Spettacoli

‘Space Jam: new legends’, divertente nonostante tutto

Storia scontata e scarse doti attoriali di LeBron James, ma il film tra animazione e live-action ha buon ritmo e la giusta ironia per non annoiarsi

25 settembre 2021
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Ed eccoci al cinema per vedere ‘Space Jam: new legends’ di Malcolm D. Lee. Dopo l’introduzione con un attore che interpreta un LeBron James bambino negli anni Novanta e il riassunto della carriera del campione della pallacanestro, vediamo il vero LeBron James, star dell’Nba, recitare. Ancora deve incontrare i Looney Tunes e diventare lui stesso, almeno temporaneamente, un cartone animato e ci viene in mente uno sketch di una decina di anni fa dello show di Jimmy Kimmel. Un fantastico Gary Oldman, dopo aver sottolineato l’impegno necessario per recitare bene, afferma che “come io, Gary Oldman, non mi unirei mai a una squadra dell’Nba semplicemente perché sono famoso, io Gary Oldman gradirei molto che i giocatori di pallacanestro stessero alla larga dai film”.

Per carità: Gary Oldman e Jimmy Kimmel ce l’avevamo con Shaquille O’Neal, non con LeBron James e neanche con Michael Jordan, protagonista del primo ‘Space Jam’ uscito negli anni Novanta. Ma, ecco, neanche questo sequel si regge sulla bravura attoriale di LeBron James (e da noi almeno è doppiato da un attore vero, ma sempre su YouTube si trovano alcuni spezzoni in lingua originale). ‘Space Jam: new legends’ non si regge neanche sull’originalità della trama, un patchwork di altri film. Curiosamente, quello dal quale meno si pesca è forse il primo ‘Space Jam’: resta l’idea centrale di far giocare una star dell’Nba con i personaggi dei Looney Tunes, unendo animazione e live-action, ma il contesto cambia e l’avventura di LeBron James nel mondo dei cartoni animati – o meglio di tutte le produzioni della Warner – diventa una storia di riconciliazione familiare presa da ‘Hook - Capitan Uncino’ di Spielberg, con il cattivo che cerca di mettere padre e figlio uno contro l’altro e il protagonista che deve capire l’importanza di sapersi divertire. Come in ‘Tron’ e ‘Matrix’, LeBron e suo figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale dalla malvagia intelligenza artificiale Al-G Rhythm (il bravo Don Cheadle); come in troppi film per citarne uno specifico, i buoni stanno perdendo finché non ritrovano fiducia in sé stessi e vincono, uno dei personaggi decide di sacrificarsi eccetera eccetera.

Intendiamoci: ‘Space Jam: new legends’ non è un brutto film, anzi. Ha un buon ritmo, scene divertenti, alterna varie tecniche di animazione (notevole la parte iniziale con Lola Bunny con Wonder Woman) e affronta con la giusta ironia i propri limiti, con gli executive della Warner Bros che decidono quali film produrre partendo non dalle idee ma dalle potenzialità del mercato e lo stesso LeBron James affermare pacifico che “non è una buona idea far recitare i giocatori di basket”.

Divertente l’idea d’inserire non solo i personaggi dei Looney Tunes, ma anche, con presenze più o meno estese, tutta una serie di altre produzioni Warner come i supereroi della Dc, il Signore degli Anelli, Trono di spade, Matrix, Austin Powers, Il mago di Oz, Casablanca, Il gigante di ferro, Mad Max, King Kong e altri ancora. Agli spettatori più giovani probabilmente sfuggono molte delle citazioni, ma risultano comunque divertenti. Resta il problema che, tenendo anche conto dei tanti product placement, dopo un po’ si ha l’impressione di star guardando, più che un film, uno spot di due ore e qualcosa.

Al film ha lavorato anche l’animatore ticinese, da anni attivo a Los Angeles, Amos Sussigan: presente all’anteprima locarnese, ha raccontato il suo lavoro di ‘concept artist’, in pratica quello che inizia a immaginare le cose fino a quel momento scritte nella sceneggiatura, oltre ad alcuni aneddoti sul set “dove di solito noi animatori non andiamo, ma questo è un film metà e metà”. Non tanto su LeBron James, che ovviamente aveva i suoi spazi separati dal resto della troupe, ma sulle comparse che nonostante il caldo dovevano restare tutto il giorno nei pesanti costumi dei personaggi Warner, dai drughi di ‘Arancia meccanica’ a Pennywise di ‘It’.