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Caos Tpc e alta vigilanza, la commissione vuole una perizia

Il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Dadò: ‘Serve un parere esterno indipendente’. Spostata intanto al Ministero pubblico la segretaria mobbizzante

In sintesi:
  • Il coordinatore ribadisce: qui la separazione dei poteri non c'entra
  • La Commissione di ricorso sulla magistratura è da mesi senza presidente. Dov'è il parlamento?…
Palazzo di giustizia sotto i riflettori
(Ti-Press)
25 novembre 2024
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La ‘Giustizia e diritti’ non molla la presa. Dopo aver incassato di recente il secondo no della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello alla visione del rapporto stilato dall’avvocata ed ex procuratrice generale aggiunta Maria Galliani, dietro mandato del Consiglio di Stato, sui fatti da lei accertati in relazione al mobbing che una segretaria del Tribunale penale cantonale avrebbe subìto da una collega – il caso che ha originato il cosiddetto caos Tpc –, l’organo parlamentare presieduto dal deputato del Centro Fiorenzo Dadò vuole affidarsi a un perito. Un passo deciso nella riunione odierna. La commissione ‘Giustizia e diritti’ intende così rivolgersi a un perito esterno all’Amministrazione e professionalmente attivo fuori cantone (un docente universitario d’oltre Gottardo?) per capire se e come può esercitare l’alta vigilanza, riconosciutale dalla legge, nell’ambito di una procedura amministrativa in corso e quindi, in sostanza, se ha diritto di accedere ai relativi atti, nella fattispecie il documento elaborato da Galliani.

Una procedura in corso, come quella di cui si sta occupando la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello (del quale il Tpc fa parte) che ha assunto a suo tempo le due funzionarie. L’esercizio dell’alta vigilanza sulla giustizia “non legittima in alcun modo la Commissione giustizia e diritti a poter prendere visione degli atti relativi alle eventuali procedure amministrative/disciplinari in corso”, ha scritto fra l’altro il presidente del Tribunale d’appello, il giudice Giovan Maria Tattarletti, nella lettera datata 13 novembre alla commissione parlamentare che aveva nuovamente chiesto di trasmetterle copia integrale del rapporto Galliani, eventuali allegati inclusi. A giustificazione del diniego opposto dalla Commissione amministrativa, Tattarletti aveva richiamato il parere giuridico del già presidente del Tribunale federale Claude Rouiller sollecitato quattro anni fa dalla ‘Giustizia e diritti’ in occasione del tormentato rinnovo delle cariche dei magistrati del Ministero pubblico. “Le considerazioni esposte nel citato parere (...) valgono in effetti, mutatis mutandis, per l’ambito qui in oggetto, dove la Commissione amministrativa opera in base alle proprie prerogative di autorità di nomina del personale impiegato presso il Tribunale d’appello”.

‘Abbiamo preso atto con disappunto della risposta del Tribunale’

«Abbiamo preso atto con un certo disappunto della risposta della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello – afferma interpellato dalla ‘Regione’ Fiorenzo Dadò –. Spiace che ci sia questo continuo ping pong di lettere e richieste. Abbiamo quindi deciso di chiedere un parere autorevole a un esperto indipendente sull’esercizio dell’alta vigilanza su questo caso specifico. Ci sono infatti pareri discordanti. Per noi è chiaro che il compito del Gran Consiglio sia anche quello di svolgere un controllo per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, pure quelli della giustizia. La separazione dei poteri, sacrosanta, riguarda infatti – tiene a puntualizzare il coordinatore della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ – le questioni giudiziarie».

Conferire un mandato esterno, e avere poi i risultati, potrebbe tuttavia richiedere del tempo. Diverso tempo. «Ma la commissione non ha alcuna intenzione di demordere», precisa senza esitazione il suo presidente. Sul tavolo ci sono peraltro anche altre possibilità. «Stiamo valutando – indica Dadò – quali potrebbero essere altre strade da seguire per quanto riguarda le possibilità che ha il Gran Consiglio. Una potrebbe essere un audit esterno, come già successo in passato, per esempio con l’ex funzionario del Dss (condannato per reati sessuali, ndr), un’altra potrebbe essere la Commissione parlamentare d’inchiesta. In questo momento, però, sono solo delle ipotesi».

