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FIT Festival: democrazia, diritti e libertà

‘In pieno trend democratico del mondo in declino’ (Paola Tripoli, direttrice artistica), presentata a Lugano una 33esima edizione dai temi forti

‘Berenice’ di Romeo Castellucci, il 29 settembre
12 settembre 2024
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Appuntamento fisso per la scena culturale ticinese, dal 4 al 13 ottobre prossimi il Festival Internazionale del Teatro, conosciuto da tutti come ‘il FIT’, giunge alla sua 33esima edizione. Spartiacque tra l’estate spensierata ed esuberante e l’autunno più intimo e introspettivo, il festival è come un ritorno alla realtà, un necessario chinarsi in maniera riflessiva al mondo che ci circonda, importante tappa nel pensiero artistico contemporaneo. Anche la sua conferenza stampa quindi è quella che i francesi chiamano “la rentrée”, dove rivedi volti conosciuti e ricominci a parlare una lingua che forse per un po’ era stata in sospeso. La lingua della scena. Paola Tripoli, direttrice artistica, lo ribadisce: “Penso che il compito dell’arte sia quello di leggere il mondo nella sua complessità”, fornendoci poi nuove visioni, inusuali chiavi di lettura e spesso aprendo finestre che non avevamo visto prima. O prendendoci delle libertà…

L’edizione di quest’anno, salutata con gioia dal Capo dicastero cultura sport ed eventi Roberto Badaracco – che sull’onda dell’entusiasmo ha ricordato i recenti premi conquistati dal LAC e la forte impronta internazionale di questo Festival che permette a Lugano di rafforzare la sua posizione nel panorama culturale –, continua sotto il felice connubio, iniziato nel 2015, tra la direttrice artistica e Carmelo Rifici. Un’unione che si concretizza, oltre che nell’aiuto di strutture, marketing e servizi da parte del Lac al Festival, anche nella pubblicazione dei Quaderni del FIT ‘Sguardi sul contemporaneo’, importante volume che ogni anno racconta cosa sta accadendo alla scena internazionale partendo proprio da quanto avviene durante l’edizione corrente. Inoltre, fondamentale è il sodalizio artistico, che permette di ragionare insieme su alcune personalità da sostenere e seguire insieme, che debuttano proprio all’interno della programmazione. Quest’anno il FIT promuove Elena Boillat con ‘Partiturazero’ (4 e 5 ottobre, spettacolo già selezionato per Premio 2024, rete nazionale), una coproduzione del Lac che attraverso la performance mette in scena una pre-lingua e una fisicità solitarie nel tentativo di trovare linguaggi liberi di peso e significati; il debutto della nuova produzione Teatro Danzabile ‘Nuvole a tratti’, 8 ottobre all’interno della sezione parallela dedicata ai più piccoli Young&Kids; e la produzione LAC di Carlotta Viscovo e Angela Dematté ‘L’estasi della lotta’ (11 e 12 ottobre), riflessione sulla figura di Camille Claudel che permette alle due artiste di chiedersi quale sia il rapporto tra corpo e protesta, tra la dimensione intima e il ruolo politico dell’artista, tra arte e mercato.

Collaborazioni territoriali

È doveroso ribadire l’importante rapporto con il territorio che negli anni Paola Tripoli, Katia Gandolfi e Belma Dizdarevic hanno sapientemente tessuto, portando il mondo a Lugano attraverso il teatro e facendo al contempo scoprire ai cittadini il forte impatto sociale e culturale peculiare di questa arte. Per i giovani, imprescindibile l’appuntamento con ‘Keep Fit with radio’, dove un gruppo di ragazzi accompagnati da Monica Ceccardi e Alan Alpenfelt racconterà ogni giorno sulle onde radio il festival visto dai loro occhi. L’attenzione al giovane pubblico, gli spettatori di domani, ma non solo, i pensatori del futuro, si è poi fatta sentire anche in un nuovo progetto sostenuto dall’Ufficio federale della Cultura, che prenderà via nel 2025: in ‘Sentieri Selvaggi’ i protagonisti saranno proprio i ragazzi del territorio guidati di anno in anno da un’artista (la prima sarà Camilla Parini) per la creazione di uno spettacolo, con un linguaggio solo loro. Staremo a vedere.

