La recensione

Lucerne Festival, nella Terra di Kalev

Martedì sera, Orchestra Filarmonica di Helsinki, diretta da Susanna Mälkki, si è esibita in ‘Vista’, ‘Gran Toccata’, Sinfonia n. 8 e ‘Tapiola’

Susanna Mälkki in una foto d’archivio
(Keystone)
3 settembre 2022
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L’Orchestra Filarmonica di Helsinki con 140 anni di storia per la prima volta al Lucerne Festival: sessanta archi, la selva fitta dei fiati, arpa e tastiere e un’immensa percussione disposti con agio sul palco del Konzertsaal. Ha diretto Susanna Mälkki, una vera sacerdotessa della musica moderna, per la terza volta presente a Lucerna. La ricordo sei anni fa in un programma simile a quello dell’altra sera, con musiche contemporanee contrapposte a musiche del Novecento storico, ma allora i due brani contemporanei portavano alcune problematicità, mentre i tre dell’altra sera, in prima esecuzione svizzera, erano di assoluta qualità e Mälkki li ha diretti con gesti ieratici, che mi hanno fatto pensare al Kalevala, il poema epico che nell’Ottocento ha dato al popolo di Finlandia l’illusione di qualche origine mitologica.

Il programma contrapponeva tre opere in prima esecuzione svizzera a un’opera di cent’anni fa. Di Kaija Saariaho (*1952) "Vista" per orchestra (2019); di Dieter Ammann (*1962) "Gran Toccata" concerto per pianoforte (2016-2019); di Per Nørgård (*1932) Sinfonia n. 8 (2010-2011); di Jean Sibelius (1865-1957) "Tapiola" poema sinfonico (1926).

Saariaho è una compositrice finlandese, che ebbe la residenza al Lucerne Festival nel 2009, è notissima tanto in Europa quanto in America e "Vista" è una commissione di Orchestre celebri dei due Mondi. Dovrebbe essere una musica ispirata da una visione dell’Oceano Pacifico dalle coste della California. Ogni panorama presuppone un punto di vista, che va oltre la descrizione pittorica, ed è lecito pensare che la visione dell’oceano abbia evocato in Kaija anche l’immaginaria Terra del Dio Kalev.

Il Concerto per pianoforte di Ammann è un’opera monumentale per la durata, oltre mezz’ora, e l’ampiezza dell’orchestra impiegata. Il pianoforte ha un ruolo più di collaborazione che di contrapposizione all’orchestra, è in continuo dialogo anche con singoli strumenti, ma gli sono concesse alcuni abbozzi di cadenze. Il pianista Andreas Haefliger, che nel 2019 ne aveva curato la creazione ai Proms di Londra è stato bravissimo e ha condiviso con Ammann i consensi clamorosi del pubblico. È anzi toccato a lui rispondere agli incessanti richiami concedendo un bis per pianoforte solo. Va detto che anche nelle mani di orchestra e direttrice finlandesi questa musica ha mostrato le sue radici mitteleuropee: non evocazioni di fanciulle mitologiche finniche, piuttosto di rubiconde ragazze con le trecce, pronte a danzare in una festa campestre sull’altipiano svizzero.

Nørgård è un compositore danese poco eseguito da noi e forse quest’anno troviamo sue opere nei programmi perché compie novant’anni. Eppure la sua ottava Sinfonia, di una decina di anni fa, mi sembra un’opera di assoluto valore. È una musica concisa, essenziale, che sa usare tutte le risorse della grande orchestra con le quali sembra saggiare nuove forme espressive per poi estraniarsi da esse e tentarne nuove. Il lungo accordo col quale si spegne la Sinfonia sembra indicare una ricerca solo rinviata tra lavori ancora in corso.

Il concerto, insolitamente lungo, si è chiuso con il poema sinfonico "Tapiola", capolavoro di Sibelius, una immersione nella mitologia del Kalevala, e molto di più. L’evocazione delle vicende del re delle foreste Tapio solo un pretesto per indagare le relazioni dell’uomo con la foresta, alla fine la solitudine dell’uomo nella natura. Nel tempo molti grandi direttori si sono cimentati con questa opera e hanno ottenuto risultati memorabili: l’ultima Susanna Mälkki. La sua interpretazione si è dipanata nel silenzio assordante, che solo il Konzertsaal di Lucerna può offrire ed è durato interminabili secondi dopo lo spegnimento dell’ultima nota. Non sono in grado di riferire la qualità degli applausi perché sono dovuto correre ad acchiappare l’ultimo treno.