I dibattiti

Centro educativo per minori: no al carcere manicomiale

Psichiatria e minori: storia di ricoveri inadeguati

Dal 1940 al 1984 i minorenni ricoverati presso il Manicomio cantonale di Mendrisio, ora Clinica psichiatrica cantonale (Cpc) sono stati 1’200.

Dal 1985, con l’entrata in vigore della Legge sociopsichiatrica cantonale (Laps) i ricoveri dei minorenni nella Cpc sono continuati ininterrottamente. Si può stimare un numero di circa 15-20 persone per anno, per un totale di 540.

Nel grande contenitore dell’istituzione psichiatrica di allora ci finivano giovani adolescenti che avevano bisogno di un ricovero per malattia, per problemi comportamentali e penali. Adulti e minori erano curati allo stesso modo e mancava il personale competente per la loro cura. Esclusione sociale, segregazione, contenzione erano il metodo educativo-punitivo in vigore.

Con la riforma sociopsichiatrica poco è stato fatto a favore dei minori e i ricoveri in Cpc accadono tuttora. La contenzione è durata fino al 2017.

Buona iniziativa del Dss, fra due anni sorgerà un’Unità di cura psichiatrica per minorenni, sono previsti 20 posti e personale specializzato. All’orizzonte si vede la fine dei ricoveri impropri in Cpc.

Centro educativo chiuso per minorenni: ritornano le pratiche manicomiali.

Nel Rapporto della Commissione giustizia e diritti, la stessa esprime dubbi sul nome: lo si vorrebbe cambiare per evitare fraintendimenti. E come chiamarlo diversamente se tutta l’impalcatura giuridica del funzionamento della struttura è imperniata sulle misure restrittive della libertà?

Il modello punitivo è esplicito: (…) restrizione del diritto di partecipare ad attività del tempo libero da un minimo di tre giorni, massimo trenta giorni (…); (…) consegna semplice in camera al massimo ventun giorni; (…) consegna restrittiva in camera al massimo 7 giorni (…). Segregazione e punizione generano esclusione e stigmatizzazione sociale. La privazione della libertà è un atto grave, violento, e violenza genera violenza. Manicomio vuol dire sostituirsi all’altro, pensare e decidere per l’altro… a fin di bene. L’ubbidienza non è una virtù ma la negazione della personalità.

No al Centro educativo chiuso per minori: serve altro.

I minorenni hanno bisogno di stabilire delle relazioni significative: un modello educativo centrato sulla relazione e partecipazione attiva. Soprattutto nei momenti di profonda crisi l’operatore deve stare con il giovane, in un rapporto di presa in carico costante. In seguito lo accompagnerà nei percorsi di reinserimento sociale.

Il mandato per l’allestimento del concetto pedagogico deve essere assegnato al servizio pubblico, in particolare all’Osc e all’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani.

Il Parlamento dovrebbe votare unicamente lo stanziamento di 125mila franchi per elaborare il progetto pedagogico e, viceversa, non votare il credito per la realizzazione del Centro educativo chiuso per minori.

Solo sulla base della scelta del progetto pedagogico si potrà decidere come meglio investire i soldi. L’alternativa migliore è quella di investire nell’assunzione di un numero sufficiente di personale specializzato e in accoglienti strutture d’accoglienza.