Su altri fronti invece si vedono invece salari al 100%, magari anche senza nemmeno aver lavorato durante la fase acuta della pandemia
Con la bocciatura anche davanti al Consiglio degli Stati, dopo che la sua Commissione economia e tributi si era dimostrata francamente più giusta nei confronti degli indipendenti con un reddito imponibile annuo superiore a franchi 90'000 (importo che è di non molto superiore al salario mediano ticinese), per questa categoria di lavoratori resta poco da fare.
Già abbiamo scritto che gli indipendenti hanno a loro carico importanti costi fissi quali pigioni, leasing, ammortamenti, assicurazioni eccetera e quindi, in questo periodo di mancati introiti, queste spese vanno a rendere ancor più difficile la loro situazione. C’è solamente ancora da sperare che in Parlamento passi perlomeno l’aiuto delle due pigioni fino ad un massimo di CHF 5'000 mensili. Altrimenti a questi indipendenti non resterà che arrangiarsi. Nessuno peraltro si aspettava una pandemia e quindi nessuno aveva predisposto risparmi, comunque già tassati in quanto per gli indipendenti non vi è alcun soggetto fiscale che separa l’attività dalla persona fisica, per affrontare questa grande difficoltà economica. Questa crisi risulta ancora più dolorosa, anche perché si assistono invece, su altri fronti, a salari al 100%, magari anche senza nemmeno aver lavorato durante la fase acuta della pandemia, come per taluni statali e i parastatali oppure a salari all’80%. Tale situazione crea evidenti ingiustizie e sono purtroppo persuaso che, alla lunga, si creerà, come dice la scrittrice Natalia Aspesi, più rabbia e comunque più difficoltà economiche ad una categoria importante della nostra società, che non è certo ricca, come taluni hanno ritenuto con grande superficialità. Già abbiamo detto che la soglia di 90’000 Fr. a partire dalla quale non si riceve alcun aiuto è profondamente ingiusta. Ben più equo sarebbe stato plafonare l’aiuto generalizzato ad un reddito annuo di franchi 90’000 anche se il reddito fosse stato superiore.
Del resto si sentono delle indennità IPG Covid da far paura: la mia parrucchiera ha ricevuto un migliaio di franchi per 1 mese, importo nemmeno sufficiente per pagare l’affitto. Una vera e propria miseria nella ricca Svizzera, miseria che crea pericolose disparità ed il cui conto arriverà inesorabilmente.
Come rilevato da ultimo anche dal Prof. Baranzini, il problema vero sarà la ripresa dei consumi. È evidente che questa categoria di lavoratori, gli indipendenti che sono a loro volta anche consumatori, sarà ben poco portata a consumare perché dovrà leccarsi le ferite dallo tsunami finanziario che si è scagliato soprattutto contro di loro. Come detto una grande ingiustizia di fronte a milioni e miliardi sparsi come noccioline a destra e a manca. E già avevamo detto all’inizio della serrata che i prestiti garantiti dalla Confederazione non sarebbero stati idonei alla situazione degli indipendenti nel senso che in primo luogo sono debiti, e un indipendente fa di tutto per non indebitarsi con la propria sostanza personale, secondariamente, essendo appunto debiti, la persona che riceve questo regalo avvelenato non sarà certo portata, se dotata di senno, a consumare come il nostro sistema economico vorrebbe. Questa, assieme ad altre, sarà una delle prime spaccature della nostra società che dovremo scontare e sono purtroppo abbastanza convinto che tali disparità di trattamento porteranno ad una incattivimento dei rapporti, in primo luogo verso lo Stato, che agli indipendenti chiede sempre tanti contributi per oneri sociali di cui l’indipendente non potrai mai beneficiare, quali assicurazione disoccupazione e altri come l’IPG, come in questo caso. Il Parlamento, seguendo pedissequamente il Consiglio federale, malgrado le critiche ricevute da più parti, ha quindi perso l’occasione preziosa di fare un esercizio di equità, ed ha pensato piuttosto di seguire il populismo imperante. Del resto non tutti i crediti garantiti dalla Confederazione sono stati incassati ed ancor meno appaiono concretamente a rischio. Quindi le cifre indicate non sono ancora definitive.
In aggiunta non si può non rilevare che tanta severità mal si concilia con la realtà retributiva dei deputati federali, i quali, forse con qualche rarissima eccezione, hanno redditi tutti nettamente superiori alla famosa soglia di CHF 90’000. Sin da piccolo ho imparato un principio cristiano, ma anche valido per i laici: non fare agli altri quello che non vuoi che venga fatto a te. Sarebbe stato bello se questo principio cardine del convivere umano fosse stato applicato anche in questo caso.