Nei prossimi giorni la popolazione della Bassa Leventina sarà chiamata ad esprimersi sul progetto aggregativo posto in votazione consultiva il 13 febbraio. Il quesito sottoposto alla cittadinanza è sicuramente storico perché contiene una proposta di riorganizzazione istituzionale che rimodellerà i confini giurisdizionali in vigore dalla costituzione del Cantone Ticino nel 1803 quando la grande Vicinanza di Giornico si separò negli attuali Comuni.
Di acqua sotto i ponti ne è passata molta in questi due secoli e, soprattutto negli ultimi decenni, il ritmo dei cambiamenti si è fatto frenetico e impetuoso. A livello amministrativo, politico e funzionale la gestione dell’Ente pubblico è diventata viepiù complessa raggiungendo punte di professionalizzazione che i piccoli Comuni faticano a permettersi dovendo optare per altre forme organizzative come i consorzi e gli enti sovracomunali o le esternalizzazioni. Il potere decisionale e il margine di manovra che aveva il Comune di una volta si è lentamente eroso riducendosi oggi a pochi ambiti. Per invertire questa tendenza, e tornare a essere protagonisti del proprio destino, in Ticino, e in primis nelle Tre Valli, sono stati portati a termine dei progetti aggregativi che hanno permesso di creare degli Enti locali più forti in grado di riunire tutte le competenze, professionali e personali, diffuse negli ormai ex quartieri e unirle nell’unico interesse di rilanciare la propria regione con progetti innovativi e ambiziosi. Gli esempi di Faido, Riviera e in valle di Blenio ne sono per noi una vicina e buona testimonianza.
La Bassa Leventina possiede delle grandi potenzialità di sviluppo dal punto di vista economico, sociale, residenziale, associativo e in questi anni i progetti concreti e realizzati non sono mancati; un solo sguardo alla zona industriale e all’espansione edilizia lo confermano. Tanti altri sono pronti a partire e daranno ulteriore linfa a questa nostra dinamicità.
La domanda centrale alla quale siamo ora tenuti a rispondere è in quale modo vogliamo affrontare questi cambiamenti e gestire le nostre potenzialità: in modo unito o in ordine sparso? Unendo le forze o lasciandole disperse in 4 Comuni? Personalmente sono convinto che il nuovo Comune di Sassi Grossi abbia tutte le premesse per dare un valore aggiunto a quanto oggi già abbiamo e a quanto ci riserverà il futuro, andando a creare una forte realtà locale che possa essere riconosciuta quale solido partner dal cittadino, dall’economia, dal Cantone e dalla Confederazione.
Come spesso avviene, soprattutto nell’economia privata, la parola riorganizzazione è accompagnata dal timore di vedere razionalizzati i servizi e soppressi gli sportelli per l’utenza. Chi ha letto attentamente il rapporto della Commissione aggregativa si sarà invece reso conto che in tutti i capitoli vi è un filo conduttore che possiamo riassumere nella volontà di mantenere intatto, anche nel futuro Comune, il valore di comunità che oggi ci contraddistingue. Ogni quartiere manterrà, e in alcuni casi vedrà rafforzata, la presenza dell’amministrazione, della scuola e dei servizi. La futura organizzazione getterà solide fondamenta affinché tutti i cittadini si sentano parte attiva in un Comune, le cui dimensioni demografiche e geografiche, gli permetteranno di essere all’ascolto di ogni persona la quale, contrariamente a ciò che avviene negli agglomerati urbani, non sarà un asettico numero ma bensì un membro conosciuto di una comunità con un nome, un cognome, una storia e dei bisogni personali da accogliere.
Con coraggio e lungimiranza votiamo quindi sì il prossimo 13 febbraio all’aggregazione in Bassa Leventina!