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Non chiamiamolo centro educativo chiuso minorile

Chiariamo subito: il progetto in discussione da anni e che approderà probabilmente in Gran Consiglio nei prossimi mesi, non prevede la costruzione di nessun carcere minorile. I minorenni che compiono reati rilevanti dovranno continuare a recarsi fuori dai confini cantonali. Inutile quindi evocare gravi fatti di cronaca nera minorile: l’eventuale unico posto a disposizione del Magistrato dei minorenni riguarderà solo l’espiazione di misure brevi per reati minori, massimo 14 giorni, spesso potendo durante il giorno recarsi a scuola o al lavoro.

Il progetto educativo – i cui dettagli non sono ancora stati definiti e dovranno essere approvati, sia dai servizi specializzati cantonali che da quelli federali – prevede invece soprattutto la creazione di 8 posti di “accoglienza e osservazione” per minorenni dai 15 ai 18 anni (con eccezioni fino ai 12 anni). Ragazzi e ragazze in estrema sofferenza, che non hanno agganci efficaci con servizi e strutture e necessitano di un “periodo di distacco” dalla famiglia e dal loro contesto. Il collocamento è stabilito perlopiù da un’autorità di protezione e può durare al massimo tre mesi. Un periodo corto da utilizzare al meglio per “agganciare” educativamente il giovane e stabilire di comune accordo un progetto per il futuro.

In questa struttura, si prevede di ospitare anche un posto a disposizione di giovani (15-18 anni) che vivono in un Centro educativo minorile che, a causa di comportamenti estremamente difficili, rischiano di essere allontanati perché “non più gestibili”. Un collocamento di al massimo tre mesi – pure ratificato da un’autorità di protezione – inteso come possibilità di fare una “pausa” ed essere così in qualche modo protetti meglio.

In tutti i tre casi, mi pare del tutto inopportuno porre l’accento sul carattere repressivo e disciplinare della nuova struttura. Bisogna fare in modo che gli educatori dispongano degli strumenti adeguati a poter operare con efficacia. Misure come la contenzione fisica, previste nella bozza del Consiglio di Stato, devono essere categoricamente escluse. Cinghie o camicie di forza non sono più misure immaginabili per nessuno, tantomeno per dei minorenni: nella clinica psichiatrica cantonale, in un ambito di pazienti adulti, l’ultima contenzione fisica è avvenuta nel giugno del 2016! In generale, le misure disciplinari e le limitate restrizioni della libertà necessarie in questo particolare contesto devono essere descritte come delle ponderate eccezioni alla norma e non viceversa. Vanno garantiti i diritti di ricorso e la supervisione esterna di una commissione di controllo, a beneficio di tutti, ospiti e personale.

La Commissione Diritti e Giustizia e il Gran Consiglio hanno l’opportunità e il dovere di correggere in tal senso il Messaggio governativo ormai piuttosto datato e porre delle basi legislative adeguate ai veri obiettivi che si vogliono perseguire.

Si tratta in sintesi di allontanarsi dall’idea di riformatorio e di offrire un luogo di accoglienza estremamente specializzato, caratterizzato anche da regole precise e confini educativi rigorosi, per permettere ai giovani e alle famiglie di beneficiare di un “Time-out”. Questi giovani in estrema sofferenza sono spesso loro stesse vittime di situazioni personali, familiari e sociali molto difficili. A volte, la violenza emerge in quanto vittime di altra violenza o di situazioni ingestibili. Occorre innanzitutto offrire un approccio relazionale e terapeutico, in quanto purtroppo molte malattie psichiche si manifestano viepiù precocemente. Infatti, parallelamente a questo centro, sono più che mai necessarie maggiori e nuove risposte integrate sul territorio in ambito pedo-psichiatrico.

Di sicuro, non serve a nessuno un Centro educativo chiuso che assomiglia a un carcere minorile, ma che tuttavia accoglierà soprattutto giovani per un periodo di osservazione. Urge invece un Centro di accoglienza specializzato per minorenni con un forte carattere di protezione e allo stesso tempo ben integrato con i servizi territoriali. Un nuovo centro educativo di protezione che potrà accogliere anche una camera a disposizione del Magistrato dei minorenni, per saltuarie misure di brevissima durata.