Che siano strenne musicali o semplici colpi di genio, questi 20 cd ci dicono che il barocco ancora incanta. Anche chi pensava di aver già ascoltato tutto
Anche nel 2024, il panorama discografico dedicato al repertorio barocco è più vivo che mai, nonostante le periodiche esequie del Cd. È con piacere e una buona dose di tormento che ho selezionato venti “colpi di fulmine” tra le innumerevoli uscite dell’anno: perché, diciamolo, scegliere è stato un lavoro tanto affascinante quanto ingrato, vista la qualità. Questa piccola, ma spero gustosa, selezione celebra l’eccellenza dell’interpretazione storicamente informata e l’uso degli strumenti originali, capaci di regalare sonorità seducenti, scintillanti o struggenti. Si passa così dalle viole da gamba che sussurrano misteri secenteschi alle ance di oboi e fagotti che ci ricordano quanto il Barocco possa farci battere il cuore, fino a cembali e tiorbe che pizzicano le corde giuste, non solo in senso musicale. Ecco a voi un viaggio – guidato da chi ama perdersi tra antiche pagine e splendide registrazioni – tra i tesori del Seicento e del Settecento: che siano strenne musicali o semplici colpi di genio, questi 20 cd dimostrano che il Barocco, più che mai, sa incantare. Anche chi pensava di aver già ascoltato tutto.
Sirens & Soldiers, Concerto Scirocco, Giulia Genini (Arcana 565). Amore e Marte: Giulia Genini e sodali, con una selva di strumenti secenteschi, ci incantano evocando i suoni guerrieri e amorosi del Seicento. Un viaggio affascinante tra le partiture di Merula, Cavalli, Uccellini, Marini e altri maestri dell’epoca, tra canzoni, sonate, ciaccone e passacaglie: un vero paradiso per gli appassionati del Barocco.
No Strings Attached, La Petite Écurie (Arcana 570). Il Barocco risuona attraverso le ance di oboi e fagotti, avvolto nelle sonorità vellutate e setose degli strumenti storici, impreziosito da un tocco di percussione: un mondo lontano dalle timbriche degli strumenti moderni. Inizio travolgente con un Ground di Purcell, poi ci si lascia cullare, toccando le vette di un Concerto grosso di Händel e un Concerto di Vivaldi.
Viadana: Sacri concentus, Maximilien Brisson (Passacaille 1142). Uno straordinario omaggio a un autore ingiustamente dimenticato, Lodovico Grossi da Viadana, attivo tra Cinque e Seicento come maestro di cappella a Mantova: impagabili le sonorità dell’organo Antegnati di Santa Barbara.
Distracted Tymes, Ricercar Consort (Mirare 648). Il consort di viole attraverso le pagine dense e spesso scandalose di Tomkins, Lawes e sodali. Sonorità dense, di estrema raffinatezza, con due Fantasie di John Bull interpretate dalla magica organista Maude Gratton.
La Messagère, Lucile Boulanger (Alpha 1070). Lucile Boulanger ci offre un ritratto del suo magnifico strumento, la viola da gamba, attraverso pagine del Seicento francese alternate a composizioni contemporanee: di Philippe Hersant, Claire-Mélanie Sinnhuber e Gérard Pesson, dedicate proprio a Boulanger. Travolgente.
Sainte-Colombe le Fils: Pièces de viole, L’Achéron (Ricercar 466). La famiglia Sainte-Colombe rimane avvolta nel mistero: il padre fu maestro di Marin Marais, del figlio sono rimaste queste cinque suites, rese mirabilmente dalla musicalità di François Joubert-Caillet. Incontournable il Tombeau pour Monsieur de Sainte-Colombe le père.
Robert de Visée: Theorbo Solos, Jakob Lindberg (Bis 2562). Il genio di Visée attraverso l’avvolgente suono della tiorba in 32 miracolose miniature, con due ciaccone, una passacaglia e le Folies d’Espagne.
Corbetta: La Guitarre Royalle, Simone Vallerotonda (Arcana 556). Ritratto di Francesco Corbetta, il maggiore compositore per chitarra del Seicento, con gli strumenti a pizzico dell’ensemble I Bassifondi che fanno meraviglie: chitarra barocca, colascione, tiorba; con percussioni e tre voci.
Domenico Scarlatti: A Man of Genius, Francesco Corti (Arcana 568). Francesco Corti, tra i cembalisti più interessanti del panorama attuale, ci offre sedici sonate di Scarlatti, esaltate dalle splendide sonorità del cembalo di Philippe Humeau (2002). Una musicalità travolgente, unita a un’intelligenza stilistica impeccabile. Imperdibile la traccia 5: la Sonata in si bemolle maggiore K 248, una delle più belle in assoluto!
