Non sono andate giù all’Mps le dichiarazioni del direttore dell’Ipct, l’Istituto di previdenza del Canton Ticino, Daniele Rotanzi apparse su ‘laRegione’ del 22 novembre. Rotanzi, sulle proposte avanzate da ErreDiPi riguardo al tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia, aveva affermato: “Un tasso di remunerazione del 4% sarebbe in questo momento una follia. Intendiamoci, sarebbe bello poter applicare un tasso del genere. La situazione finanziaria della cassa però non lo permette”. Da qui l’inoltro di un’interpellanza a firma Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini all’indirizzo del Consiglio di Stato.
Il tasso di remunerazione, ricordano, “viene fissato dal Cda della cassa, sulla base di diversi criteri, a partire da quello minimo stabilito dal Consiglio federale nell’ambito delle procedure previste dalla Legge sulla previdenza professionale (Lpp)”. E aggiungono: “ErreDiPi è attualmente la realtà più rappresentativa degli assicurati attivi presso l’Ipct, come confermato dalla recente votazione per l’elezione del Cda”.
Sergi e Pronzini vanno dunque all’attacco. “Daniele Rotanzi – scrivono –, in qualità di direttore dell’Ipct, riveste uno statuto assimilabile a quello di un funzionario dirigente. I suoi compiti, così come quelli della direzione dell’istituto, sono stabiliti da disposizioni e normative precise che delimitano chiaramente le competenze della direzione rispetto a quelle del Cda”. Ciò detto, “il comportamento di Rotanzi non appare conforme a quello che ci si aspetterebbe da un funzionario dirigente”. In questo caso, proseguono i due deputati, “l’intervento pubblico di Rotanzi ha riguardato un tema che non si limita a essere una questione tecnica, ma che implica valutazioni e opinioni di natura eminentemente politica”. Non solo. Per i granconsiglieri, “Rotanzi si è espresso su una proposta proveniente dall’organizzazione più rappresentativa dei salariati assicurati presso l’Ipct, facendolo pubblicamente e prima che il Cda potesse discutere l’argomento e assumere una posizione in merito”. Ragione per cui, “si tratta di una grave mancanza da parte del direttore dell’Ipct che, anche in passato, ha dimostrato di oltrepassare frequentemente i limiti delle proprie competenze”.
Sergi e Pronzini chiedono dunque al governo come valuti “il fatto che il direttore dell’Ipct abbia espresso pubblicamente giudizi sulle proposte presentate da componenti del Cda dell’istituto prima che queste fossero discusse al suo interno”, se Rotanzi sia stato “autorizzato a esprimere pubblicamente le proprie opinioni in merito alle proposte avanzate” da ErreDiPi, in caso affermativo, chi abbia “concesso tale autorizzazione, quando e in quale forma”, e, in caso negativo, “quali misure intenda proporre affinché simili episodi non si ripetano”.