La richiesta di ErreDiPi sugli averi di vecchiaia bocciata dal direttore Daniele Rotanzi. ‘Scatterebbe una segnalazione all'autorità di vigilanza’
«Un tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia del 4 per cento sarebbe in questo momento una follia. Intendiamoci, sarebbe bello poter applicare un tasso del genere. La situazione finanziaria della cassa però non lo permette». È una chiusura senza mezze misure quella del direttore dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct) Daniele Rotanzi alla proposta, avanzata ieri dalla Rete per la difesa delle pensioni (ErreDiPi), di alzare la remunerazione degli averi vecchia dagli attuali 1,75 al 4 per cento.
A decidere sarà prossimamente il Consiglio di amministrazione della Cassa composto da cinque rappresentanti dei lavoratori (tre di ErreDiPi) e cinque del datore di lavoro. L’approvazione della proposta appare in ogni caso molto improbabile. «Se per caso dovesse essere accettata – continua Rotanzi – farebbe quasi certamente partire una segnalazione all’autorità di vigilanza da parte del perito in materia di previdenza professionale che deve appunto vigilare sulla situazione finanziaria della cassa».
Per il direttore dell’Ipct «la richiesta da parte degli assicurati è anche comprensibile, ma assolutamente impraticabile. È vero, nel 2012 era stato prospettato agli affiliati un determinato scenario che partiva però da una serie di ipotesi che poi non si sono realizzate». Tra queste: che il patrimonio avrebbe reso in media il 4 per cento e che il tasso tecnico sarebbe rimasto al 3,5 per cento, cosa che poi non si è verificata. «Bisogna essere realisti e trovare dei compromessi sostenibili, ma parliamo di margini di manovra intorno al quarto di punto».
Ricorda Rotanzi: «In questo momento la cassa si trova in sottocopertura. Una scelta messa in conto dal Cantone nel 2012, quando si è scelta una ricapitalizzazione parziale e non totale, ma che impone ora un percorso che porterà a una copertura dell’85 per cento nel 2051. Percorso sul quale al momento siamo in ritardo. Non possiamo quindi andare a dare ora remunerazioni così generose. Quando avremo un certo anticipo rispetto al cammino di finanziamento previsto allora si potrà parlare di aumentare la remunerazione».