente, voteranno i sindacalisti, altra vera e propria casta ben retribuita, specie in casa Vpod per il discorso fatto sopra. E questa la chiamate "democrazia del voto"? Per piacere.
Questo modo di far politica ha creato, specialmente negli ultimi anni, sempre più cittadini di serie A e di serie B (dipendenti dello Stato e del privato) e questi sono i risultati. Chi lavora 42 ore settimanali e più, e riceve uno stipendio netto di franchi 3’300 al mese (sono in molti) non va più a votare semplicemente perché ritiene che nei suoi confronti venga attuata una grave ingiustizia sociale che continua. Punto. Altro che le giornate organizzate dagli Enti Locali per avvicinare il cittadino alle istituzioni! Ma di cosa stiamo parlando? Il disinteresse di chi non si sente più rappresentato e non riconosciuto nella Società (politica, economica e sociale) si tramuta in frustrazione e la gente o non va più a votare oppure vota scheda bianca. Semplice. Occorrono forse studi universitari per arrivare a capire questo? Ora, per sopperire a questo manco di partecipazione al voto, c’è chi vorrebbe far votare i sedicenni, quando proprio gli stessi non ne vogliono neppure sapere visti gli andazzi cantonali e non. Ho una figlia per cui...
Ma stiamo sul concreto e non sul solito politichese: come mai nel cantone dei Grigioni sono cinque anni di fila che il Governo presenta consuntivi in cifre nere, l’ultimo di 138 milioni (!), mentre il nostro Governo fa il contrario? Il Covid l’hanno avuto anche nei Grigioni da quanto mi risulta.
La risposta è che nei Grigioni sono meglio amministrati (lascio perdere tutti gli indicatori del caso che ci vedono in fondo a tutte le classifiche) e lo senti parlando con la gente. Finita lì la storia. In questo Cantone si sta incrinando paurosamente la coesione sociale ed è tempo e ora che qualche "mente illuminata" se ne renda finalmente conto. Un solo dato: nel 2011 in Ticino c’erano 6’824 persone in assistenza pubblica, a inizio 2020 sono diventate quasi 10’000. Il resto, come canta Bennato: "… sono solo canzonette".