Mercoledì 29 dicembre 2021 si tiene un ennesimo evento culturale in città, il Poetry Slam grazie alla vitalità degli autogestiti, che in questi sette mesi dall’abbattimento della loro casa, organizzano nei parchi e nelle piazze della città, per tutti, gratis, musiche, dibattiti, assemblee, partite di calcio, pranzi e cene, lasciando poi l’area sempre pulita (cosa ovvia per l’autogestione, non ancora invece acquisita da tutti i luganesi). Una manifestazione pacifica e poetica all’ex macello, e un’azione non armata di rioccupazione, un’apertura al dialogo verso David e Badaracco. Ancora una volta il Municipio di Lugano agisce di notte, in modo armato e violento contro delle idee. Tra i partecipanti alla manifestazione scoppia la rabbia di chi è tradito e incompreso, lasciato sotto le macerie.
Il Municipio si ostina ad alimentare la provocazione, invece di ammettere semplicemente i propri errori. Abbatte la casa, invece di costruire una vera proposta alternativa condivisa. Pensa che basti lasciare passare del tempo per dimenticare una realtà antagonista, sottovaluta, non si controinforma e ignora i giovani. Purtroppo questa compagine politica sembra ancora pensare all’autogestione come centro sociale comunale, alla cultura come intrattenimento, all’abitare come speculazione immobiliare, allo sport come spettacolo.
Il Municipio deve sentirsi responsabile della ragazza rimasta sul tetto a chiedere la libertà per i suoi amici. Non dobbiamo mai dimenticarci di quanto i giovani siano disposti ad esporsi per un amico, un ideale. Un Municipio non può chiamarsi fuori, senza preoccuparsi delle reazioni, costringere i giovani in una posizione di pericolo per farsi ascoltare. Il Municipio sembra rifiutare di occuparsi della questione Csoa, siccome di nuovo ha delegato alla polizia cantonale la gestione della situazione sociale all’ex macello, perdendo la facoltà di cambiare strategia in funzione dell’evoluzione delle trattative, la proporzionalità, il controllo e perfino l’accesso all’area. Infatti giovedì, quando un ragazzo è sceso dal tetto, né la municipale Zanini Barzaghi né la consigliera comunale David hanno avuto il permesso di entrare nel perimetro. Anche se fossero passate di lì per caso, le due donne politiche comunali dovevano aver diritto di intercedere e di verificare i fatti. Ciò è preoccupante e può succedere a tutti noi, quando il potere municipale è delegato alla polizia.
Dispiace che questa città per vecchi, come la definisce la classifica delle città svizzere, pubblicata dal CdT il 28.12.21, abbia un Municipio consapevole da anni di questo problema e non evolva al pari delle altre città svizzere. Il sindaco Foletti: “Il problema esiste e vogliamo affrontarlo, ma sarà difficile trovare soluzioni a breve”. Forse non sta al Municipio trovare soluzioni, basta lasciare più spazio alle realtà antagoniste, ascoltare i giovani imprenditori, la cultura alternativa, il movimento degli studenti universitari, generazioni che vogliono abitare diversamente questa bella città di lago. Dare più fiducia a chi è capace di una visione inclusiva (https://www.cdt.ch/ticino/lugano/quattro-proposte-dal-basso-per-la-lugano-che-verra-BX4770571), di stimolare il cambiamento. Forse non è l’autogestione il problema, ma la soluzione.
Invito il Municipio di Lugano a interpretarla come una soluzione, questa realtà urbana che sa coinvolgere giovani da tutto il Ticino, e insieme al Cantone continuare nelle proposte magari solo scrivendosi, invece che cercando il faccia a faccia, in modo da avvicinarsi meglio ai tempi e alle modalità dell’autogestione; proposte che nel 2022 porteranno Lugano a vedere nascere spontaneamente la casa dell’autogestione, il suo Cs(o)a, in uno dei tanti stabili abbandonati in città, a fianco di scuole pubbliche e private e di altri laboratori di crescita individuale e collettiva. Del resto ora tutti sperano in una casa per l’autogestione, anche a destra, stufi delle agitazioni sparse per la città. Rocco Bianchi nel suo articolo “Molinari, facili profezie” su naufraghi.ch si chiede se il decreto d’abbandono, dunque la non decisione di un giudice, di fatto lasci in vigore la convenzione d’uso degli spazi ex macello agli autogestiti, dunque se lo sfratto e lo sgombero siano stati leciti.