Invecchiamento della popolazione, questione ambientale, digitalizzazione, sono solo alcune delle sfide epocali cui saremo come società confrontati nei prossimi decenni. La politica, oltre che occuparsi dei problemi presenti oggi, deve essere in grado di dare una visione dello sviluppo che vuole perseguire e questo per tre ragioni. La prima, i politici non sono eterni e quindi è necessario dare una certa continuità che prescinde dalle singole persone. La seconda, per mantenere un minimo di coerenza di fondo tra gli obiettivi di lungo termine e le decisioni che vengono prese quotidianamente. La terza, aspetto sempre delicato, la politica deve gestire il complicato equilibrio tra la ricerca di un certo grado di consenso, necessario in particolare in un sistema che prevede gli strumenti della democrazia diretta, e la capacità di elevarsi ad un livello superiore che non necessariamente risponde ad un bisogno impellente ma che costituisce un tassello di sviluppo per il futuro.
In questo contesto si inseriscono alcuni strumenti che sono previsti dalla Legge sulla pianificazione cantonale, nello specifico il Rapporto sugli indirizzi e il Piano direttore cantonale. Se il secondo costituisce uno strumento maggiormente tecnico, che permette anche di attuare determinate politiche e che quindi viene regolarmente e puntualmente modificato, il primo invece costituisce un livello maggiormente ideale di confronto su tematiche che non sono necessariamente legate a scelte puntuali ma spesso a decisioni di fondo che riguardano lo sviluppo del cantone.
In questo senso è fondamentale, in particolare tenuto conto che la nostra società evolve a velocità sempre più frenetica, che costantemente si ragioni, ci si confronti e, se del caso, si rimettano in discussione gli indirizzi della politica cantonale. Purtroppo, complice anche un’accresciuta necessità di rispondere alle esigenze di una società dell’informazione che è orientata al “tutto e subito”, spesso si dimentica questa dimensione e il risultato è che oggi ci troviamo con un Rapporto sugli indirizzi datato 2003, che doveva essere aggiornato nel 2010 e che presenta una visione fino al 2020 cioè fino a ieri.
Questo era il contenuto di una mozione che presentai nel settembre 2019 quale membro del Gran Consiglio. La pandemia, presentatasi di lì a poco, ha poi scompaginato le carte, questo è vero, e ci ha obbligati ad occuparci costantemente dell’immediato. Ma non possiamo limitarci a questo fatalismo prescindendo da un dibattito di fondo che prima o dopo deve essere affrontato. Facendo un parallelismo sarebbe come pretendere di costruire un edificio senza sapere quale risultato si vuole raggiungere: senza un progetto generale e condiviso anche se ogni artigiano facesse bene il suo lavoro il rischio concreto è che il risultato di insieme sarebbe tutt’altro che soddisfacente.