laR+ Venezia 81

Un weekend di cinema e divi

Piacciono il francese ‘Le mohican’ e ‘Cloud’ di Kurosawa Kiyoshi. Pavido il film di Amelio, grande cinema da Salles (da Leone d'oro) e Kurzel

Ainda estou aqui (Sono ancora qui), negargli il Leone d’Oro sarebbe un insulto al cinema
(Alile Onawale)
2 settembre 2024
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È stato veramente un lungo weekend di cinema e divi in questa Mostra d’Arte Cinematografica che compie i suoi 81 anni sotto un sole cocente, così caldo che spinge la gente a lasciare le spiagge per rifugiarsi al freddo delle sale o al fresco delle ombre di qualche giardino. Ma c’è anche un pieno di curiosi che affollano ogni tappeto rosso o aspettano dai ponti il passaggio dei taxi con dive e divi, prima di attenderli all’uscita dell’Excelsior: Nicole Kidman, Angelina Jolie, Jude Law, Richard Gere, George Clooney e Brad Pitt, per citarne alcuni, un parterre de roi fatto di applausi e urla fanatiche, l’eccesso d’amore per chi ha successo.

L’ultimo dei (pastori) mohicani

Sugli schermi, tanti film importanti e attesi ma anche tante sorprese, come la piccola produzione francese ‘Le mohican’ scritta e diretta da Frédéric Farrucci. Il film è emozionante e drammaticamente teso, ben diretto e con la grande fotografia di Jeanne Lapoirie, che rivela la bellezza, anche quella più intima, di una Corsica che è il teatro in cui si svolge l’esaltante dramma. Protagonista è un pastore di mezza età, Joseph (un bravissimo Alexis Manenti), che ha la sua stalla con una superba vista su un golfo dove la natura trionfa intatta. Il posto attrae la mafia locale che prima offre un bel po’ di soldi al pastore, poi lo minaccia con le armi, provocandone la violenta reazione. Nella tragica caccia all’uomo, il pastore diventa l’ultimo Mohicano, l’eroe che dice no alla speculazione, alla cementificazione delle coste, alla mafia. Un bel film d’azione, un bel messaggio a tutti.


‘Cloud’

Alta tensione e un po’ di noia

Sempre Fuori concorso l’attesissimo ‘Cloud’, scritto e diretto magistralmente da un osannato Kurosawa Kiyoshi. Nel film di grande linguaggio cinematografico, curato in ogni particolare e dal sottile umorismo, il regista giapponese ci porta a conoscere Ryōsuke Yoshii (il bravo Masaki Suda), un giovane che lavora in una lavanderia a Tokyo e che arrotonda lo stipendio, sotto lo pseudonimo di ‘Ratel’, vendendo su internet attrezzatura medica, borsette, oggettistica e tutto quanto riesce a comprare e rivendere. Vive con la fidanzata Akiko (una intensa Kotone Furukawa), che ha promesso di sposare. Per migliorare i suoi affari si licenzia e affitta una casa sul lago fuori città, dove cominciano i suoi guai: gli abitanti del posto non lo accolgono con gioia, anzi, la polizia locale vuole vederci chiaro sui suoi affari. Unico a dargli una mano è il giovane Sano (un interessante Daiken Okudairan), che scopre che i clienti di Ratel, delusi dagli acquisti, falsi e di scarsa qualità, gli stanno dando la caccia. Film di alta tensione e sorprese, da vedere.

Da evitare invece il noiosissimo e verboso ‘Wolfs’ di Jon Watts con i celebrati Brad Pitt e George Clooney nei panni di due fixer, ovvero di due professionisti nel cancellare ogni scena di un delitto e nel far sparire anche i corpi. Lupi solitari, scoprono di essere accoppiati in un presunto delitto che copre un traffico di droga. Il fatto è che il morto non è morto ma solo drogato, e nella camera del delitto è nascosta una borsa colma di droga. Siamo già arrivati a una ventina di minuti e altrettanto dura l’inseguimento dei due al cadavere resuscitato. Di sicuro è il film che mostra meno violenza tra gli ultimi polizieschi e il suo sviluppo è quantomeno soporifero.


Michelle Faye
Jude law in ‘The Order’

Guerre, dittature, neonazisti

Ci siamo consolati in Concorso con un grande film, ‘Ainda estou aqui’(Io sono ancora qui), che segna il ritorno di Walter Salles. Un film commovente e severo sul senso della dittatura fascista e sul peso che ha sulle nazioni che ne sono vittime. L’opera è tratta dall’omonimo romanzo di Marcelo Rubens Paiva, premio Jabuti 2015, dedicato alla memoria di suo padre, Rubens Paiva (1929-1971), ingegnere civile e politico brasiliano che si oppose all’attuazione della dittatura militare in Brasile nel 1968. A causa del suo coinvolgimento in supposte attività sovversive, fu arrestato dalle forze militari e successivamente torturato e assassinato. Ma la vera protagonista del film è la moglie Maria Lucrécia Eunice Facciolla Paiva, madre dei suoi cinque figli tra cui l’autore del racconto di questo omicidio con sparizione del corpo, che ancora oggi segna la vita del Brasile. Walter Salles si mette al servizio della Storia e crea un’opera esemplare nel suo dire e nelle emozioni fortissime che regala. Negargli il Leone d’Oro sarebbe un insulto al cinema e alla sua capacità di essere poesia civile.

‘Ainda estou aqui’ è tutto quello che non è un pavido film italiano, ‘Campo di battaglia’ di Gianni Amelio, film sulla Grande Guerra e sull’inizio della terribile febbre spagnola che manca della verità della polvere e del dolore, e mette in mostra pallide figurine indegne della grande Storia che vorrebbe raccontare. Senz’altro migliore, sempre in Concorso, ‘The Order’ di Justin Kurzel, con un intenso Jude Law impegnato a frenare un tentativo di presa del potere dei neonazisti negli Stati Uniti del 1983. Il film ricostruisce quel tempo in cui il gruppo fanatico nazista The Order instillò il terrore nel nordovest degli Stati Uniti, seguendo a menadito le folle istruzioni per la conquista dello Stato contenute in ‘The Turner Diaries’ del neonazista William Luther Pierce, un testo che è servito anche per il recente attacco a Capitol Hill. La tensione percorre un film che incute paura per la semplicità del male che presenta, e che fa pensare a quanto in Europa non si faccia caso alle formazioni neonaziste capaci di minare le basi di uno Stato di fragile democrazia. È grande Cinema in Concorso.

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