La recensione

Lucerne Festival, il congedo della Contemporary Orchestra

Il Konzertsaal ha ospitato l’esibizione del plenum dell’orchestra, poco meno di cento elementi, diretto da Sylvain Cambreling

Sylvain Cambreling, direttore d’orchestra
(Keystone)
6 settembre 2022
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Sabato scorso, ultimo giorno dell’Academy e ultimo concerto della sua Orchestra alle undici di mattina nel Konzertsaal con in programma tre opere di grande complessità strumentale, che ha richiesto il plenum dell’orchestra, poco meno di cento strumentisti, diretti da Sylvain Cambreling, il maestro francese ospite quest’anno assieme a Elena Schwarz.

Tre le opere in programma di tre compositori presenti in sala: di Bettina Skrzypczak (*1982) "Contra" (2020-22) in prima esecuzione assoluta; di Wolfgang Rihm (*1952) "Sub-Kontur" (1974-75) in prima esecuzione svizzera; di Dieter Ammann (*1962) "Core" (2002), "Turn"(2009-10) e "Boost" (2000-01).

La bella sala, che trovo sempre completa per la grande musica sinfonica, era stavolta solo piena a metà, ma di un pubblico attentissimo. Poco lontano da me si era seduto un anziano signore, aveva dovuto togliersi il cappello che nasconde la calvizie ed aveva un volto corrucciato; l’ho ritrovato all’uscita dal concerto, si era rimesso il cappello e sorrideva: insomma all’inizio del XXI secolo è ancora valida la distinzione fra musica seria e musica d’intrattenimento e ci sono ancora melomani rigorosi nelle scelte…

Il brano di Bettina Skrzypczak, ancora fresco d’inchiostro, incalza con l’asprezza tipica del suo linguaggio: schiocchi di percussioni, fruscii di flauti… ma l’orchestra è immensa e l’ascoltatore è tentato di chiudere gli occhi per non lasciarsi distrarre. Se è di cultura italiana pensa forse a un bosco dantesco… "Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti".

Il brano di Wolfgang Rihm potrebbe essere pensato uno scherzo goliardico, perché si apre, si chiude e si regge a metà con un fragore fortissimo di tamburi e grancasse assolutamente inusuale. La parte prettamente musicale è comunque semplice ma affascinante. Scritto tra i 22 e i 23 anni, annuncia l’entrata sulla scena di un compositore importante. In quegli anni appare il film di Stanley Kubrick "Barry Lindon", con la scena famosa dell’avanzata dell’armata settecentesca in tenuta di gala con vessilli e tamburi: potrebbe aver mosso la vena umoristica di Rihm.

Ma è stato il trittico di Dieter Ammann il momento più importante del concerto, anche perché l’orchestra ha raggiunto la maggior frammentarietà, sono aumentati i messaggi del direttore agli strumentisti, i gesti d’intesa di questi fra loro. Un processo di interconnessione che è diventato una festa anche per l’occhio dell’ascoltatore.

Dopo due settimane di immersione completa, vien da chiedersi: dove sta andando la musica contemporanea? E la risposta sembra scontata: dove sta andando il mondo, non si sa bene dove. Intanto i progressi della neurologia nell’ultimo decennio ci costringono a rivedere alcune nostre certezze sul cammino della musica dall’orecchio al cervello. Questo non ricostruisce passivamente il messaggio che riceve dal nervo acustico, ma sceglie fra i messaggi che ha in memoria da esperienze precedenti. C’è un senso di libertà in questa ricostruzione dell’ascolto che ci lascia stupefatti.

Come Dante, quando nel secondo Canto del Purgatorio incontra il musico Casella, riascolta "l’amoroso canto che mi solea quetar tutte mie voglie" e lui "e quella gente ch’eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente".

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