Confine

‘Big’ della logistica, infiltrazioni di ’ndrangheta dal Comasco

Un affiliato ai clan residente nel Comasco si sarebbe infiltrato nei subappalti della filiale italiana della tedesca Schenker, ora commissariata

(Fonte: Twitter)
17 maggio 2022
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Il suo "proposito" era quello "di imporsi all’interno" di Schenker Italiana, ramo del colosso tedesco della logistica e dei trasporti, di "acquisire quante più attività aziendali" e replicare al nord uno "schema", fatto anche di intimidazioni ed estorsioni, che anni prima "aveva assicurato l’assoggettamento omertoso al clan Mancuso degli autotrasportatori" in zone della Calabria. Così Nicola Bevilacqua, affiliato alla ’ndrangheta, intestando una società alla moglie, si sarebbe infiltrato nei subappalti della filiale del gruppo di proprietà delle Ferrovie tedesche Deutsche Bahn. Un’impresa che solo in Italia conta 1’400 dipendenti e un volume d’affari di oltre 700 milioni di euro (nel 2020) e che ora è finita in amministrazione giudiziaria su decisione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano (presidente Fabio Roia), che ha accolto le richieste dei pm Silvia Bonardi e Paolo Storari dopo gli accertamenti del Gico della GdF milanese e dei carabinieri di Como. Così come un’altra azienda più piccola, la Aldieri Autotrasporti, anche questa ‘inquinata’ dai rapporti con il 70enne, che vive nel Comasco, condannato in via definitiva per associazione mafiosa ed estorsione e indagato per intestazione fittizia dell’impresa di trasporti alla moglie Anna Fiuto.

I giudici Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita hanno deciso che un ‘commissario’ dovrà affiancare il management di Schenker Italiana per la "bonifica dei contesti inquinati" e per verificare "se esistano altre forme di infiltrazione". E parlano di una "condotta quanto meno gravemente negligente, per omesso controllo" da parte di dirigenti (società e manager non sono indagati) che "hanno intessuto e mantenuto stabili rapporti d’affari" con Bevilacqua "agevolandone l’attività", malgrado il curriculum criminale, tanto che avrebbe ottenuto contratti, tra il 2017 e il 2021, per 2 milioni di euro. Agli atti intercettazioni tra lui, uomo dei Mancuso, e responsabili della Schenker nelle quali il primo si rivolgeva in questo modo: "Ti faccio ’na proposta che non puoi rifiutare". Dalle analisi della Dda risulta che la costola del gigante tedesco ha dimostrato "una permeabilità" da "piccola impresa" per la "estrema cedevolezza" dei dirigenti. Tutta la vicenda è venuta a galla con un sequestro di cocaina: 30 kg trovati nel marzo 2020 su un tir nel porto di Dover in Gran Bretagna.

Da lì, grazie alla testimonianza di un dipendente Schenker, sono emersi i "rapporti commerciali" con Bevilacqua "radicati da tempo". Su quel camion c’erano pure "cinque bancali di prodotti caseari che la Fiuto Autotrasporti", azienda riconducibile al 70enne, "aveva prelevato" per conto di Schenker "e portato a Guanzate (Como) per l’esportazione in Inghilterra". Schenker per i subappalti assegnati avrebbe pagato "mensilmente" circa 40mila euro alla Fiuto. E a Bevilacqua sarebbero stati affidati anche trasporti per un "cliente importante, il mobilificio Minotti spa", estraneo all’inchiesta. "Anche in Schenker, volevano mandare via tutti! E prendersi tutti i posti loro!", diceva intercettato il cognato riferendosi a Bevilacqua e al figlio. Per i giudici è "fondata" l’ipotesi che parte dei "vantaggi economici" incassati sia andata anche alla sua cosca di riferimento.