Quella che sta per concludersi non è stata una legislatura facile, ma l’unità a sinistra non è mai facile: dividersi lo è di più ma noi candidati del Partito Comunista preferiamo la maratona agli scatti; l’opposizione propositiva, ragionata, rigorosa alla ribalta mediatica illudendosi di essere così utile alla popolazione. La nostra è una lista laburista che pone la propria essenza nelle contraddizioni sociali: creazione di posti di lavoro; lotta alla povertà e al precariato; difesa dei servizi pubblici (dall’estensione dei trasporti alla realizzazione del nuovo ospedale ai Saleggi). A Bellinzona sono stati fatti progressi che riconosciamo: il salario minimo di 4'000 franchi, il congedo parentale di 20 giorni, l’operatore di strada (di cui ero stato relatore di minoranza già nel 2010), il riciclaggio della plastica, ecc. Bene, ma non basta, perché manca una componente importante, quella dei giovani. Quando si parla di giovani si tende a una visione limitativa di centri giovanili (che resta una mancanza grave) o di misure socio-sanitarie. Io vorrei focalizzarmi invece sulle condizioni di lavoro. La Nuova Bellinzona ha visto sì triplicare i posti di tirocinio, fatto sicuramente pregevole, tuttavia si deve ancora migliorare, soprattutto dal punto di vista qualitativo fungendo cioè da esempio all’economia privata. Qui si inserisce anche la necessità di insistere con le Ffs affinché alle Officine si rinunci a far capo alle agenzie di lavoro interinale. Durante la pandemia abbiamo poi apprezzato quei giovani che erano in Servizio Civile nelle case anziani: l’auspicio è che Bellinzona diventi una città amica dei ragazzi che si rendono utili alla collettività senza armi, aumentando insomma gli impieghi per i civilisti nell’amministrazione, nella scuola e negli istituti di cura.