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‘Una dipendenza considerata di serie B con rischi però concreti’

In Svizzera esiste un buco legislativo che permette di scommettere senza filtri. Ne parliamo con la responsabile dei servizi ambulatoriali di Ingrado

‘Un tema ancora molto banalizzato che porta a una mancanza di consapevolezza’
(Keystone)
27 dicembre 2024
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«Quando andare a controllare continuamente l’andamento del mercato finanziario inizia a diventare centrale all’interno della propria quotidianità siamo già in presenza di trading patologico. Quindi di una situazione in cui si potrebbe poi facilmente innestare una vera e propria dipendenza». Sara Palazzo, responsabile dei servizi ambulatoriali di Ingrado - Servizi per le dipendenze, si occupa anche di dipendenze da attività comportamentale. Tra le prestazioni offerte da Ingrado vi sono infatti anche le consulenze rivolte alle persone e ai loro familiari che hanno una difficoltà o una dipendenza comportamentale nell’utilizzo di gioco d’azzardo, internet, videogiochi, smartphone, acquisti compulsivi e sesso.

La promessa di vincite facili e l’oscillazione repentina dei mercati

Il mondo delle criptovalute, nato con il Bitcoin nel 2009, ha visto una crescita esponenziale, attirando investitori da ogni parte del mondo con la promessa di facili guadagni. La dipendenza da trading online, spiega in tal senso Palazzo, «è assolutamente paragonabile alla dipendenza da gioco d’azzardo». Le caratteristiche sono in effetti sostanzialmente assimilabili: «Parliamo di rischi di isolamento sociale, di forte indebitamento, ma anche di sbalzi di umore, depressione e ansia». Conseguenze peraltro molto simili anche a quanto si riscontra con le dipendenze da sostanze illegali o alcol. Quella da trading online, rimarca però Palazzo, «viene reputata una dipendenza di serie B». E illustra: «Le dipendenze comportamentali sono invisibili, il che rende molto spesso difficoltoso l’intervento precoce». Non solo. «È un tema – osserva – ancora molto banalizzato dalla popolazione che generalmente non crede possa portare a una dipendenza. Non essendoci consapevolezza sui rischi, non viene purtroppo tematizzato abbastanza».

Rispetto al gioco d’azzardo, vi è però una differenza sostanziale. «A livello legislativo il trading online non è ancora regolamentato dalla Legge sui giochi in denaro. Un gap che dovrà prima o poi essere colmato», rileva Palazzo. E nota: «Negli anni si è cercato di regolare tutte le attività legate al gioco online, come le scommesse sportive». In altri termini, per quanto riguarda il gioco d’azzardo, precisa Palazzo, «relativamente ai siti autorizzati a livello federale, esistono dei blocchi automatici. Chiaramente tutto quello che è dark web e piattaforme di gioco illegali è completamente un altro mondo». I mercati finanziari, quindi, esulano da queste regole: «Si può scommettere senza alcun filtro o limite, rischiando di indebitarsi in maniera anche molto importante».

Scommettere sui mercati finanziari è un’operazione speculativa volta a ottenere un profitto. Il problema, dice Palazzo, «è che da una parte queste persone sono attirate da una vincita facile e molto allettante, perché la possibilità di ottenere dei rendimenti elevati è concreta. Dall’altra spesso non ci si rende conto di quanto repentinamente oscillino i mercati». Insomma, «come si possono guadagnare tanti soldi rapidamente, si possono perdere altrettanto velocemente».

Esclusione sociale, indebitamento e perdita del lavoro

Come detto, non sono pochi i rischi legati al trading online. Tra questi l’esclusione sociale. «Per seguire continuamente i mercati finanziari – chiosa Palazzo – si finisce per trascurare le relazioni sociali e gli interessi personali. C’è chi per esempio rimane chiuso in ufficio durante la pausa pranzo per continuare a controllare l’andamento dei mercati. Ecco, questi sono tutti campanelli d’allarme», rende attenti.

Non solo isolamento sociale, ma anche alto rischio di indebitamento associato a una potenziale perdita del posto di lavoro. «Recentemente – rievoca Palazzo – ho seguito dei casi dove erano dediti a scommettere anche durante le ore di lavoro, rimanendo indietro con le proprie mansioni».

Tra consulenze psicoeducative e mancanza di dati statistici

Come fare dunque per sostenere queste persone? «Come centro di competenza sulle dipendenze – afferma Palazzo – offriamo un primo momento di consulenza psicoeducativa per aiutare i giocatori e i loro familiari. Con una buona psicoeducazione, se non è grave o associato ad altri problemi psichici, tante volte il problema può rientrare abbastanza facilmente. Nelle altre casistiche viene invece poi associata una psicoterapia con eventualmente anche un seguito psichiatrico dove il consulente di Ingrado rimane quale punto di riferimento al fine di mantenere attiva una presa a carico integrata».

Sul piano numerico, in Ticino non esistono ancora degli effettivi dati statistici. «A livello nazionale – mette in luce Palazzo – lo studio eGames di Dipendenze Svizzera realizzato nel 2021 ha rilevato che il 7% dei giocatori d’azzardo presi in considerazione nel campione ha scommesso sui mercati finanziari. Di questi il 27,1% ha mostrato un comportamento di gioco problematico. Sono proporzioni importanti».

Ad avvicinarsi al fenomeno una popolazione sempre più giovane

A preoccupare Palazzo il fatto che, «con ogni probabilità, chi si interfaccia al nostro servizio è la punta dell’iceberg. Si tratta di persone che chiedono aiuto essendosi indebitate fortemente. Coloro che invece riescono a stare a galla, perché magari hanno redditi alti, non ci contattano». Insomma, il timore è che ci sia tutta «una popolazione invisibile che non si riesce a raggiungere». Di più. «Siamo sull’attenti – evidenzia – perché recentemente si sta avvicinando al mondo delle scommesse sportive online e a quelle sui mercati finanziari una popolazione sempre più giovane, facilitata dagli smartphone e ingolosita dalla vincita facile. La popolazione più a rischio sono i giovani che ricevono i primi stipendi, penso a chi sta facendo l’apprendistato e che vive ancora a casa dei genitori».

Online esiste poi tutto un sottobosco di pseudo-guru sui social che fanno gola ai più giovani promettendo grandi vincite facili e veloci. «È un fenomeno che si aggiunge alle pubblicità ingannevoli. Questi ‘influencer’ fanno passare il messaggio che scommettere sulle criptovalute sia la cosa più facile al mondo. Non dimentichiamo che pure chi ha studiato finanza per anni fa fatica a capire gli andamenti dei mercati». E il buco legislativo di cui sopra chiaramente non aiuta: «Non essendo regolamentato viene a mancare tutto lo spettro dei fattori di protezione».

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