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Imposte comunali, moratoria su moltiplicatori distinti in bilico

In commissione nove deputati contro la sospensione per cinque anni proposta dal governo. Otto i favorevoli. La partita si giocherà in Gran Consiglio

Il Consiglio di Stato: dal 2025 al 2029 moltiplicatore d’imposta delle persone giuridiche non inferiore a quello delle persone fisiche
(Ti-Press)
22 ottobre 2024
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Una maggioranza tiratissima. Un solo voto di scarto. Ovvero: nove deputati contrari alla proposta governativa, otto favorevoli. Sulla richiesta del Consiglio di Stato, formalizzata nel messaggio varato a luglio, di una parziale moratoria della disposizione di legge che dal prossimo anno consente ai Comuni di fissare due moltiplicatori d’imposta distinti, uno per le persone fisiche e uno per quelle giuridiche, la commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’ non poteva essere più divisa di così. Una spaccatura tradottasi nelle firme in calce ai rapporti sottoscritti stamattina. Un voto di differenza: maggioranza e minoranza potrebbero pertanto cambiare, facilmente, al momento della discussione e del voto da parte del plenum del Gran Consiglio. La partita resta aperta.

La decisione del governo di introdurre una sospensione di cinque anni della facoltà di applicare aliquote più basse per le persone giuridiche “contraddice quanto stabilito nella votazione parlamentare del 2019”, scrive la liberale radicale Simona Genini nel rapporto che ha raccolto l’adesione di altri otto deputati: i commissari del Plr, quelli dell’Udc e due del Centro. La maggioranza commissionale si oppone così alla proposta dell’Esecutivo di inserire nella Legge organica comunale una disposizione transitoria in base alla quale per i periodi fiscali dal 2025 al 2029 compreso il moltiplicatore d’imposta comunale delle persone giuridiche non può essere inferiore al moltiplicatore delle persone fisiche. Uguale o superiore (non può però superare di oltre 60 punti quello delle persone fisiche), ma non inferiore. Una moratoria il cui obiettivo, come peraltro si ricorda nel rapporto, “è di mitigare le potenziali disparità tra Comuni in materia di concorrenza fiscale, con particolare attenzione ai grandi centri urbani, che temono perdite di gettito significative qualora i Comuni limitrofi applicassero aliquote più basse per le persone giuridiche”.

Ma facciamo un passo indietro. Tutto prende avvio con la riforma fiscale approvata dal Gran Consiglio nel 2019. Riforma che include la possibilità per i Comuni di fissare dal 1° gennaio 2025, come scritto, due differenti moltiplicatori d’imposta comunali: uno per le persone fisiche e uno per società e aziende. Tra gli argomenti citati dall’Esecutivo a sostegno della propria proposta di moratoria, la “preoccupazione dei Comuni riguardo alla concorrenza fiscale interna”. Tant’è che da un’indagine svolta in aprile, su impulso della Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni, dalla Divisione delle contribuzioni e dalla Sezione enti locali – a cui hanno partecipato 73 Comuni, corrispondenti al 69% degli enti locali – è emerso come “solo il 24% propendesse per la soluzione decisa nel 2019”, segnala il governo nel messaggio di luglio: “Per contro, la maggioranza (76%), comprendente buona parte dei centri urbani, preferisce l’introduzione di una norma che impedisce l’adozione di un moltiplicatore delle persone giuridiche al di sotto di quello delle persone fisiche. All’interno di questa maggioranza è emersa una preferenza (53%) per una limitazione a cinque anni di tale norma”.

‘Si rinvia invece di affrontare’

