Il centro di socializzazione di Balerna intende continuare a collaborare con il centro di Pasture e ampliare i pranzi interculturali
Mancano pochi giorni e il centro socializzazione ‘La Tartaruga’ entrerà nel suo 40esimo anno di attività. Un traguardo significativo, ottenuto grazie alla dedizione dei 15 volontari che, dal 1985, accolgono a Balerna bambini e mamme in un abbraccio fatto di gioco, solidarietà e integrazione.
L’idea iniziale del piccolo gruppo di mamme volontarie di Balerna era semplicemente quella di creare uno spazio che rispondesse al bisogno di socialità e sostegno. Il progetto era semplice: offrire un luogo dove i bambini potessero giocare e i genitori incontrarsi, creando una comunità accogliente. Con il passare degli anni, l’affiatamento tra i volontari è cresciuto, così come gli spazi a loro disposizione. Come racconta la volontaria Mariella Zaramella «inizialmente eravamo in un locale dell’oratorio di Balerna, poi ci siamo trasferiti all’ultimo piano di una palazzina di Pro Senectute. Infine, siamo approdati in centro paese (in via San Gottardo 94, accanto all’ufficio postale, ndr). Questo è il luogo ideale per noi, perché facilmente raggiungibile sia in automobile – con parcheggi vicini – che con i mezzi pubblici».
Grazie a questo spazio, e «anche a quelle mamme che fin dall’inizio sono state volontarie e che ora sono diventate le colonne portanti», il pre-asilo ha attirato l’interesse del Cantone: «Nel 2016, l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (Ufag) ci ha riconosciuti come centro di socializzazione, poiché rispondevamo a tutti i loro criteri, tra i quali orari di apertura settimanali e spazi idonei con le necessarie misure di sicurezza». Oltre all’Ufag, a sostenere le attività de ‘La Tartaruga’ c’è anche il Municipio di Balerna. Inoltre, poco meno di un mese fa, anche l’associazione che conferisce il ‘Premio Federico Mari’ ha deciso di assegnare 5’000 franchi a ‘La Tartaruga’ per il suo impegno nell’integrazione e nell’accoglienza di cittadini di tutte le età. Soldi che serviranno a ristrutturare il locale nel quale vengono organizzati i pranzi interculturali.
Il riconoscimento dell’Ufag ha permesso al pre-asilo di ampliare il proprio bacino di utenza, non limitandosi solo alle attività destinate ai bambini: «Oltre a letture, canzoni e piccoli laboratori manuali per i bambini, offriamo anche ai genitori uno spazio di socializzazione dove possono scambiarsi esperienze. Periodicamente, nella nostra struttura è presente anche un infermiere consulente materno-pediatrico dell’Associazione di Assistenza e Cura a Domicilio del Mendrisiotto e del Basso Ceresio, che affronta tematiche legate alla salute. Sempre gratuitamente, nell’ambito del Progetto Genitori, forniamo consulenze sulla genitorialità e sul benessere del bambino, oppure organizziamo serate nelle quali proponiamo dei corsi come la disostruzione delle vie respiratorie o sulla naturopatia».
Uno degli aspetti più significativi del progetto è l’attenzione all’integrazione. Alle attività ormai consolidate si aggiungono anche iniziative dedicate a chi è appena arrivato in Ticino, «come il corso di italiano che offriamo alle famiglie ucraine che sono arrivate a partire dal febbraio 2022, gestito dalle nostre volontarie» oppure i pranzi interculturali. «Durante questi momenti conviviali – sia a merenda che per pranzo –, ognuno porta una propria specialità e tutti insieme mangiamo, condividendo un’occasione di conoscenza reciproca, ma anche di integrazione familiare». E proprio con quest’ultimo scopo, lo scorso anno ‘La Tartaruga’ ha iniziato una collaborazione con la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) per poter accogliere nei loro spazi anche le famiglie con minori che si trovano nel Centro federale d’asilo. «Il progetto è stato molto apprezzato dalla Sem, e vorremmo riproporlo anche l’anno prossimo. È vero che alcune di queste persone potrebbero lasciare il Ticino in breve tempo, ma riteniamo giusto e importante dare loro l’opportunità di uscire dal centro di accoglienza e integrarsi alla nostra realtà. Vogliamo offrire loro la possibilità di trovarsi in un ambiente stimolante per i bambini nel quale giocare con i loro coetanei, mentre le madri possono sedersi a un tavolo con una tazza di caffè». Questo scambio sembra la classica situazione ‘win-win’, infatti a trarre beneficio della collaborazione ci sono anche i volontari e gli altri utenti del centro di socializzazione: «Per noi è un’occasione per conoscere culture diverse e mettere in pratica le nostre competenze linguistiche, in particolare in francese e in inglese».
In tutti questi anni di volontariato, tra differenti generazioni, il contesto sociale ha subito una notevole mutazione: «Un tempo era raro vedere nonne che accompagnavano i bambini. Ora, invece, sono sempre più coinvolte, soprattutto perché aumentano i casi nei quali entrambi i genitori lavorano o ci sono famiglie monoparentali». Se da un lato la presenza dei genitori è più limitata, dall’altro c’è chi non vuole rinunciare a seguire il proprio figlio durante la giornata: «Abbiamo notato un incremento della presenza di padri con lavori part-time, che sempre più spesso condividono con le madri l’educazione dei figli. Spesso, la mattina è la madre a portare il bambino, mentre nel pomeriggio è il padre, o viceversa». Insomma, all’interno de ‘La Tartaruga’ si assiste a uno spaccato della società, alla sua evoluzione e grazie all’impegno delle volontarie, tra le quali anche alcune giovani mamme ognuna con le proprie competenze, continueranno ad accogliere i bambini da zero a quattro anni anche in futuro. Come conclude Mariella Zaramella «le nostre porte sono aperte in ogni periodo dell’anno. Ci sono sempre più spesso famiglie con due o tre figli che non possono permettersi di andare in viaggio, noi cerchiamo di evitare che questa coesione si interrompa, soprattutto durante queste pause delle vacanze, organizzando attività anche all’esterno del centro come nelle case anziani o nei parchi».