Qualche mese fa mi esprimevo su questo giornale in merito al fatto che a livello cantonale, ormai da troppo tempo, manca un dibattito di fondo sulle visioni a medio/lungo termine per il nostro Cantone.
Chiariamolo subito: che la politica debba occuparsi della quotidianità e delle problematiche attuali è evidente ed è essenziale. Tuttavia è altrettanto importante occuparsi di obiettivi a medio/lungo termine. Domande come “quale deve essere il ruolo dello Stato?”, “come vogliamo mantenere attrattivo il nostro Cantone?” o “come affrontare la sfida demografica (caratterizzata da una diminuzione e un invecchiamento della popolazione)?” non possono essere affrontate solo sulla base di discussioni puntuali o di proposte più o meno estemporanee. Queste tematiche chiedono un confronto di altro livello, e allargato a più ambiti, dove si riesca a uscire dalle dinamiche legate alle contingenze di vario tipo. Probabilmente l’ultima volta che abbiamo vissuto questa situazione è stata nel 1998 con il famoso libro bianco di Marina Masoni, che cercava di lanciare una visione di sviluppo del nostro Cantone per i 20 anni successivi. Ricordo bene come in quel momento si sia proprio stimolato quel dibattito dove da destra a sinistra si è saputo portare avanti, spesso anche insieme, un cantiere di riforme in diversi ambiti. Beninteso, non vuol dire che da allora non si sia fatto nulla, anzi. Ma da tempo, troppo, il Ticino politico non si confronta più veramente, e sostanzialmente, su delle questioni di fondo: senza questo passo diventa molto più difficile lanciare lo sguardo oltre il breve termine o al massimo il quadriennio in corso.
In questo senso mi ha fatto piacere l’annunciata offensiva liberale del presidente Alessandro Speziali, ma anche lo spunto presentato recentemente dal Partito socialista che ha lanciato alcune visioni, e alcuni obiettivi (dalla socialità alla formazione, dall’ambiente alla gestione del territorio) da qui al 2030. Cito questo esempio non perché ne condivida necessariamente i contenuti o le proposte, ma perché ne condivido le modalità: guardare avanti con un progetto che tocchi diversi ambiti favorendo un dibattito. Uno stimolo che spero caldamente sia raccolto anche dalle altre forze politiche e che a loro volta facciano lo stesso esercizio. Non però per produrre delle “liste dei desideri” da trasformare in proposte puntuali, ma proprio per rilanciare quel dibattito essenziale sulle visioni future, a lungo termine, che devono tornare a essere uno degli elementi centrali del nostro confronto politico.