La relatrice liberale radicale punta i piedi. E con lei tutti i commissari del Plr che, non condividendo il messaggio governativo, sono su posizioni diverse da quelle del loro consigliere di Stato (il direttore del Dfe Christian Vitta). “La proposta governativa – spiega Genini – si scontra con le decisioni prese dal parlamento”. E rimarca: “Il moltiplicatore differenziato è un meccanismo fondamentale per evitare la delocalizzazione delle imprese verso Cantoni fiscalmente più competitivi. Senza un’adeguata riforma fiscale e senza strumenti come questo, il Ticino avrebbe rischiato di perdere competitività a livello nazionale, con la conseguente perdita di entrate fiscali significative derivanti dalle persone giuridiche”. Genini menziona poi anche la prevedibilità e la stabilità delle norme, “uno degli elementi cardine del sistema giuridico svizzero”. In tal senso, afferma, “la proposta governativa, introducendo una sospensione temporanea della norma, crea un precedente pericoloso in termini di incertezza normativa”. Insomma, per la maggioranza della ‘Costituzione e leggi’, “il tessuto economico del nostro Cantone è ormai consolidato, e non sarà di certo sconvolto da una misura come il moltiplicatore d’imposta differenziato. Non si deve temere che le aziende ‘fuggano’ da alcuni Comuni per spostarsi verso altri”. In altre parole “la moratoria snaturerebbe l’obiettivo della norma approvata dal Gran Consiglio nel 2019, che già prevedeva un lungo periodo di attesa”, andando a sospendere “per dieci anni l’entrata in vigore di una norma legale”. E mette il punto Genini: “Ciò mostra una volta ancora due tendenze politiche preoccupanti: rinviare quello che si è già deciso e rinviare invece di affrontare”.

‘Si tratta di mantenere un equilibrio’

Di tutt’altro parere i relatori di minoranza, Gianluca Padlina del Centro e il leghista Andrea Censi: il loro rapporto è stato sottoscritto dai commissari del Ps, della Lega, dei Verdi e da un deputato del Centro. Una minoranza, comunque consistente, che “concorda pienamente con la soluzione proposta” dal Consiglio di Stato. Le preoccupazioni espresse dai centri urbani, annotano Censi e Padlina, “sono assolutamente legittime, in quanto, così come inizialmente pensata, la concorrenza fiscale tra Comuni potrebbe portare a gravi squilibri e pregiudizi per le finanze pubbliche dei Comuni più grandi”. Al riguardo il rapporto è perentorio: “La concorrenza fiscale intercomunale già oggi ha palesato limiti e distorsioni evidenti, legate al fatto che a essere messi potenzialmente in concorrenza tra loro sono enti pubblici con caratteristiche sostanzialmente diverse tra loro. Il riferimento è qui in particolare sia alle dimensioni (territoriali e, soprattutto, a livello di numero di abitanti), che al livello della struttura dell’apparato amministrativo, dei servizi pubblici offerti e, non da ultimo, della strutturazione dei gettiti fiscali”.

Ebbene, questa moratoria “è oggi ritenuta essenziale per mantenere un equilibrio tra le varie realtà comunali”. Da “evitare”, secondo i due relatori di minoranza, “è in particolare il rischio che i grandi centri si vedano costretti ad aumentare il moltiplicatore di imposta delle persone fisiche per compensare le minori entrate – comunque già previste, a seguito della riforma fiscale federale – a livello di gettito delle persone giuridiche”. Avverte la minoranza commissionale: “Un indebolimento del potere finanziario dei centri urbani andrebbe contro l’interesse di tutti i Comuni del Cantone, compresi quelli che inizialmente potrebbero beneficiare dell’introduzione di un moltiplicatore differenziato molto attrattivo per le persone giuridiche. Se i centri urbani, che rivestono un ruolo centrale nello sviluppo economico e nella fornitura di servizi pubblici essenziali, dovessero subire una riduzione eccessiva delle risorse a disposizione, l’impatto non potrebbe che finire per ripercuotersi anche su tutti gli agglomerati. I centri urbani, infatti, forniscono servizi fondamentali (come trasporti, infrastrutture sanitarie e scolastiche) da cui anche i Comuni circostanti traggono beneficio. Un loro indebolimento finanziario comporterebbe una riduzione nella qualità e nella disponibilità di questi servizi, penalizzando in ultima analisi anche i comuni che potrebbero, a prima vista, essere favoriti dalla concorrenza fiscale”. Insomma, Padlina e Censi consideranola proposta del Consiglio di Stato “una misura indispensabile per preservare l’equilibrio complessivo e garantire una crescita sostenibile per l’intero territorio cantonale. Il periodo di tempo a disposizione deve in ogni caso essere sfruttato per procedere, in parallelo, a una riflessione più ampia sui meccanismi di perequazione e sui contributi di centralità”.

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