Bellinzonese

Bassa Leventina: ‘Il Cantone ci sarà, ma vuole un Comune forte’

Intervenuto a Giornico, Norman Gobbi auspica la concretizzazione dell’aggregazione. ’Se la bassa valle resta divisa le cose non miglioreranno»

Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni
16 novembre 2021
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Posizioni chiare quelle ribadite durante l’ultima serata pubblica in vista della votazione consultiva popolare per l’aggregazione della Bassa Leventina. Unitamente al consigliere di Stato Norman Gobbi, ieri sera i sindaci di Bodio, Giornico, Personico e Pollegio si sono dati appuntamento per fornire alla popolazione dei quattro Comuni ulteriori spunti di riflessione per il voto del 13 febbraio che potrebbe riunire la bassa valle in un unico ente locali di 2’900 abitanti denominato Sassi Grossi.

Il no di Pollegio: ‘Le opportunità stanno lì dove non si vuol guardare’

In una gremita palestra Fantin di Giornico la parola è passata subito ai sindaci per una rapida presentazione della posizione dei Municipi. «Smentiscono subito la voce secondo cui non vogliamo aggregarci per non perdere la nostra egemonia e continuare ad essere ‘rossi’ – ha voluto sgombrare il campo il sindaco di Pollegio Igor Righini –. Non è così, non ci stiamo barricando in casa, altrimenti non ci saremmo messi in testa di lavorare assiduamente per la fusione del 2012 con Iragna e Biasca poi respinta. Il Municipio e il Consiglio comunale di Pollegio hanno detto all’aggregazione della Bassa Leventina perché non sono stati convinti dal rapporto della commissione. Noi tutti, per l’interesse dell’intera regione, dovremmo guardare oltre e porci obiettivi ben più ampi, ragionare in termini di policentri. Non si possono raggiungere gli obiettivi individuati da questo studio aggregativo con un Comune di 3’000 abitanti», ha affermato Righini, lasciando intendere che la volontà di Pollegio sarebbe eventualmente quella di allargare il discorso a Biasca. «Più volte durante le precedenti quattro serate informative si è detto che l’aggregazione della Bassa Leventina potrebbe essere un primo passo verso altre fusioni. Per un secondo passo ci vorrà però ancora molto tempo», ha voluto sottolineare l’ex presidente cantonale del Ps chiudendo la porta a più fasi aggregative partendo da quella della bassa valle. «Non stiamo voltando le spalle alla Leventina, tuttavia leggendo gli obiettivi che si ci pone e guardando la pianificazione strategica che saremo comunque costretti a implementare nei prossimi anni in ossequio ai nuovi disposti di legge, occorre guardare il territorio dall’alto e saperlo riconoscere. A me pare sbagliato non essere capaci di sintetizzare l’area industriale Bodio-Giornico e metterla insieme con quella di Biasca, fare un tutt’uno con un modello politico che sia anche in sintonia con la pianificazione del territorio cantonale», ha sottolineato Righini, chiudendo la porta a un’eventuale prima aggregazione della Bassa Leventina per poi tendere la mano a Biasca. «Le infrastrutture e i centri di interesse stanno tutti lì dove non si vuole guardare. Ritengo che in un contesto aggregativo, per quanto riguarda Pollegio non si può far finta di nulla e volgere solo lo sguardo su quello che sono i confini distrettuali negando le realtà e le infrastrutture territoriali. Questa è da sempre la mia visione: già quando in passato ho fatto il municipale a Biasca dicevo che il futuro per le tre Valli doveva essere quello di riuscire a organizzarsi in una comunità unica, proprio per avere quella vera forza contrattuale. Perché altrimenti rischiamo di contare poco o nulla. Una posizione personale che è stato derisa allora che anche adesso si fa fatica a capire».

