Elezioni comunali, intervista ai rappresentanti dei quattro partiti governativi. Sotto la lente una legislatura lunga, tormentata e tanti nodi al pettine
La Lugano dei grandi progetti, la Lugano dei grandi strappi e delle grandi rivalità. Quella che sta per chiudersi è una legislatura che ha visto la principale città del cantone sognare in grande, ma con l'accusa rivolta al Municipio più volte e da più parti politiche di aver concretizzato poco o meno di quanto atteso. Una legislatura anche logorata da accesi scontri politici, perlopiù interni ai partiti. Una legislatura che si chiuderà il 18 aprile con un dibattito molto acceso su alcuni grossi temi: il futuro dell'aeroporto, il Polo sportivo e degli eventi (Pse), il destino dell'autogestione.
Ne abbiamo parlato con Guido Tognola, Raoul Ghisletta, Lorenzo Beretta Piccoli e Lukas Bernasconi: rispettivamente presidenti sezionali del Partito liberale-radicale (Plr) e del Partito socialista (Ps), presidente della Commissione della Gestione in Consiglio comunale (Cc) per il Partito popolare democratico (Ppd) e il capogruppo in Cc della Lega dei Ticinesi.
«Bisogna ammetterlo, per noi è stata una legislatura un po' in chiaroscuro – riconosce Tognola –. Le tensioni che si sono create (sfociate l'anno scorso nella decisione del vicesindaco Michele Bertini di non ricandidarsi, ndr) sono state gestite, ma mai del tutto risolte. Ultimamente mi sembra però che si stia raccogliendo quel che si è cercato di seminare. E questo si può rivedere nella lista per il Cc: mai così tante donne, numerosi volti nuovi e persone della società civile».
Crisi con la locomotiva Bertini a parte, il Plr ha votato più di una volta diviso in Cc. «Sì, ci sono stati alcuni momenti importanti nei quali il partito non è apparso così coeso. C'è comunque sempre stata libertà di voto per i rappresentanti del partito, libertà che a volte è stata interpretata come spaccatura che non era. Non siamo forse stati sufficientemente bravi, e mi ci metto anche io, nel scindere a livello comunicativo questa libertà da divisioni che anche la stampa ha contribuito, a volte, a strumentalizzare. Il gruppo però ha continuato a lavorare come ha sempre fatto, portando a casa ottimi risultati. Su tutti, il nuovo Regolamento organico dei dipendenti della Città e ringrazio ancora Morena Ferrari Gamba per il lavoro svolto».
Il presidente nega che il partito sia diviso quindi, ma ancora recentemente è apparso così riguardo al Pse. «No, nessuno di noi ha mai messo in dubbio l'esecuzione del Pse. Abbiamo discusso di metodi diversi per arrivarci. Su questo tema c'è stata una forte, un po' avventata, accelerata da parte del Municipio e a mio avviso noi siamo riusciti a dare una risposta chiara grazie a una dialettica interna. Non credo che questo possa farci male: chi davvero crede nel pensiero liberale, apprezza una sintesi che emerge da una discussione».
Tognola punta anzi il dito contro altri partiti: «A differenza di altri, abbiamo avuto il coraggio di dibattere su un progetto che costerà oltre 300 milioni di franchi. Credo anzi che abbiamo dato agli elettori liberali-radicali la possibilità di ritrovarsi in un partito che sa davvero discutere».
Già prima con Bertini, e talvolta anche con Roberto Badaracco – il municipale sostiene ad esempio con convinzione il Pse –, è anche emersa una scollatura fra rappresentanti Plr in Cc e in Municipio. È solo un'impressione? «Io rimango della ferma convinzione che non siamo più il partito di maggioranza e che i municipali fanno parte di un esecutivo a trazione leghista, che agisce collegialmente tutti e non solo per il proprio partito. Di conseguenza a questi due aspetti, noi non possiamo essere acritici nei confronti dell'esecutivo. Trovo che sia il gioco democratico più sano in assoluto, altrimenti che garanzia do a livello di legislativo ai cittadini? A mio avviso negli ultimi anni c'è stato un apprendistato da parte del partito nel saper essere anche all'opposizione, non eravamo abituati».
Lo avete dimostrato bene sul tema dell'aeroporto, dove per pochi voti non è passata la vostra proposta sul futuro dello scalo. «Esatto. Anche in questo caso, mi sembra che si tratti di progetti costruiti non proprio benissimo. Possibile che, anche oggi, una decisione così importante da parte di un Municipio per il rilancio dello stesso dia adito a tre ricorsi? È lecito chiederselo».
