laR+ Scienze

Come (non) raccontare il valore della scienza

Imprecisioni, semplificazioni eccessive e mancanze nel saggio, animato da buone intenzioni, di Rubinelli, Diviani, Fiordelli e Zanini

26 febbraio 2022
|

Dire che il rapporto tra scienza e società è problematico è una banalità. Un po’ meno banale è l’andare ad analizzare questi problemi o addirittura il voler indicare possibili strategie per affrontarli. E quante siano le difficoltà lo si può intuire dal fatto che qualcuno potrebbe avere da ridire su come è formulata la banalità di partenza, preferendo parlare di "problema di comprensione della scienza" o più semplicemente di "ignoranza". Quale che sia l’approccio scelto – e ve ne sono diversi, nella comunicazione della scienza –, un punto sul quale bene o male si concorda è che non basta parlare di contenuti ma occorre anche raccontare i metodi e le dinamiche della scienza, oltre che la sua storia. Ed effettivamente negli ultimi anni – parallelamente all’attenzione verso le fake news, molte delle quali a tema scientifico – la saggistica si è spostata verso questo settore e la pandemia ha ulteriormente spinto in quella direzione, con diversi libri che affrontano non solo virus e vaccini, ma anche sperimentazioni cliniche e spiegano la differenza tra un preprint e una revisione sistematica. A queste pubblicazioni si è recentemente aggiunto ‘Salute: il valore della scienza’ (Carocci 2021) scritto da Sara Rubinelli, Nicola Diviani, Maddalena Fiordelli e Claudia Zanini, attivi all’Università di Lucerna e all’Università della Svizzera italiana nel campo della comunicazione della salute.

Prontuario di disinformazione

Il libro si presenta, fin dal sottotitolo, come un "prontuario contro la disinformazione" e affronta diversi temi, dalla definizione di scienza all’etica della ricerca, dalle fantasie di complotto alla storia della scienza alle metodologia. Il tutto in poco più di 150 pagine: una brevità che porta inevitabilmente a riassumere in poche righe, talvolta una sola frase, temi complessi. Il che non è necessariamente un male: è anzi il punto di forza dei testi introduttivi che forniscono una base di partenza e gli strumenti per approfondire con altri testi. Solo che il libro di Rubinelli, Diviani, Fiordelli e Zanini unisce alla sintesi una superficialità che spiazza. Qualche esempio. Parlando, nel capitoletto dedicato alla storia della scienza, di Cartesio si afferma che il suo approccio "prescinde dall’osservazione empirica": una fesseria, dal momento che nello studio del mondo fisico (la famosa ‘res extensa’ che si contrappone alla ‘res cogitans’) la sperimentazione ha un ruolo molto importante e lo stesso Cartesio l’ha usata ad esempio nei suoi studi sulla rifrazione. Certo, troppo lungo da spiegare, ma sarebbe bastato mettere che "l’approccio cartesiano dà la priorità al ragionamento astratto". Gli autori poi scrivono che la "popolarizzazione della scienza" è un fenomeno "assolutamente specifico della nostra società", e non si capisce bene cosa intendano visto che esempi di divulgazione risalgono almeno al Settecento (basti citare ‘Il Newtonianismo per le dame’, antecedente oggi politicamente scorretto dei vari libri ‘for dummies’ pubblicato da Francesco Algarotti nel 1737). Verso la fine – ed è ironico in un libro contro la disinformazione – si fa probabilmente confusione tra raffreddore e influenza lasciando intendere che il virus dell’influenza sia un coronavirus: un errore tutto sommato perdonabile che però, unito ad altre imprecisioni o disattenzioni (l’Organizzazione mondiale della sanità citata come Oms e la riga dopo come Who) fa una brutta impressione.
Va detto che l’eccessiva sintesi non riguarda tutti i capitoli: se quello sulla storia della scienza è particolarmente sfortunato, il quarto dedicato alla metodologia scientifica e il sesto, sul rapporto tra scienza e teorie del complotto, sono invece interessanti e forniscono un quadro del tema, con anche un certo sforzo di attualizzare il discorso alla pandemia. Peccato che spesso questa attualizzazione si limiti ad alcuni esempi e si trascurino alcuni cambiamenti avvenuti nella comunità scientifica: ad esempio nella parte dedicata alle pubblicazioni non viene affrontato il tema dei ‘repository’ e dei ‘preprint’, gli articoli che i ricercatori rendono liberamente accessibili prima o durante il processo di pubblicazione e che sono diventati un’importante fonte di informazione (e purtroppo anche di disinformazione) sul Covid.
Altra lacuna importante: nelle parti in cui si vuole aiutare il lettore a orientarsi tra le tante informazioni scientifiche, ci si dimentica quasi completamente del ruolo di giornalisti e comunicatori, come se gli unici attori fossero gli scienziati e le persone comuni.

Chi è il lettore?

Il dubbio principale su ‘Salute: il valore della scienza’ è tuttavia un altro: a chi si rivolge questo libro? E, soprattutto, quale obiettivo vuole raggiungere?
Si tratta di domande fondamentali: questo genere di pubblicazioni difficilmente viene letto da complottisti o, più in generale, da chi ha scarsa fiducia nella scienza ma al massimo si può sperare di raggiungere qualche indeciso, ma il lettore tipico sarà una persona già convinta del valore della scienza e desiderosa di approfondire le proprie conoscenze.

Per questo lettore sarebbe utile scoprire non solo come funzionano la revisione tra pari uno studio clinico randomizzati in doppio cieco o quali accorgimenti vengono adottati per garantire l’integrità della ricerca scientifica, ma anche i limiti di queste soluzioni. Ma, a parte un accenno alla cosiddetta "cattiva scienza" (per la quale curiosamente si cita il lavoro di Enrico Bucci ma non quello di Ben Goldacre), non si affrontano problemi quali la mancata pubblicazione dei risultati di molte sperimentazioni cliniche, privando la comunità di informazioni potenzialmente utili sull’efficacia dei farmaci. E se alla persona convinta che i vaccini per il Covid siano terapia genica sperimentale basta rispondere ricordando i processi di autorizzazione dei farmaci (ammesso che valga davvero la pena rispondere), chi è interessato al valore della scienza merita una risposta in più.