Compatti gli altri tre sindaci

Diverso il parere degli alri sindaci. A Personico, dove l’Esecutivo è favorevole mentre il Consiglio comunale aveva bocciato il progetto aggregativo, «si tratta di capire se si vogliono cogliere delle opportunità oppure andare avanti da soli sapendo però che sarà sempre più difficile: penso alla necessità di risorse economiche e umane e al peso di comune di 350 che, senza fusione, continuerà a essere tale – ha sottolineato il sindaco Emilio Cristina –. In futuro è evidente che l’unione farà la forza e dobbiamo quindi affrontarlo con una realtà più allargata. A Personico abbiamo da una parte entrate costanti date unicamente dai residenti e dall’altra costi che costantemente aumentano. Ora, se vogliamo contrastare questo gap che si fa sempre più largo dobbiamo trovare delle opportunità fuori dal nostro perimetro, come ad esempio la zona industriale, l’area di servizio e altri progetti di entità regionale e non comunale. Se è vero che il moltiplicatore passerà dal 90 al 95%, e questo potrebbe essere visto come uno svantaggio, non limitiamoci però a questi aspetti che sono la fotografia di oggi ma verosimilmente non quella del futuro. Se vogliamo salire sul carro dobbiamo farlo ora. Farlo più tardi rischia di essere penalizzante».

«Proprio l’altro giorno abbiamo incontrato le aziende della zona industriale: la pagina della ex Monteforno è girata e si apre il capitolo del Polo di sviluppo economico della Bassa Leventina – ha dal canto suo affermato Stefano Imelli, sindaco di Bodio dove sia Municipio che Consiglio comunale sono favorevoli all’aggregazione. «Abbiamo una zona industriale che già oggi conta 500 dipendenti, un importante indotto fiscale e tanti progetti che stanno nascendo. La scelta sta nel continuare a gestirla sul territorio di tre Comuni, con tutte le debolezze e i problemi del caso, oppure creare un entità comunale forte che possa scrivere un nuovo capitolo della zona industriale e ricavare le risorse affinché questo nuovo Comune possa marciare e funzionare». Anche il sindaco di Giornico Rosolino Bellotti (località dove Municipio e Legislativo sono entrambi favorevoli) ha fatto leva sulla collaborazione già instaurata in particolare con Bodio e Personico. «Ciò che ci ha permesso di portare avanti quei dossier molto importanti che daranno sviluppo alla regione nei prossimi anni. Solo con questa collaborazione potremo avere qualcosa, altrimenti non riusciremo mai ad avere un peso politico a livello cantonale. Bisogna poi vedere questa unione come qualcosa che porterà un miglioramento, in particolare dal punto di vista dell’ottimizzazione dei servizi».

Al Consigliere di Stato Norman Gobbi il compito di inserire la fusione della Bassa Leventina nella politica cantonale sulle aggregazioni, lanciata a metà degli anni 90’ e concretizzata dal 1999 in avanti, passando da circa 200 agli attuali 108 enti locali. «Evidentemente i nostri comuni di valle, anche aggregati, non saranno paragonabile alle città per risorse e capacità, ma saranno più forti anche di fronte alle richieste che vengono dai cittadini», ha sottolineato il direttore del Dipartimento delle istituzioni. «Per la bassa valle le sfide sono quelle che conosciamo, a cominciare dall’evoluzione della popolazione, con una forte emorragia dal 1995 in avanti. Un trend non positivo che significa che le potenzialità devono essere colte, al fine di valorizzare insieme e in maniera coordinata quello che è presente sul territorio. Per quanto riguarda l’ambito scolastico e della formazione, è importante garantire prossimità in tutti i quattro comuni. Ma soprattutto c’è il tema del potenziamento dei servizi. La popolazione ha sempre maggiori richieste. Pensiamo ad esempio agli asili nido, senza i quali oggi difficilmente si riesce a conciliare lavoro e famiglia. Servizi in più che devono essere organizzati sul territorio insieme ai privati ma con un ruolo accresciuto dei Comuni. Ci sono infine le risorse fiscali: se a livello cantonale sono comunque cresciute nel tempo, quelle della Bassa Leventina si sono un po’ stabilizzate. E quindi è importante capire che il potenziale di sviluppo deve essere valorizzato anche attraverso un’aggregazione». Per Gobbi è questo il momento giusto per affrontare il tema, «di cui si parla da tanto tempo senza mai essere arrivati a una votazione consultiva. È quindi giusto tastare il polso dei cittadini e tirare le conseguenze». In caso di ‘No’ in uno o più Comuni, «il Cantone non arriverà col martello, ma sarà aperto al dialogo per trovare soluzioni che convengano a tutti».

