C'è un'evidente e oggettiva sottodotazione di magistrati al Ministero pubblico. Servono condizioni quadro adeguate anche per rendere attrattiva la funzione
La grande crisi che investe il settore giudiziario, in particolare il Consiglio della magistratura, il Tribunale penale cantonale ed il Ministero pubblico, a seguito della quale taluni suggeriscono un prolungamento di un anno della carica attuale dei procuratori pubblici, unitamente al sin qui strano silenzio da parte dell’Ordine degli avvocati, colpisce per la mancanza di volontà di affrontare il problema alla radice e cioè, a partire dall’evidente ed oggettiva sottodotazione numerica dei procuratori pubblici, secondo i parametri in vigore nella maggior parte dei Cantoni.
Tale circostanza è, con ogni probabilità, all’origine di tutti i mali. Se nel Canton Zurigo, con un milione circa di abitanti, i procuratori pubblici sono 180, in Ticino con un terzo di popolazione, i procuratori sono solo 21 cioè un nono di quelli di Zurigo. Qualcuno obietta che i magistrati inquirenti ticinesi dispongono ognuno di un segretario giudiziario. In ogni caso questi ultimi non hanno competenze autonome e quindi la responsabilità ed il controllo incombono sempre al magistrato.
Quindi, se si volesse fare un discorso minimamente serio e risolutivo della situazione ticinese con continuo turn over di magistrati ed ora di “pagelle” dai toni violenti, bisognerebbe pensare, come minimo, ad un raddoppio del numero attuale di pp. I cerotti di 4 sostituti o altro resteranno sempre dei palliativi, utili unicamente a non scontentare una certa politica ed i conti cantonali.
In altre parole solo facendo dei calcoli seri circa il numero di casi per magistrato, fissando un paragone non arbitrario con la situazione zurighese (nessuno si sogna certo di ritenere i zurighesi dei “lazzaroni”), si può pensare di risolvere la questione.
È quindi evidente che fintanto che il numero dei procuratori pubblici sarà quello attuale non potranno trovare soluzione le seguenti criticità:
1. La funzione non sarà allettante per avvocati che vogliono fare un lavoro impegnativo, ma comunque in condizioni quadro adeguate; questi preferiranno sempre la libera professione.
2. Secondariamente non si potrà fare un lavoro di controllo e gerarchizzazione adeguata, nel senso che solo da un procuratore che ha un carico di lavoro normale si può pretendere di rispettare determinate scadenze e determinati standard di qualità.
3. In terzo luogo i responsabili dei vari settori, finanziario e polizia, non potranno fare un lavoro efficace di controllo tendente a migliorare qualità e a quantità.
4. In quarto luogo non si eviteranno i rischi di incorrere in risoluzioni di casi troppo sbrigative di fronte ad inchieste che invece meriterebbero approfondimenti. E ciò in particolare nel settore finanziario dove talvolta potrebbero emergere correlazioni con la criminalità organizzata.
Abbiamo tutti bisogno di magistrati equilibrati che possano fare anche una vita normale. Si pensi in particolare a donne che possano conciliare, almeno un po’, lavoro e famiglia.
Insomma, se non si va verso una normalità ragionevole, i facili rimproveri da parte di chi ha carichi di lavoro meno importanti, continueranno inesorabilmente. Non dimentichiamo che il magistrato inquirente non tratta un caso per volta, ma deve seguire molti incarti contemporaneamente con picchetti, detenuti, interrogatori, ricorsi e processi, un vero tour de force incessante, soprattutto quando il numero di incarti è eccessivo.
Quindi se non si vorrà affrontare la situazione con una cura radicale, questa grave crisi della giustizia non sarà servita a niente.