Un po' all'improvviso, in seguito ai recenti disordini alla Stazione Ffs, tema di campagna elettorale è diventata anche la sorte degli autogestiti. «La Città ha già un progetto per l'ex Macello. Ma non dimentichiamoci che c'è una convenzione in essere con gli autogestiti e che riguarda anche il Cantone. Sono per la Realpolitik: ci vuole una soluzione sostenibile, per non aggiungere un problema al problema. A me dispiace vedere come, in un momento storico dove l'economia è in ginocchio, una campagna elettorale venga polarizzata su una tematica che sicuramente c'è, è da risolvere, ma non è così prioritaria. Mi sembra un po' fumo negli occhi per non parlare di altre questioni che in questo momento andrebbero dibattute. Pensiamo ai progetti che attendono da anni, dal Polo congressuale al Piano regolatore unico. Se ci fermassimo al 2020, chiusura naturale della legislatura, e facessimo un bilancio di quanto è stato prodotto dal Municipio cosa ne emergerebbe? Se non nulla, veramente poco».
A Ghisletta, presidente Ps di Lugano, chiediamo dapprima un bilancio di legislatura. Cosa avete portato a casa in questi 5 anni? «Tanta rabbia e indignazione e voglia di cambiare questa città», risponde, prima di liberare una prolungata risata.
Poi prosegue serio: «Ci boicottano in tutti i modi. E solo in punto di morte ci chiedono qualche aiuto. Il bilancio è quello di una lotta continua. Chiaramente con otto presenze su 60 in Consiglio comunale si fa una politica di resistenza e volta a limitare le scellerataggini di questa maggioranza di centro-destra, populista e liberista. Che sconfina spesso nell'illegalità – lo si è visto con la vicenda delle naturalizzazioni, con le fughe di notizia sul ‘Mattino della domenica’, o come i cartelloni della Lega con il logo della Città di Lugano. O con il recente rifiuto illegale di prelevare 120 milioni di contributi di miglioria per opere di smaltimento delle acque. È una politica scriteriata. Si pensi ancora all'abbassamento di 3 punti del moltiplicatore d'imposta, quando la Città ha 900 milioni di franchi di debiti verso terzi».
Guardando avanti, quali sono i punti forti del vostro programma elettorale? «Cercare di cambiare l'attuale maggioranza in Municipio. Possiamo scrivere tutte le migliori cose sui volantini, ma alla fine o si cambiano gli equilibri politici nell'Esecutivo e nel Cc o non andremo distanti».
È un ambizione plausibile quella di raddoppiare i seggi in Municipio? «La nostra proposta di cambiamento politico a Lugano è questa, con i capilista Cristina Zanini, Nicola Schoenenberger ed Edoardo Cappelletti. Starà ai cittadini decidere. Abbiamo un programma e un'alleanza solidi. Noi naturalmente ci crediamo».
Visioni diverse all'interno del Ps sono affiorate di recente con un tema che sta tenendo banco da mesi: il Polo sportivo e degli eventi di Cornaredo, segnatamente con le posizioni critiche di Martino Rossi e Alberto Leggeri. Cosa risponde? «Abbiamo avuto un'assemblea e una votazione. Abbiamo adottato la carta della democrazia interna, mettendo ai voti due risoluzioni: in 56 hanno accolto la posizione del gruppo e della direzione del partito, che subordina a 7 condizioni l'approvazione del Polo sportivo, pena l'astensione o la bocciatura del credito in Cc il 29 marzo; 16 hanno votato la proposta di bocciatura avanzata da Martino Rossi e 3 si sono astenuti. A me pare una maggioranza confortevole».
Quella del Polo sportivo – è stato obiettato da qualcuno – non pare in ogni caso un tema sociale. «Non lo credo affatto. È uno snob chi dice una cosa del genere. Prima di tutto ci sono 3mila giovani che beneficiano del palazzetto dello sport e dei campi di calcio e questa è una tematica sociale. E lo sport seguito da migliaia di appassionati è pure un valore. Infine c'è l'effetto keynesiano di un investimento da 160 milioni di franchi, che crea lavoro per operai e artigiani in un momento di crisi... ».
Altre forze di sinistra sono in corsa il 18 aprile: l'Mps e la Sinistra Alternativa (Forum Alternativo e Partito operaio popolare). «Il nostro progetto è l'unione con i Verdi e il Pc per conquistare il secondo seggio in Municipio. Mi spiace, avremmo voluto che lo condividessero con noi. Dei contatti c'erano stati, ma il risultato è questo».
Cambiamo tema: lo sgombero degli autogestiti dall'ex Macello. Qual è la vostra posizione? «Occorre un mediatore per uscire dallo scontro. Ho allestito anche un rapporto per la Commissione sanità e sicurezza sociale che chiede un mediatore cantonale. Vediamo se in Parlamento avremo i numeri».