‘Non scontato il sostegno cantonale per l’area di servizio’

«Viviamo in una regione economicamente disastrata», è stato detto dall’ex sindaco di Personico Ambrogio Bontadelli una volta aperta la parte delle domande, auspicando «con una certa ansia l’intervento dello Stato per porre rimedio alle diseguaglianze che si palesano sempre più in Ticino». Negli ultimi decenni il Cantone ha peccato di sostegno nei confronti della Bassa Leventina? «Lo stato è presente, visto che i Comuni della Bassa Leventina beneficiano sempre e comunque, anche domani, dell’aiuto e della solidarietà del Cantone e dei Comuni paganti nell’ambito della perequazione finanziaria: un punto che sottovalutiamo sempre – ha replicato Gobbi –. Quando abbiamo magari un po’ di invidia per i Comuni con moltiplicatore al 60%, dobbiamo però ricordarci che un terzo delle proprie risorse fiscali le mettono nel fondo di perequazione a favore dei comuni meno favoriti. Quindi attenzione a parlare di disparità». Lo stesso Bontadelli ha espresso l’auspicio che giunga una buona notizia dal Consiglio di Stato in merito al contributo di 9 milioni (su un investimento totale di 12 milioni) che l’Area di servizio Sassi Grossi Sa fondata dai Comuni di Bodio, Giornico e Personico ha chiesto alle casse cantonali per realizzare il progetto denominato Green Station Ticino. Un contributo, ha voluto avvisare Gobbi, non proprio scontato. «Pregevole e stimolante il progetto della Green Station, ma il Consiglio di Stato deve capire su quali basi legali può muoversi e valutare i reali rischi per il Cantone, che comunque incassa milioni dalle concessioni. Cantone che deve garantire una parità di trattamento. Tutte le aree di servizio sono gestite da Sa, e quindi se cominciamo a dare soldi a questo progetto dovremo poi darli a tutti le altre. Credo che sia veramente importante capire che il tutto dovrà essere valutato attentamente per non creare un precedente». Dal Governo, ricordiamo, la Sa aspetta una risposta entro Natale.

‘Il Cantone stimola ed è stimolato dai nuovi Comuni’

«Si sta promuovendo l’aggregazione parlando degli stessi o simili progetti già cavalcati in passato ma alla fine mai attuati, come ad esempio l’area dell’ex Monteforno. Che fiducia possiamo avere con un’aggregazione si possano davvero realizzare questi progetti?», ha domandato un giovane domiciliato, che ha aggiunto: «Ho l’impressione che non dipenda dalla fusione ma dal Cantone. In passato gli aiuti cantonali non sono arrivati, e sentirsi dire che dobbiamo un po’ accontentarci dei contributi di livellamento non è molto corretto. Per la stazione di servizio si è detto che il cavillo della società anonima è un punto rilevante, tuttavia con le Officine Ffs sono stati sorvolati diversi cavilli pur di portarle a Castione». «Sarà solo il Tribunale amministrativo federale a poter dire se si sono sorvolati dei cavilli», ha replicato Gobbi, citando i cinque milioni stanziati in passato dal Cantone per permettere alla Tensol Rail di spostarsi da Piotta a Giornico, «permettendo così alla Bassa Leventina di avere un’azienda che esporta prodotti in tutto il mondo», e ricordando che «senza risanamento della zona inquinata industriale al fine di realizzare il Centro di controllo veicoli pesanti, non ci sarebbe stato un miglioramento territoriale, ambientale e anche di mobilità in questa regione». Il sostegno del Cantone, ha concluso il Consigliere di Stato, «non è dunque limitato alla perequazione, ma è continuo. Il Cantone non smobilita, stimola ed è stimolato dai nuovi Comuni. Pensiamo ad esempio al sostegno cantonale alla pista del ghiaccio di Faido: non era evidente ma abbiamo trovato una soluzione. Il Cantone c’è e ci sarà, ma soprattutto vuole dei comuni più forti in risposta ai bisogni crescenti: per gestire progetti, le richieste dei cittadini e creare opportunità. Se la Bassa Leventina resta divisa, a mio modo di vedere le cose non miglioreranno». Per il Comune di Sassi Grossi il Cantone prevede un contributo pari a 5,4 milioni, 2 dei quali da destinare a investimenti strategici, con la possibilità di sostenere altri investimenti puntuali.

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