Dopo aver anche letto in questi giorni contributi dottrinali, ora la ‘Giustizia e diritti’ desidera vederci chiaro, per fugare ogni dubbio. Da qui la decisione di fare capo a un perito esterno. Nessun incarico è stato tuttavia al momento formalizzato. «Presenteremo all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio la lista di domande che intendiamo porre con ovviamente un preventivo dei costi – afferma, da noi interpellato, il granconsigliere del Plr e membro della ‘Giustizia e diritti’ Matteo Quadranti –. In caso di luce verde dell’Up, procederemo».

Quadranti è autore di due interrogazioni sul Tribunale penale cantonale “in subbuglio" (medesimo sostantivo nei titoli di entrambi gli atti parlamentari). Una è stata inoltrata nell’aprile di quest’anno, l’altra interrogazione – tuttora pendente – in agosto. Gli “accertamenti preliminari” di cui è stata incaricata Galliani “limitatamente ai collaboratori interessati del settore amministrativo”, si legge nella risposta data in maggio dal governo alla prima interrogazione di Quadranti, “saranno poi messi a disposizione del Tribunale di appello che, in quanto autorità di nomina, è competente per valutare il prosieguo della procedura”. Galliani ha rassegnato il proprio rapporto intorno alla metà di agosto al Consiglio di Stato. Il governo lo ha poi girato alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello. Quanto tempo serve ancora alla Commissione amministrativa per trarre le conclusioni giuridiche sui fatti accertati dall’avvocata?

‘Un dossier che si trascina da un anno’

Intanto c’è un’importante novità. La segretaria che avrebbe mobbizzato è stata trasferita. Dal Tribunale penale cantonale al Ministero pubblico, quale segretaria del procuratore pubblico Luca Losa. Come leggere questo ‘provvedimento’ della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello? Cosa c’è allora nel documento di Galliani? «È quello che vorremmo sapere anche noi della ’Giustizia e diritti’ nell’esercizio dell’alta vigilanza – osserva Quadranti –. Ricordo che le competenti autorità sono state informate del presunto mobbing oramai un anno fa». Il dossier si trascina dunque da dodici mesi...

Senza dimenticare segnalazioni e contro segnalazioni al Consiglio della magistratura, nonché denunce, fra i giudici del Tribunale penale: fatti che hanno contraddistinto questi dodici mesi. Il ‘caos Tpc’. Una situazione che vede contrapposti da una parte Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, che, dopo la funzionaria presunta mobbizzata, avevano a loro volta segnalato il caso di mobbing, e dall’altra il presidente del Tpc Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. Ermani che nel 2023 aveva inviato su WhatsApp alla segretaria presunta vittima del mobbing la foto, tratta da internet, con i due peni giganti di plastica, una donna seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio Penale’.

Commissione di ricorso sulla magistratura da mesi senza responsabile...

In Ticino le decisioni del Consiglio della magistratura possono essere impugnate. Davanti alla ‘Commissione di ricorso sulla magistratura’. La quale da mesi è però senza un presidente e ciò, per giunta, in pieno ‘caos Tpc’. È senza presidente, poiché Emanuela Epiney-Colombo, già giudice d’Appello, ha cessato il proprio mandato alla testa della commissione per raggiunti limiti di età. Ma l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio sa della circostanza? Abbiamo provato a contattare il presidente dell’Up, il leghista Michele Guerra. Però invano. La Commissione di ricorso è composta di un presidente (da designare) e da due membri (oggi il giudice del Tribunale federale Roy Garré e l’avvocato Alfio Mazzola). Due i supplenti (ora agli avvocati Nicola Fornara Mario Borradori).