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Riforma della giustizia, ‘risposte fumose a domande concrete’

Il presidente della ‘Giustizia e diritti’ sulla presa di posizione del governo sulla risoluzione del Gran Consiglio votata all’unanimità in ottobre

Tanta carne al fuoco
(Ti-Press)
19 dicembre 2024
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Gli era stato chiesto di dare il proprio parere entro il 31 dicembre, ed eccolo arrivato. Inoltrando il relativo documento di tredici pagine al parlamento, il Consiglio di Stato ha preso posizione sulla risoluzione del Gran Consiglio dello scorso 14 ottobre relativa alle riforme della giustizia ticinese. Risoluzione elaborata a partire dalle proposte della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, a cui il Legislativo aveva dato il proprio via libera unanime (61 favorevoli e 6 astenuti) nella seduta di ottobre.

‘Dopo anni di richieste inascoltate, ci aspettavamo altro’

Molti i suggerimenti della ‘Giustizia e diritti’ con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’efficienza, l’indipendenza e la trasparenza del Terzo potere dello Stato: dall’introduzione urgente di un codice etico, alla concessione di maggiore autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa al sistema giudiziario, passando da una maggiore professionalizzazione della carica di presidente del Consiglio della magistratura e di giudice di pace, fino a una trasformazione del Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato in una vera prima istanza amministrativa indipendente.

Non sono però particolarmente incisive le risposte del governo. Come rileva anche il presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò (Centro). «Dopo anni di richieste inascoltate e rapporti mai realizzati, penso che la giustizia ticinese si meriti altro». È critico il suo commento. «La risoluzione votata dal Gran Consiglio – afferma – è chiara, non rivoluziona il sistema ma fa delle proposte concrete. Ci si aspettavano dunque risposte tangibili, fatti concreti». E rimprovera: «Siamo alle solite. Un documento di tredici pagine, gran parte delle quali sono un sunto della situazione attuale insieme a un condensato di buoni propositi. Dove invece il Consiglio di Stato non è in grado o non vuole dare risposte, viene istituito l’ennesimo gruppo di lavoro o attribuite ad altri le responsabilità di dover fare».

Punto per punto

Entrando nel merito, per quanto attiene al codice etico il governo scrive: “Rammentando che l’Amministrazione cantonale si è dotata di un Codice di comportamento per i dipendenti della stessa, il Consiglio di Stato, per il tramite del Dipartimento competente, ha trasmesso l’atto parlamentare sul tema al Consiglio della Magistratura e alle Autorità giudiziarie cantonali. La risposta è prevista nei prossimi mesi”.

Si passa poi al tema dell’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della giustizia. “Ribadito come l’autonomia finanziaria della Magistratura costituisca uno degli indirizzi strategici per una giustizia ticinese moderna – ricorda il Consiglio di Stato –, lo stesso deve essere preceduto da un rafforzamento del coordinamento organizzativo della giustizia per i quali si imporranno delle modifiche legislative settoriali non realizzabili entro il 30 giugno 2025”.

Riguardo alla Magistratura dei minorenni – per la quale la risoluzione chiede un potenziamento dell’organico, includendo la nomina di un nuovo magistrato dei minorenni, un sostituto, un segretario e uno o due educatori – verrà avviato dal Consiglio della magistratura un gruppo di lavoro di riforma del Ministero pubblico nel 2025. Con il compito di valutare “tutte le proposte parlamentari afferenti le due autorità giudiziarie”. Il Consiglio di Stato rinnova nel documento l’invito alla ‘Giustizia e diritti’ di prendere parte ai lavori tramite un rappresentante commissionale. Resta però “difficile stimare le tempistiche di licenziamento del Messaggio, ritenendo anche il coordinamento da parte del Consiglio della Magistratura”. Per la pretura penale, afferma invece il governo, “il Messaggio di potenziamento contestuale al progetto pilota nazionale di ‘Justitia 4.0’ è previsto per il primo trimestre 2025”.

Non solo. L’Esecutivo prende anche atto della volontà di esperire ulteriori approfondimenti commissionali sul tema delle Preture di Valle. “L’intento di preservare istituzioni giudiziarie cantonali con le Preture di Valle – osserva il governo – va accompagnato con una riflessione sul ruolo e la funzionalità dei distretti, immaginando il loro inserimento in giurisdizioni riviste e prevedendo per legge il mantenimento di queste sedi dislocate nelle quali potranno essere trattate cause civili delle aree urbane di riferimento”.

Entro la fine del 2025 è poi previsto il Messaggio di riforma sulle Giudicature di pace. Il gruppo di progetto, ai cui lavori è nuovamente elargito l’invito alla commissione del Gran Consiglio, “ha già ritenuto nelle prime due riunioni svolte le proposte parlamentari”.

Nulla di fatto, per ora, anche per quanto concerne la nomina dei magistrati.

Pur sottolineando la propria disponibilità a entrare nel merito delle richieste dell’iniziativa parlamentare ‘Istituire un Tribunale amministrativo (indipendente e imparziale) di prima istanza anche in Ticino’ presentata nel 2021 da Dadò, il governo prende tempo: “Ritenuta l’evidente complessità di questa riforma e la fase preparatoria che ne deriva con le conseguenti tempistiche necessarie per tutti gli approfondimenti del caso, prima di procedere, attendiamo l’evasione dell’atto parlamentare”.

Sulle proposte inerenti al Consiglio della magistratura, il Consiglio di Stato si rimette “a una successiva presa di posizione da parte del Cdm, che per le note ragioni (il caos Tpc, ndr), non ha potuto determinarsi compiutamente sulle proposte parlamentari”.

Per gli onorari dei magistrati la risoluzione propone l’introduzione di un piano di carriera con uno stipendio minimo di ingresso e quattro scatti di anzianità ogni cinque anni, insieme alla possibilità di negare questi scatti in caso di sanzioni disciplinari o mancato raggiungimento degli obiettivi lavorativi. In merito, sancisce il governo, “il gruppo di lavoro coordinato dalla Sezione delle risorse umane avvierà i lavori a fine gennaio e riterrà le proposte parlamentari”. Non risulta a ogni modo attuabile la presentazione di un Messaggio entro il termine del 30 giugno prossimo.

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