Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non dovrebbe essere una semplice ricorrenza, ma un momento per riflettere e agire. Questo giorno invita a riconoscere una realtà spesso ignorata: milioni di donne nel mondo subiscono violenze, fisiche e psicologiche, che distruggono vite e dignità. È un appello a trasformare l’indignazione in azioni concrete, perché il rispetto e la parità non sono valori negoziabili. Infatti, nonostante i proclami di parità di genere, il linguaggio sempre più “gender friendly” e i numerosi slogan, la realtà racconta un’altra storia, fatta di ingiustizie e silenzi assordanti.
In Svizzera, i dati sono allarmanti. Nel 2023, si sono registrati 13’940 reati domestici contro donne, di cui 867 abusi sessuali, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questi numeri rappresentano solo la punta dell’iceberg. La violenza psicologica, fatta di controllo e manipolazione, resta spesso invisibile, pur avendo effetti devastanti. La società continua a minimizzare il problema, relegandolo a un tabù scomodo.
Non è solo la violenza a testimoniare la strada ancora lunga verso la parità. Il divario salariale, pari al 18%, vede le donne guadagnare in media 1’500 franchi in meno rispetto agli uomini a parità di competenze e ruoli. Questo non è solo un dato economico, ma un segno di una mentalità che svaluta il lavoro femminile. Troppo spesso anche i media contribuiscono al problema, banalizzando l’immagine della donna con contenuti superficiali e stereotipi degradanti. Ne sono un esempio le frequenti foto provocatorie e fuori contesto, scelte solo per attirare clic o lettori, che alimentano una visione che normalizza la svalutazione delle donne.
La vera parità non si costruisce con slogan o con l’adozione di un lessico “gender friendly”, ma con azioni concrete. È fondamentale investire nell’educazione per insegnare alle nuove generazioni a riconoscere e combattere gli stereotipi di genere. Occorre potenziare i centri antiviolenza e semplificare l’accesso a supporto legale e psicologico per le vittime. Servono leggi più severe per punire i reati di genere, inclusa la violenza psicologica, e colmare il divario salariale con misure obbligatorie di trasparenza retributiva. Anche i media devono assumersi la responsabilità di promuovere contenuti che valorizzino le donne per le loro capacità, anziché ridurle a oggetti, come troppo spesso ancora accade.
Infine, è fondamentale riconoscere e celebrare quegli uomini che quotidianamente si impegnano per l’uguaglianza e il rispetto, diventando alleati del cambiamento. Con le loro azioni, dimostrano che un mondo più equo è possibile e che la lotta per la parità di genere è una causa comune. Celebrare il 25 novembre non significa solo ricordare i numeri o ripetere slogan vuoti, ma trasformarli in azioni concrete. Ogni gesto conta per abbattere i muri di silenzi, stereotipi e ingiustizie. È dalle azioni, non dalle parole, che nascerà un mondo giusto, libero dalla violenza e dal disprezzo verso le donne.