Tornando a Lugano, in Municipio prevarrebbe una maggioranza di 4 a 3. «Una maggioranza risicata... Lo sgombero sarebbe un errore solenne. Credo che occorra ragionare con la razionalità e non con la pancia. Molte esperienze di autogestione in città svizzere funzionano: noi vogliamo una città rosso-verde che permetta l'esistenza di spazi culturali e sociali per tutti».
Veniamo agli altri due partiti di governo – Lega dei ticinesi e Ppd con Generazioni giovani. In via Monte Boglia si punta alla riconferma dei tre uscenti (Marco Borradori, Lorenzo Quadri e Michele Foletti), mentre nei popolari democratici la conferma del seggio in Municipio dovrebbe essere assicurata dalla presenza in lista dell'ex senatore a Berna Filippo Lombardi.
In casa Ppd si dovrebbe ringraziare il rinvio delle elezioni dell'anno scorso. A novembre 2019 l'unico municipale Angelo Jelmini annuncia di non volersi ricandidare. Dopo aver criticato la sezione prima di Natale, con l'anno nuovo il presidente Angelo Petralli dimissiona.
La Commissione cerca non inserisce la granconsigliera Nadia Ghisolfi che però riesce a farsi mettere in lista dall'assemblea, a discapito di Sara Beretta Piccoli che nel 2016 era risultata la prima subentrante a Jelmini. Quest'ultima, dopo abboccamenti coi Verdi, decide di candidarsi con il Movimento Ticino e Lavoro, con Giovanni Albertini, altro consigliere comunale uscito dal Ppd.
Un piccolo terremoto nella lunga legislatura per il gruppo in Cc Ppd-Generazioni giovani. Una crisi superata? «Sono stati momenti difficili, abbiamo accusato il colpo e sicuramente il fatto ha lasciato il segno – risponde Beretta Piccoli –. Però durante questo ultimo anno siamo riusciti a trovare serenità. La lista che abbiamo presentato non ha suscitato le discussioni dell'anno scorso, anzi c'è entusiasmo. In generale c'è stato un prima e dopo l'assemblea dell'anno scorso, il peso politico è ridimensionato con due rappresentanti in meno nel legislativo, d'altra parte ci siamo compattati a e livello politico lavoriamo tutti nella stessa direzione».
Passiamo ai temi, fra i quali spicca il Polo sportivo e degli eventi (Pse)... «Siamo da sempre coerenti e schierati a favore, è un passo assolutamente da fare per garantire l'attrattività della Città in futuro, per la sua porta nord, per lo sport in generale e giovani e meno giovani di tutte le società e associazioni presenti sul territorio di Lugano. Il progetto è partito dieci anni fa: ora ci sembra dovuto arrivare alla sua concretizzazione».
Non è troppo oneroso? «L'impegno finanziario è importante, bisogna però fare questo passo è il momento giusto per farlo, anche se non lo facciamo a cuor leggero. Non avrebbe senso tergiversare ancora, in gioco c'è la Lugano di domani e le prossime generazioni».
Rispetto all'autogestione insediata all'ex macello, dopo gli scontri alla stazione e la prospettiva di uno sgombero come valuta la situazione? «Durante la manifestazione alla stazione ci sono stati eccessi, gli scontri con le forze dell'ordine sono da condannare soprattutto in un momento delicato come questo con la pandemia. Quanto allo sgombero, non è un'opzione da sottoscrivere a priori ma solo come ultima ratio anche se comunque è noto che quel sedime ha trovato un'altra destinazione e se ne dovranno andare. Non è una soluzione risolutiva: a lungo termine ne va ricercata un'altra condivisa coinvolgendo il Cantone, altrimenti il problema non si risolve».
Che idea si è fatto dei tre ricorsi e i problemi emersi nella transizione verso la gestione dell'aeroporto ai privati? «È rassicurante che si siano manifestati diverse cordate interessate, l'auspicio è che possa essere trovata una soluzione a breve termine per vie di possibili ripercussioni finanziarie sulla Città che ora gestisce direttamente lo scalo. Il clima è completamente diverso rispetto al 2020. Il Ppd ha in cinque anni ha mantenuto posizioni tutto sommato lineari, non i cambiamenti anche totali di altri. Non ha avuto paura di votare compatto sui contributi per legge Lalia da prelevare ai proprietari di immobili».
Nella legislatura spesso vi siete messi di traverso nei confronti del Municipio a maggioranza leghista. Perché? «Abbiamo fatto opposizione unicamente sui temi che riguardavano tasse o balzelli vari – risponde Bernasconi –. La tassa sul sacco è ancora da perfezionare perché di sicuro uno degli effetti è stato l’aumento del 60% dei rifiuti gettati nella fogna come emerso dal consorzio depurazione delle acque di Bioggio».
