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Io il Festival l'ho visto così

Aspettando l'assemblea di settembre per cose meno cinematografiche, il mio Pardo d’Oro personale va a ‘Bogancloch’

Ben Rivers
(Ti-Press)
17 agosto 2024
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Siamo arrivati anche questa volta alla fine della 77esima edizione del Festival di Locarno, per me la 53esima che seguo come giornalista, e il momento del bilancio è sempre quello più difficile. Per prima cosa non esiste un solo festival, ma ogni spettatore, che sia un professionista o un semplice appassionato si costruisce il suo festival personale scegliendo un percorso tra gli oltre 200 titoli proposti. Io personalmente ne ho visti una trentina, limitando la mia scelta a concorso internazionale e piazza con poche incursioni nelle altre sezioni. Ovviamente non conosco il palmarès che sarà annunciato questa sera in Piazza Grande, ma un giudizio generale prescinde dal palmarès, che rispecchia solo il giudizio personale dei membri della Giuria, professionisti del mondo del cinema ma non certo infallibili.

Primo anno di presidenza di Maia Hoffmann, per il momento non si sono percepiti grandi cambiamenti. Se prima con Solari eravamo abituati a un presidente onnipresente nei suoi bei abiti di lino, la Hoffmann ha rispettato il protocollo con il saluto alla piazza la serata inaugurale e gli incontri con le autorità, partecipando per esempio al tradizionale aperitivo con il Gran consiglio, volendo così trasmettere un messaggio di conferma del suo impegno per il Festival, ma abbiamo sentito la mancanza di un presidente sempre in giro tra la gente, con una parola di simpatia per tutti, dal famoso regista al piccolo giornalista all’operaio comunale che pulisce le strade! A settembre, in occasione dell’assemblea, sarà il momento delle decisioni e degli eventuali cambiamenti, per il momento si sa solo che le date restano invariate: inizio primo mercoledì di agosto. Un’ultima considerazione prima di parlare di film: una volta si diceva che per favorire l’internazionalità la lingua ufficiale del festival era il francese, ora invece l’inglese è dominante, anzi debordante sia nelle pubblicazioni ma anche nei sottotitoli, ed è un peccato, perché va bene che oggi è diventato obbligatorio conoscere l’inglese, magari non è così facile per tutti seguire e capire veloci sottotitoli…

Per quanto riguarda la piazza ho trovato la programmazione discontinua, con alcune proposte molto interessanti ‘Mexico 86’, di César Diaz, sulla feroce dittatura in Guatemala negli anni 70, il divertente americano ‘Sew Torn’ di Freddy Macdonald, ambientato in una inverosimile Svizzera da cartolina, l’iraniano ‘The Seen of the Sacred Fig’, di Mohammad Rasoulof, e lo spagnolo ‘Rita’, di Paz Vega, tutti film con storie al femminile molto forti, quest’ultimo sembra la versione spagnola di ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi per ribadire, come dice nei titoli finali, che la violenza machista è ovunque!

Avrei messo in concorso l’argentino ‘Gaucho Gaucho’, piccolo documentario/finzione sulla selvaggia vita dei vaqueros, invece che presentarlo in piazza. Difficile invece valutare in poche righe il Concorso: il mio Pardo d’Oro personale va a ‘Bogancloch’, dello scozzese Ben Rivers, e segnalerei anche il coreano ‘Suyoocheon’ di Hong Sangsoo, moderna storia di difficili rapporti, e il lituano ‘Akiplesa’, di Saulé Biluvaité, sui sogni delle ragazzine lituane di diventare ricche e famose nel mondo della moda ma per fortuna non sono giurato! E approfittate delle ripetizioni dell’ultimo giorno, appuntamento a l’anno prossimo dal 6 al 16 agosto!

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