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Giudice di pace Mendrisio, i due candidati a confronto

Giorgio Romano, per raggiunti limiti di età, lascerà il posto a Brunello Ponti o a Marzia Fabbrini. Entrambi vantano una lunga esperienza nella mediazione

Brunello Ponti e Marzia Fabbrini
22 novembre 2024
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Il Circolo di Mendrisio dal 2025 avrà un nuovo giudice di pace. Il 46enne di Coldrerio Brunello Ponti – primo proponente Luigi Brenni (Plr) –, e la 43enne di Mendrisio Marzia Fabbrini – primo proponente Davina Fitas (Il Centro) –, sono i due candidati in lizza per sostituire Giorgio Romano, classe 1954, che, per raggiunti limiti d’età, terminerà il suo incarico il 31 dicembre. Infatti, stando alla Legge sull’organizzazione giudiziaria, il mandato conferito a tutti i magistrati cessa nell’anno in cui si raggiunge il 70esimo compleanno. Il futuro giudice di pace verrà eletto dalla popolazione dei due comuni domenica 24 novembre e avrà il compito di fungere da autorità di conciliazione nelle controversie patrimoniali fino a un valore litigioso di 5mila franchi.

A livello professionale, vanta una lunga esperienza nel campo giuridico, in particolare nella mediazione. Tra le competenze che ha acquisito, quali ritiene siano le più adeguate per ricoprire questa carica?

Brunello Ponti: La mia esperienza lavorativa presso i Tribunali cantonali è addirittura trentennale e mi ha consentito di acquisire, negli anni, solide competenze procedurali, giuridiche e informatiche. Solo per quanto concerne le procedure di conciliazione dell’ultimo decennio ne ho seguite ben 1’241, la maggior parte delle quali si è conclusa con una transazione giudiziaria. Penso che l’esperienza maturata sul campo, con la pratica, sia un valore professionale assoluto.

Marzia Fabbrini: Il giudice di pace svolge un duplice ruolo: autorità giudicante e conciliatore. In entrambi gli ambiti, possiedo una solida preparazione accademica, grazie agli studi universitari e ai master di specializzazione, oltre a un’esperienza ventennale maturata sul campo. Nel mio lavoro ho imparato a gestire casi, anche complessi e conflittuali, con un approccio propositivo ai conflitti, nel rispetto del diritto e delle procedure. Negli anni ho trattato numerosi casi nei settori di competenza di un giudice di pace e ho svolto, in prima persona e in modo autonomo, mansioni consone a un tribunale, come la conduzione di procedure, anche in presenza di rappresentanti legali, e la redazione di decisioni. Credo nell’ascolto attivo e nella comunicazione non violenta, che adotto nel mio lavoro per la ricerca di soluzioni condivise. Ritengo perciò di possedere quel bagaglio di esperienza e competenza necessari per svolgere questo incarico, atto a garantire a tutti un accesso celere alla giustizia e un processo equo, creando anche uno spazio per il dialogo costruttivo.

Entrambi vi siete candidati in modo indipendente, ma la politica locale ha chiaramente espresso una preferenza. Che rilevanza può avere questo sostegno, sia prima che dopo il voto?

Fabbrini: La scelta del giudice di pace avviene mediante votazione popolare. Pertanto, saranno le cittadine e i cittadini del Circolo di Mendrisio a decidere la persona che riterranno più idonea alla carica. Personalmente, ritengo che coloro che hanno deciso di sostenermi lo abbiano fatto mettendo la competenza e l’esperienza alla base della loro scelta. Poi, come detto, a decidere saranno le votanti e i votanti.

Ponti: Per quanto riguarda la mia candidatura, non c’è stato un sostegno ufficiale da parte di alcun partito, e la lista dei miei proponenti è composta da persone di tutti gli schieramenti politici. Anche gli articoli di sostegno che ho ricevuto e pubblicato sono stati redatti da ex magistrati in pensione e non da rappresentanti di partito. La mia è una scelta voluta. Poi, ovviamente, come per ogni tema, anche i partiti hanno espresso più o meno delle preferenze, ma ho cercato di rimanere indipendente, per correttezza nei confronti dei cittadini e della Giustizia.

Con la riforma dell’organizzazione giudiziaria cantonale, denominata ‘Giustizia 2018’, l’attuale mole di lavoro per il giudice di pace potrebbe aumentare. Secondo lei, c’è il rischio che, con questo cambiamento, non si possa dedicare il tempo necessario a ogni incarto? Quali ritiene siano gli altri cambiamenti più rilevanti?

Ponti: Giustizia 2018 è un grande progetto che riguarda l’intero apparato giudiziario ticinese, e il primo rapporto risale addirittura al 10 gennaio 2013. A oggi nulla è ancora stato deciso. Vi è unicamente una ‘Risoluzione (art. 111 Lgc) – Messaggio alla popolazione e alle autorità’, redatta il 14 ottobre 2024 dalla Commissione giustizia e diritti, in cui sono state elaborate delle linee guida che devono ancora essere sottoposte al Gran Consiglio. In tale rapporto si paventa anche la possibilità che le Giudicature di pace vengano integrate in altre Autorità giudiziarie, ad esempio nelle Preture. Personalmente non mi spaventa, vista l’esperienza maturata in questi anni in seno alle Preture di Mendrisio e di Lugano.

Fabbrini: Un incremento del numero di casi potrebbe effettivamente comportare un maggiore impegno per garantire a ciascun incarto l’attenzione necessaria. È fondamentale che le procedure restino efficienti e che il giudice possa dedicare il tempo adeguato al proprio incarico, nell’interesse della collettività. Qualsiasi iniziativa volta a migliorare l’efficienza e l’accessibilità della Giudicatura di pace è auspicabile, e la riorganizzazione dei circondari potrebbe essere uno degli aspetti più rilevanti. Tuttavia, non credo mi spetti valutare nel dettaglio i cambiamenti. Ritengo però che la complessità delle pratiche che il giudice di pace deve affrontare sia notevolmente aumentata nel tempo, e la partecipazione di rappresentanti legali alle udienze può mettere in difficoltà un giudice impreparato. Dato che una solida formazione giuridica è garante di un’indipendenza nel giudizio richiesta dalla carica, è importante puntare su un costante aggiornamento.