Il Cda della cassa pensioni sceglie la strada della continuità e la Rete critica gli altri rappresentanti del personale
Il consiglio di amministrazione dell’Ipct, l’Istituto di previdenza del canton Ticino, ha aggiornato il tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia, fissandolo all’1,75%. Questo nonostante la Rete per la Difesa delle Pensioni (ErreDiPi) si sia mobilitata, anche attraverso una petizione sottoscritta da quasi mille affiliati attivi, per chiedere di alzare la remunerazione e portarla al 4 per cento. Niente da fare. Il gremio, composto da rappresentanti del personale e rappresentati del datore di lavoro, ha optato compatto per un tasso di 1,75%, in linea con quello riconosciuto negli scorsi anni e con il piano di risanamento della cassa. L’Ipct si trova infatti attualmente in sottocopertura. Una scelta messa in conto dal Cantone nel 2012, quando si è scelta una ricapitalizzazione parziale e non totale, ma che impone ora un percorso che porterà a una copertura dell’85 per cento nel 2051. E attualmente si è pure in ritardo sulla tabella di marcia.
“Siamo rimasti soli”, è stato il commento di ErreDiPi. Una chiara critica a Ocst e Vpod, le due sigle sindacali che insieme alla Rete rappresentano i dipendenti all’interno del Cda, e che hanno votato a favore di una remunerazione dell’1,75%. “All’interno del consiglio di amministrazione i rapporti di forza sono purtroppo sfavorevoli”, scrive ErreDiPi. “Noi continueremo però a batterci per spiegare in modo semplice e chiaro qual è il costo per ciascuno di noi del cammino di risanamento e per chiarire che succede così solo da noi, nel cantone dove gli stipendi sono più bassi del 20% rispetto alla Confederazione, dove il rischio di povertà è tra i più alti in tutta Europa e dove si fatica ad avere prospettive d’impiego dignitose”.
Il tema ha fatto discutere nelle scorse settimane ed è sfociato anche in un atto parlamentare da parte del Movimento per il socialismo (Mps). Ad accendere la miccia era stata la richiesta, presentata davanti alla stampa, da parte di ErreDiPi. Chiara la richiesta: una remunerazione più alta, del 4 per cento, degli averi di vecchia per gli affiliati attivi alla cassa. Richiesta alla quale aveva risposto il presidente del Cda dell’Ipct Daniele Rotanzi che, sollecitato dalla ‘Regione’ aveva replicato: “Un tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia del 4 per cento sarebbe in questo momento una follia. Intendiamoci, sarebbe bello poter applicare un tasso del genere. La situazione finanziaria della cassa però non lo permette”. Non solo, sempre Rotanzi metteva in guardia sulle possibili conseguenze di una remunerazione del 4 per cento come indicato da ErreDiPi. “Se per caso dovesse essere accettata questa proposta – avvertiva il presidente del Cda – farebbe quasi certamente partire una segnalazione all’autorità di vigilanza da parte del perito in materia di previdenza professionale che deve appunto vigilare sulla situazione finanziaria della cassa”. Proprio su questa dichiarazione l'Mps ha chiesto delucidazioni al Consiglio di Stato.
Spiegazione, quelle di Rotanzi e della maggioranza del Cda, che ErreDiPi non condivide: “Con un rendimento che probabilmente chiuderà ben sopra il 6% è dimostrato che una remunerazione dell’1,75% porterà il tasso di copertura al 68,4%. Con una remunerazione del 4% sarebbe stato del 68%. Non era quindi per niente in gioco la stabilità della cassa, ma il principio secondo cui (quasi) tutto il rendimento della cassa serve a capitalizzarla”.