Inevitabile che entrasse in vigore con la legge federale varata a inizio anni 2000. «Abbiamo fatto la battaglia, l’abbiamo persa fino a un certo punto: ricordo che a Lugano in votazione cantonale il 60% della popolazione ci ha dato ragione», sostiene Bernasconi secondo cui «il Municipio a maggioranza leghista in questi cinque anni ha lavorato bene. La situazione a Lugano è migliorata. Dal punto di vista finanziario, fino a prima della pandemia, i conti tornavano, su questo aspetto ci prendiamo il merito. Il dicastero degli istituti sociali funziona veramente bene anche se non è mai sotto l’occhio dei riflettori. Il sindaco ha svolto molto bene il suo ruolo, sempre presente sul territorio e a disposizione dei cittadini. Non si è mai tirato indietro e ci ha messo la faccia».
Su alcuni temi come il Piano regolatore unico e altri grossi progetti come il Polo congressuale, si sono accumulati ritardi consistenti. O mi sbaglio? «In effetti, solo ora arriva a conclusione il Pse e ci sono voluti tanti anni – riconosce il capogruppo –. Tutti i partiti avevano nel programma elettorale di 5 anni fa i grossi progetti. Il Polo congressuale c’è stata un’impasse dopo la votazione del Cc di qualche anno fa che ha imposto la modifica ed è vero che è stato perso tanto tempo. Quanto per responsabilità del Municipio, dei titolari dei dicasteri o a causa dei ricorsi è discutibile. In politica, difficilmente i progetti procedono come si vorrebbe o come nel privato».
In merito al Pse, le previsioni annunciate dallo stesso sindaco parlano di un aumento di tre o quattro punti (c’è chi sostiene almeno cinque) percentuali del moltiplicatore d’imposta, il progetto non è troppo oneroso? «Certo è oneroso, probabilmente dovremo tornare all'80% come a inizio legislatura perché i tre punti di riduzione sono stati la compensazione dei nuovi introiti derivati dalla tassa sul sacco. L’aumento del moltiplicatore è giustificato e sostenibile perché l’opera va favore dei cittadini e in particolare dei giovani. Non sarebbe giustificato se provocato dall’incremento delle spese ma non è il caso».
È opportuno lo spostamento di una parte dell’amministrazione contro il parere di EspaceSuisse (chiesto dal Municipio)? «Secondo me è un’operazione corretta se si pensa che verrebbero trasferiti a Cornaredo i dipendenti che lavorano in 14 luoghi diversi, solitamente palazzi di abitazione trasformati in uffici. L'operazione si giustifica dall'esigenza di avere un'amministrazione più efficace ed efficiente».
L’accordo di Partenariato pubblico privato (Ppp) per il Pse è criticato perché almeno nelle tappe 2 e 3 è troppo svantaggioso per l’ente pubblico e favorisce i privati. «L’accordo di Ppp mi sembra win-win, privato e pubblico devono avere il proprio tornaconto, altrimenti non è interessante per nessuno – sostiene Bernasconi –. È giusto che i privati abbiano un ritorno per il loro investimento, stiamo parlando di tassi dal 2 al 3%, non di guadagni faraonici. Se fosse la Città a realizzare in proprio dovrebbe assumere costi nettamente superiori. Inoltre, se si riuscisse a ottimizzare i costi di costruzione, la Città ne trarrebbe beneficio. Tutte le critiche ci stanno ma dovrebbero essere costruttive e con argomenti a favore di tutta la cittadinanza, senza appigli legali a difesa delle proprietà personali del politico».
Sul passaggio di gestione ai privati dell’aeroporto, le accuse nei confronti del Municipio sono pesanti: opacità nella procedura e l’aver favorito una delle sei cordate, in più ci sono ben tre ricorsi. «Oggi non abbiamo in mano nessuno strumento per giudicare l’operato dell’esecutivo. Speriamo sia stata fatta una scelta il più favorevole possibile alla Città, all’indotto che porterà una struttura non riservata a pochi ma a beneficio di tutti. Perciò, credo, sono state scelte le due cordate».
L’autogestione, osserva il capogruppo leghista, «proprio a causa dei fatti capitati lunedì 8 marzo, non merita la fiducia della Città. Gli autogestiti hanno sempre rifiutato qualsiasi dialogo con un comportamento molto diverso da quello che hanno altre realtà simili in Svizzera. Puoi fare campagna prima ma poi il voto va accettato anche se contrario alle tue opinioni».