More Bach, please! Concerto Italiano, Rinaldo Alessandrini (Naive OP8454). Alessandrini non è nuovo a esperienze di trascrizioni, arrangiamenti, adattamenti. Qui gli ingredienti sono alcune opere scritte da Bach per cembalo e per violino (Partite, Suites francesi, Ouvertures), adeguatamente miscelate e metamorfizzate in Ouvertures per flauto traverso, oboi e archi. Da ascoltare alla cieca, tentando di individuare le pagine originali. Una goduria per i sensi e per la mente.
Bach. D!ssonanti (Incises 006). Il procedimento è lo stesso, le pagine di partenza anche organistiche, le sonorità d’arrivo cameristiche. Che meraviglia, il Nun komm der Heiden Heiland BWV 659 con l’oboe che espone il corale; e Christ, unser Herr 684 concertato! Culmini della sagace proposta, le orchestrazioni della Ciaccona per violino e della Passacaglia per organo: Cd imprescindibile.
Bach, Trios for Two, Lorenzo Cavasanti, Alessandro Padoan (Stradivarius 37287). Qui, Cavasanti e Padoan partono da due Sonate a tre per organo e due Sonate per cembalo e violino, e il risultato è affidato a flauto dolce e cembalo: elemento in comune, la scrittura a tre parti; il risultato gradevolissimo. Traccia 13 da incorniciare.
Bach, Partite, Giulia Nuti (Arcana 557). Giulia Nuti entra definitivamente nel ristretto olimpo delle e dei clavicembaliste/i di gran classe, con una registrazione che denota una personalità spiccata e inconfondibile. Adoriamo l’aggiunta di abbellimenti, ornamentazioni, fioriture, come nessun(a) interprete aveva ancora osato, nella pur ampia offerta discografica concernente le Partite.
Bach, Partite, Martin Helmchen (Alpha 994). Ancora Partite: Helmchen, che ci aveva già conquistati nel 2019 con la straordinaria registrazione dei Vingt Regards di Messiaen, sorprende scegliendo questa volta un pianoforte a tangenti del 1790, costruito da Späth & Schmahl. La sua interpretazione delle sei Partite è eccellente: lo strumento, lontano dalle scelte convenzionali, proietta il suono verso un’epoca successiva, avvicinandosi ai figli del grande Bach. Le sonorità sono suggestive e, come Giulia Nuti, Helmchen seduce aggiungendo abbellimenti gustosissimi.
Bach: Mass in B Minor, La Cetra, Andrea Marcon (Arcana 567). Andrea Marcon ha diretto la Messa di Bach nella scorsa stagione delle Settimane Musicali di Ascona: concerto memorabile, tempi pazzi, bella concertazione soli/tutti, il soprano Hana Blaziková in gran spolvero. Ritroviamo le grandi emozioni di quella serata in una registrazione dove emerge la joie de vivre di Marcon e della Cetra di Basilea.
The Experts, Louis-Noël Bestion de Camboulas (Hm 902738). Geniale il progetto discografico di Bestion de Camboulas, che ruota attorno all’idea di Hausmusik della famiglia Bach, e degli strumenti di Gottfried Silbermann: cembalo, pianoforte, e il suo capolavoro, l’organo di Freiberg del 1714, miracolosamente intatto. Tracce imperdibili: Bist du bei mir con la voce di Marc Mauillon; Ich ruf zu dir nell’arrangiamento del figlio Carl Philipp Emanuel; il Ricercar a 3 dell’Offerta Musicale con le sonorità pianistiche, ma del 1747.
Lully: Te Deum, Stéphane Fuget. (Château de Versailles 117). Quarto capitolo delle opere sacre di Lully a cura del grande specialista Fuget e i suoi ensemble spettacolari, Les Epopées: sonorità piene e suadenti nell’acustica della cappella di Versailles.
André Campra: Messe de Requiem, Sébastien Daucé (Hm 902679). Un altro grande specialista del Barocco transalpino, Daucé, aggiunge un importante tassello nelle sue esplorazioni vocali, con un must per gli amanti della musica francese della generazione d’oro, tra Marais e Rameau: Campra mette d’accordo tutti.
Destinées, Sophie de Bardonnèche (Alpha 1078). L’ottima violinista Bardonnèche valorizza le compositrici francesi del XVII e XVIII secolo: attorno alla figura centrale di Élisabeth Jacquet de La Guerre, ruotano altre donne dell’oblio: Mademoiselle Duval, Mademoiselle Laurent, Marie-Christine Fumeron. Siamo conquistati dalla varietà stilistica: dal mondo della danza a quello della sonata.
Tales of song and sadness, Frans Brüggen & Louis Andriessen (Pentatone 5187389). La nostra rassegna si conclude con un intreccio di omaggi: Josquin celebra Ockeghem con la Déploration, mentre il compositore Louis Andriessen dedica il suo May al direttore Frans Brüggen. L’intera raccolta è un tributo a Brüggen e Andriessen, attraversando repertori dal Quattrocento alla contemporaneità. L’ultima traccia è un’esecuzione indimenticabile della Entrée d’Abaris di Rameau, diretta da Brüggen: un momento di toccante bellezza.