L’attenzione agli spettatori della terza età si concretizza invece, ancora una volta, in ‘Restez Fit!’, in collaborazione con diverse associazioni e centri diurni del territorio, tra cui ATTE e Generazione più. Rimane poi il Biglietto sospeso, per permettere anche a chi per ragioni economiche non potrebbe permettersi di seguire gli spettacoli (SOS Ticino, Croce Rossa, Casa Astra, Il Tragitto, Soccordo d’inverno, Sportello LAPS). Come sempre, affianca il festival un percorso di Alta Formazione per autori e autrici teatrali con Arkadi Zaides (Towards Documentary Choreography) e, quest’anno, l’atelier ‘Perma-culture’, aperto a tutti allo spazio Love di Lugano, a cura di Ticino is Burning.

‘Una strada tortuosa ma necessaria’

Questo e molto altro stanno attorno alla programmazione vera e propria che quest’anno verte intorno al tema alla democrazia, i diritti e la libertà, non di certo semplificando perché, dice Paola Tripoli, “la semplificazione è il trucco con cui si vuole indottrinare, arruolare, intrattenere, la moltitudine a scapito dei singoli individui. La crisi della democrazia, brutale e violenta che si registra è impressionante. Sono cinque anni che il trend democratico del mondo è in declino, davanti a questo scenario ho deciso di ripartire a percorrere una strada tortuosa ma necessaria. Quella dei diritti. Diritti acquisiti, ma mai per sempre. La linea curatoriale è quindi volutamente espansa, volutamente difforme, ma con l’intenzione di tessere un filo che costruisce un pensiero sulla necessità di sviluppare la capacità di orientarsi nella complessità del contemporaneo, praticando esercizi di libertà”.

Il primo esercizio in libertà di questa linea espansa è attesissimo e accende le luci sul festival già il 29 settembre. Stiamo parlando di ‘Bérénice’, opera d’arte completa, da Jean Racine, a cura di Romeo Castellucci, conosciuto in tutto il mondo per aver dato vita a un teatro fondato sulla totalità delle arti. La sua Bérénice, una grandissima Isabelle Huppert, è uno spettacolo che, suggerendo la fragilità della virilità al potere, esalta l’intima e consapevole conoscenza della vita da parte della donna.

Vita e amore

Altro esercizio di libertà da segnalare è la ‘Medea’ di Elena Cotugno (Teatro dei Borgia) il 5 e 6 ottobre al Circolo Acli, dove partendo dal complesso tema delle migrazioni l’artista sceglie di raccontare delle donne diventate schiave nel racket della prostituzione. Una riscrittura del mito greco attraverso una Medea prostituta e straniera, un’esperienza da vivere più che uno spettacolo. Ospite del festival quest’anno è Mohamed El Khatib, che nel 2018 già abbiamo conosciuto con ‘C’est la vie’ e che qui, dopo essere stato ad Avignone e al Festival d’Automne di Parigi, porta ‘La vie secrète des vieux’ (5 ottobre), altro esercizio in libertà, teatro documentario che per protagonisti ha degli anziani dai 70 ai 104 anni, per una panoramica tra vita e amore che dimostra come la fine della vita non corrisponda necessariamente alla fine dell’amore.

Da segnalare anche i lavori del bielorusso Arkadi Zaides, ‘The Cloud’ (10 ottobre), l’esercizio di libertà della polacca Gosia Wdowik, attivista, in ‘She was a friend of someone else’ (8 ottobre) e ‘El adaptor’ di Marco Berrettini (11 ottobre), dove un uomo bianco, etero e cisgender non capisce più come esorcizzare la rabbia di un frustrato boomer.

Aspettiamo quindi ottobre, con questo grosso e imponente gorilla - l’ animale che più si avvicina all’uomo ma che è molto più abile di lui nel lasciarsi andare all’istinto – quasi incastrato in un’architettura modernista che racconta per immagini la voglia di libertà.

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